Egitto: no della Chiesa ai partiti su base religiosa

Intervista al Patriarca dei Copti cattolici, il Card. Antonius Naguib

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di Marie Al-Sameen

ROMA, giovedì, 31 marzo 2011 (ZENIT.org).- Alla luce degli ultimi eventi che hanno scosso l’Egitto e che hanno dato un nuovo impulso alla vita egiziana a tutti i livelli – sociali, religiosi, nazionali e internazionali – abbiamo incontrato il Cardinale Antonius Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti cattolici e Presidente della Conferenza Episcopale dell’Egitto dei Copti.

In questa intervista a ZENIT il Patriarca parla della situazione attuale e spiega la sua opinione personale e quella della Chiesa di fronte alle questioni che interpellano in questo momento storico la vita della nazione.

Come vede l’attuale situazione in Egitto?

Cardinale Antonius Naguib: La situazione in Egitto, allo stato attuale, manca di chiarezza. Il risultato del referendum per la riforma costituzionale è stato affermativo per il cambiamento con una percentuale del 77,2 %. Tutte le forze politiche si impegneranno ora per prepararsi alle prossime elezioni parlamentari e presidenziali, sulla base della bozza costituzionale che sarà presentata dal Consiglio supremo delle forze armate. Dopo le elezioni verrà costituita la Commissione che preparerà la nuova costituzione della nazione. Questa è la situazione dal punto di vista politico.

Dal punto di vista della vita interna del Paese, noi apprezziamo molto il lavoro svolto finora dal Consiglio supremo delle forze armate e dal Governo di transizione, che stanno mandando avanti la situazione in questa fase di passaggio. Ciò nonostante, è chiara per tutti la delicata situazione economica, amministrativa e sociale che la nazione sta attraversando. Pertanto, speriamo in un passaggio celere verso la stabilità, il lavoro, la produttività e la sicurezza.

La Chiesa sta portando avanti delle iniziative per sensibilizzare maggiormente sul ruolo politico e culturale che i cristiani possono svolgere in Egitto?

Cardinale Antonius Naguib: Sì, ci sono tante iniziative in tante chiese per accrescere la coscienza culturale e politica nei cristiani d’Egitto, e ciò avviene in tutte le chiese e in tante parrocchie ed istituzioni della Chiesa, al fine di incoraggiare i cristiani a svolgere il loro ruolo nazionale, per il bene della nostra amata nazione. Ciò è parso con tanta evidenza, nell’incoraggiamento a prelevare le tessere elettorali, e alla partecipazione attiva nell’ultimo referendum. È necessario notare qui, che la Chiesa non svolge un lavoro politico, essendo essa un’istituzione religiosa. Però, i cristiani, essendo anche cittadini, partecipano alla vita sociale e collaborano con gli altri alla costruzione del loro paese.

La Chiesa ha rifiutato l’idea di costituire dei partiti politici cristiani. Ci può spiegare il perché?

Cardinale Antonius Naguib: La Chiesa cattolica non favorisce l’istituzione di partiti su base religiosa, ma fa piuttosto appello ai cristiani perché partecipino alla vita politica in quanto cittadini. Li invita a entrare in quei partiti i cui principi e programmi garantiscono i valori umani, morali e nazionali, i diritti integrali dell’uomo, inclusa la libertà religiosa, ossia la libertà di culto e il diritto di poter scegliere la propria religione.

Al contrario, l’istituzione di partiti su base religiosa costituisce una confusione tra ciò che è religioso e ciò che è politico, ovvero tra ciò che è assoluto e ciò che è relativo. Questo fatto non aiuterebbe né la religione, né la politica, perché condurrebbe inderogabilmente alla politicizzazione della religione e alla strumentalizzazione religiosa della politica. Ciò che importa realmente è che ogni cittadino, cristiano o musulmano che sia, faccia il proprio dovere con positività e con un impegno nazionale e libero. Un impegno che scaturisce dalla propria coscienza e dalle proprie convinzioni, per il bene comune.

Esiste veramente una contro-rivoluzione?

Cardinale Antonius Naguib: Non posso affermare con certezza che ci sia una contro-rivoluzione. E preferisco parlare di «movimento di cambiamento» piuttosto che di «rivoluzione». Credo, però, che ogni pensiero, ogni comportamento e ogni atto che contraddice i principi e gli obiettivi che hanno generato il movimento di cambiamento possa essere considerato una contro-rivoluzione, a prescindere da chi innesca tale comportamento e tale pensiero. Il movimento di cambiamento è nato per la giustizia sociale, per la libertà, per l’eliminazione della corruzione, e per istituire uno Stato egiziano moderno e democratico, per la sicurezza nazionale egiziana, per riformare gli studi, l’economia e gli altri settori della vita nazionale. Pertanto, ogni iniziativa che va contro questi principi e valori, va di fatto contro il movimento, e può essere considerata come contro-rivoluzione.

La guida generale dei Fratelli musulmani ha dato vita a un’iniziativa positiva incontrando un gruppo di giovani cristiani come segno dell’unità del Paese ed ha risposto a diverse domande poste dai cristiani riguardo ai principi dei Fratelli musulmani. Che cosa ne pensa?

Cardinale Antonius Naguib: In linea di principio, la Chiesa accoglie calorosamente ogni apertura al dialogo e al rispetto reciproco, e non esclude nessuno. Ogni uomo ha il diritto di instaurare il dialogo con un altro uomo, e ha il diritto di esprimergli la propria opinione e di spiegare la propria visione. La Chiesa è aperta a tutte le correnti intellettuali, politiche e sociali presenti nella società. Essa ascolta da un lato, e guarda alle opere dall’altro lato. L’uomo è nemico di ciò che ignora, per cui è fondamentale conoscersi bene a vicenda. Noi auspichiamo un dialogo sociale allargato tra tutte le parti e le componenti politiche, culturali e sociali in Egitto, e ciò al fine di discutere insieme sulle questioni della nostra società, di giungere a una visione migliore e a uno stile più adeguato in grado di suscitare lo sviluppo e il progresso della nostra nazione, e rimodellare l’Egitto sulla base di una retta democrazia.

Come membro del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, lei è favorevole al movimento dei popoli da un Paese all’altro alla ricerca di una vita migliore?

Cardinale Antonius Naguib: La libertà di spostamento alla ricerca di una vita migliore è uno dei diritti dell’uomo, sancito e protetto dalle costituzioni internazionali per i diritti dell’uomo, e la Chiesa la accoglie senza alcuna esitazione. Ma la Chiesa vuole sempre attirare l’attenzione dei suoi figli sulla necessità di studiare l’argomento degli spostamenti e delle migrazioni, per conoscerne i lati positivi e negativi, affinché gli immigrati non incontrino difficoltà nei Paesi verso i quali emigrano, e non essendo preparati, finiscano in situazioni non invidiabili. La Chiesa invita i suoi figli a pensare a fondo anche al senso della loro presenza nei loro Paesi d’origine, e al significato spirituale della perseveranza nei loro Paesi, perché rimanere nelle loro nazioni è meglio sia per loro sia per le loro stesse nazioni.

Avete intenzione di tenere una conferenza stampa ufficiale per chiarire gli orientamenti della Chiesa cattolica in questa fase importante della storia dell’Egitto?

Cardinale Antonius Naguib: L’idea è buona e può essere vagliata. Credo però che sia necessario pazientare affinché si chiarisca la prospettiva sulla situazione attuale. Noi crediamo che ci sono diverse realtà ancora non chiare. E la Chiesa esprime la sua opinione tramite dichiarazioni pubbliche che vengono rilasciate di tanto in tanto, quando ce n’è bisogno. Soprattutto, ora come ora, invitiamo a prediligere l’interesse nazionale agli interessi privati, e ciò si applica a tutti i partiti e a tutti gli orientamenti politici, culturali, sociali e religiosi.

L’Egitto attraversa un periodo molto delicato e richiede da ciascun egiziano, che si senta cittadino autentico, di porre dinanzi ai proprio occhi il ben
e comune, e di pensare a come custodire l’Egitto e a come aiutarlo a uscire da questa situazione di passaggio a testa alta, e più forte di prima. Dobbiamo dedicare la nostra attenzione alle questioni urgenti e sensibili come: la riforma degli studi, la riforma dell’economia, la sicurezza nazionale dell’Egitto, le acque dell’Egitto, i rapporti dell’Egitto con i Paesi arabi e no, il suo ruolo pionieristicodal punto di vista storico e culturale, l’attenzione al cittadino che ha sacrificato a lungo la libertà di espressione, la libertà di religione e di coscienza, la pace e la tranquillità del futuro, i diritti sanitari, il diritto al lavoro e alla vita dignitosa, il diritto al futuro per le persone e i loro figli. Tutto questo deve essere all’ordine del giorno per ciascun egiziano e per ciascun nazionalista, che appartenza a un partito oppure no, che sia cristiano o sia musulmano. La nostra appartenenza nazionale deve precedere ogni altra appartenenza in questa fase, perché l’Egitto ha bisogno di figli fedeli.

[Traduzione dall’arabo di Robert Cheaib]

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ZENIT Staff

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