Proposte per rinnovare la Vita Consacrata

Intervista al Vescovo Enrico dal Covolo, Rettore della Lateranense

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di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 29 marzo 2011 (ZENIT.org).- Si è svolto a Roma, venerdì 25 marzo, presso la Pontificia Università Lateranense il convegno dal titolo “Vita consecrata. 15 anni dopo” in relazione all’Esortazione apostolica post sinodale scritta da Giovanni Paolo II nel 1996.

In un’aula Magna stracolma di religiosi e religiose di numerosi ordini e comunità, è intervenuto, nella sua prima uscita pubblica, il Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, l’Arcivescovo Joao Braz De Aviz.  

Il Segretario della stessa Congregazione, l’Arcivescovo Joseph William Tobin, si è soffermato sulla dimensione internazionale della vita consacrata mentre i due Sottosegretari, suor Enrica Rosanna e Sebastiano Paciolla, hanno parlato rispettivamente della vita consacrata dinanzi alle sfide della contemporaneità e delle questioni giuridiche. Ha moderato padre Josu Mirena Alday, Preside dell’Istituto di Teologia della vita consacrata “Claretianum”. 

Per tracciare un po’ di bilanci, ZENIT ha voluto intervistare il Vescovo Enrico dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense.

Qual è la situazione delle vocazioni di vita consacrata?

Mons. Enrico dal Covolo: Le statistiche sono molto chiare circa il calo numerico delle vocazioni alla vita consacrata, soprattutto femminili, e in modo speciale per i Paesi più secolarizzati dell’Europa e dell’America. Diversa è la situazione di alcuni Paesi dell’Oriente, come l’India, la Corea, il Vietnam… e – per l’Europa – la Polonia. Migliore sembra essere la situazione delle vocazioni maschili. Tuttavia la questione più grave non riguarda il calo numerico, quanto piuttosto la qualità della vita consacrata.

Quali sono le ragioni che hanno caratterizzato il calo delle vocazioni?

Mons. Enrico dal Covolo: Una recente statistica dell’Unione dei Superiori Generali riguardo al calo complessivo delle vocazioni alla vita consacrata è molto istruttiva. La punta massima è rappresentata dai problemi affettivi (43%); seguono i motivi dell’insoddisfazione e della stanchezza (28%), dell’immaturità personale (21%), dei problemi psicologici (21%), dei conflitti con i superiori (17%) e delle crisi di fede (5%).

Quali sono le proposte per il rinnovamento e il rilancio della missione, nel contesto della Nuova Evangelizzazione?

Mons. Enrico dal Covolo: La missione deve apparire sempre di più come il risvolto concreto e fattivo della consacrazione religiosa, cioè di un cuore interamente donato a Dio e alla sua Chiesa. In questo modo la vita consacrata deve tradursi in forme eloquenti e significative di servizio dinanzi all’attuale emergenza educativa, dinanzi alle nuove povertà, dinanzi alle enormi situazioni di disagio del momento presente. I grandi Ordini e le Congregazioni religiose della Chiesa hanno saputo far fronte con coraggio e entusiasmo alle sfide dei loro tempi. Sono giunti  a “ricostruire” la Chiesa stessa. Si pensi solo a Francesco d’Assisi.

A 15 anni dell’Esortazione Apostolica  “Vita consecrata” di Giovanni Paolo II, qual è l’attualità delle indicazioni avanzate dal Pontefice polacco?

Mons. Enrico dal Covolo: Si può rileggere il n. 104 di “Vita consecrata”, dove Giovanni Paolo II indica nello “spreco” apparente di risorse, che la vita consacrata comporta, la bellezza di questa vocazione. “E’ da questa vita ‘versata’ – scriveva – che si diffonde un profumo che riempie tutta la casa. La casa di Dio, la Chiesa, è, oggi non meno di ieri, adornata e impreziosita dalla presenza della vita consacrata”.

Si può capire a fondo il pensiero di Giovanni Paolo II, quando si rilegge il n. 7 di “Pastores dabo vobis”. Qui egli dà ragione del calo delle vocazioni. Il discorso riguarda anzitutto le vocazioni sacerdotali, ma è altrettanto valido per le vocazioni alla vita consacrata. Basta volgere in positivo il quadro qui delineato, per ricavare le indicazioni di futuro più importanti. In questo denso passaggio, il Papa invita a contrastare efficacemente alcune derive pericolose, quali: il razionalismo; la difesa esasperata della soggettività; l’ateismo pratico ed esistenziale; la disgregazione della realtà familiare; l’oscuramento e il travisamento del vero senso della sessualità umana; le ingiustizie sociali; le appartenenze solo parziali alla Chiesa (è il cosiddetto cristianesimo del “fai da te”)…

Quali erano gli scopi e gli obiettivi del convegno?

Mons. Enrico dal Covolo: Gli obiettivi del convegno erano molteplici. Li elenco senza un ordine preciso: fare famiglia tra famiglie religiose diverse; ricordare il Papa Giovanni Paolo II, nell’imminenza della sua beatificazione, e a quindici anni precisi dalla promulgazione dell’Esortazione apostolica; avviare un dibattito aperto, con un’attenzione peculiare alla pastorale del territorio (è urgente che i religiosi e le consacrate lavorino di più “insieme” nel medesimo territorio); infine presentare a una nutrita assemblea i vertici rinnovati della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di Vita apostolica.  

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ZENIT Staff

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