La Dottrina sociale della Chiesa nel contesto di fede e verità

di mons. Giampaolo Crepaldi*

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ROMA, giovedì, 31 marzo 2011 (ZENIT.org).- Il 3 dicembre del 2010 Benedetto XVI ha tenuto un discorso ai membri della Commissione teologica internazionale che era stata convocata in riunione plenaria per discutere, tra l’altro, dell’integrazione della Dottrina sociale della Chiesa (DsC) nel contesto più ampio della Dottrina cristiana.

Il tema è di notevole importanza in quanto la DsC è un vero e proprio sapere che, come tale, va inserito in modo organico dentro il contesto più generale della Dottrina cristiana, prima ancora che nel rapporto con i saperi, diciamo così, profani.

Il suo carattere interdisciplinare, di cui parla il n. 59 della Centesimus annus (cf G. Crepaldi e Stefano Fontana, La dimensione interdisciplinare della Dottrina sociale della Chiesa, Cantagalli, Siena 2006), vale nel contesto del sapere in generale ma ancor di più dentro la Dottrina cristiana. La Commissione merita quindi il nostro plauso per aver affrontato un tale decisivo argomento.

Possiamo anche dire che questa scelta è perfettamente in linea con il grande interesse manifestato da Benedetto XVI per il tema della Verità del cristianesimo e, quindi, del rapporto tra ragione e fede da un lato e tra ragione e amore dall’altro. Se Dio è Verità e Amore, il tema della fede deve essere in relazione intima con ambedue.

Nel discorso alla Commissione Teologica Internazionale, Benedetto XVI ha impostato con grande chiarezza questa problematica. Egli ha detto che «Conoscenza e amore si sostengono a vicenda». Chi ama desidera conoscere sempre di più l’amato, la cui conoscenza non è mai solo un fatto di conoscenza ma anche di amore. Del resto non si ama se non nella verità dell’amore e nella verità dell’amato. Ora: «Chi ha scoperto in Cristo l’amore di Dio, infuso dallo Spirito Santo nei nostri cuori, desidera conoscere meglio Colui da cui è amato e che ama». Si desidera conoscere Dio perché lo si ama avendo scoperto di essere amati da Lui. Ma questo non vuol dire solo che si conosce per amare, ma anche che si conosce amando. L’amore stesso è conoscenza; esso non solo richiede la conoscenza e la provoca, ma è esso stesso conoscenza.

Ecco perché, dice il Papa in questo discorso e in molti altri suoi interventi e scritti, l’opera del teologo non è mai solo di tipo intellettuale, ma si fonda sull’amore per Dio vissuto nella Chiesa. Se, quindi, si ama conoscendo e si conosce amando, la ragione è indispensabile all’amore, come l’amore è indispensabile alla ragione.

Ecco perché «possiamo pensare a Dio e comunicare ciò che abbiamo pensato perché Egli ci ha dotato di una ragione in armonia con la sua natura». Egli, infatti, è Amore ma anche Verità. Egli è il Logos (Gv 1,1). Conoscendolo tramite la ragione, però lo scopriamo anche come «fonte di perdono, di giustizia e di amore», con il che si ritorna al tema dell’amore, inseparabile da quello della verità.

Benedetto XVI aggiunge anche che, siccome l’uomo tende a collegare le sue conoscenze, anche la conoscenza di Dio va organizzata in modo sistematico, appunto nella teologia. Ma tale sistema teologico non si tiene insieme solo per i suoi legami logici, senza l’amore per il suo Oggetto. La teologia va esercitata quindi  dentro l’amore vissuto dalla Chiesa credente, alla quale appartengono anche «i credenti e i teologi venuti prima di noi». La teologia si inserisce nella Tradizione cristiana non solo in senso speculativo ma anche come espressione dell’amore per Dio vissuto nella Chiesa. La Tradizione non è un sistema teorico che continua, essa è una vita che continua.

Tutto questo è di fondamentale importanza per la DsC. Essa infatti nasce dall’amore di Dio e diventa amore per il prossimo nella verità. Dice Benedetto XVI che «Contemplazione di Dio rivelato e carità per il prossimo non si possono separare» e i «frutti muoiono se si taglia la radice dell’albero. Infatti non c’è giustizia senza verità e la giustizia non si sviluppa pienamente se il suo orizzonte è limitato al mondo materiale». In questo modo Il Papa ci dice che la Dsc non può essere se stessa se non radicata nella Dottrina cristiana, che è sempre verità e amore nello stesso tempo.

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*Mons. Giampaolo Crepaldi è Arcivescovo di Trieste, Presidente della Commissione “Caritas in veritate” del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e Presidente dell’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuan” sulla Dottrina Sociale della Chiesa.

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ZENIT Staff

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