Mons. Mennini: necessario in Libia l’intervento dell’Unione africana

Se richiesto, “la Santa Sede potrebbe esercitare un ruolo più attivo”

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di Chiara Santomiero

LONDRA, mercoledì, 30 marzo (ZENIT.org).- “E’ importante che venga valorizzato il contributo di tutta la comunità internazionale per risolvere la crisi libica”. E’ la considerazione di mons. Antonio Mennini, nunzio apostolico in Gran Bretagna, a margine della conferenza di Londra tenutasi martedì per affrontare la situazione del Paese nordafricano al centro dell’intervento militare delle forze Nato.

A questo proposito “diventa necessario, come è stato sottolineato da più parti, l’intervento dell’Unione africana già a partire dalla prossima riunione del Comitato di contatto in Qatar per mettere in risalto il ruolo che l’Africa deve assumere verso la Libia per l’invio di aiuti umanitari e, soprattutto, nei progetti di ricostruzione”.

Per ricucire lo strappo con l’Unione africana che non era presente martedì a Londra “può servire la mediazione di Francia e Gran Bretagna che mantengono rapporti intensi con le ex colonie e i paesi del Commonwealth, ma anche l’Italia può avere delle chance”.

Per quanto riguarda la Santa Sede che Mennini ha rappresentato in qualità di osservatore alla conferenza internazionale londinese, “il suo ruolo è spingere i paesi a terminare quanto prima l’azione militare e garantire che attraverso i corridoi umanitari nessuno sia escluso dall’invio degli aiuti, comprese le tribù fedeli all’attuale premier libico”.

“Il ribadire, nelle dichiarazioni di ieri dei vari partecipanti alla conferenza, la necessità di restringere i tempi dell’azione militare al solo scopo della salvaguardia dei diritti umani – ha proseguito Mennini –, è un riferimento quanto meno implicito agli appelli del Santo Padre perché le armi tacciano”.

Alla domanda se la Santa Sede stessa possa esercitare un’azione di mediazione Mennini ha risposto che “se richiesta, la Santa Sede potrebbe esercitare un ruolo più attivo come è già avvenuto in occasione di altri conflitti, per esempio a proposito del canale di Beagle tra Argentina e Cile”. Soprattutto “sarà importante il lavoro che la Chiesa continuerà a svolgere sul campo per pacificare le coscienze e ricostruire un senso di appartenenza nazionale”.

“Anche se il conflitto terminasse oggi – ha affermato Mennini – si può immaginare quanti odi e risentimenti si lascerebbe alle spalle e quanto impegno comporterebbe da parte di tutti riconoscersi quali membri della stessa società”. Spetta, in questo momento, ai paesi della comunità internazionale “un intervento che non sia influenzato da interessi di parte” e ai cattolici in particolare “ricordare a tutti il valore supremo della pace, così come riproposto dal Concilio Vaticano II nel solco del magistero dei Papi, che non consiste nel riequilibrio delle armi ma che passa attraverso la formazione delle coscienze”.

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ZENIT Staff

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