ROMA, lunedì, 28 marzo 2011 (ZENIT.org).- La tragica storia africana riecheggia nel suo turbolento presente, ma secondo un ufficiale di collegamento della Caritas per l’Africa il continente soffrirebbe ancor di più se non fosse per l’opera della Chiesa cattolica.
Originario del Congo, padre Pierre Cibambo Ntakobajira può constatare in prima persona il prezioso contributo della Chiesa in Africa. “Non so come sarebbe la situazione attuale in Africa se la Chiesa non fosse così dinamica”, ha affermato.
In questa intervista rilasciata al programma televisivo “Where God Weeps”, realizzato da Catholic Radio and Television Network (CRTN), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre, il sacerdote parla della sua storia come cattolico e della perdurante necessità di “globalizzare la solidarietà”.
Lei è nato nella Repubblica Democratica del Congo. È cresciuto in un ambiente cattolico?
Padre Ntakobajira: Quando sono nato, nel 1955, i miei genitori non erano cristiani, non erano cattolici. Vivevano la loro religione tradizionale. Alcuni dei miei fratelli e sorelle erano già cattolici, ma i miei genitori no.
È stato difficile per loro quando hanno saputo del suo desiderio di diventare sacerdote?
Padre Ntakobajira: Ho iniziato la scuola primaria all’età di 7 anni e sono stato battezzato nel 1966. Avevo 11 anni e sono stato battezzato due anni prima di mia madre, perché frequentavo una scuola cattolica. Era più facile per me stare a contatto con la fede cattolica e per questo sono stato battezzato due anni prima di mia madre.
Lei ha lasciato Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo, per andare in Belgio a studiare in un’università cattolica e poi in Canada per frequentare il Canadian Institute for Conflict Resolution. Perché ha lasciato Bukavu?
Padre Ntakobajira: È stato il mio Vescovo a chiedermi di andare a studiare per potenziare il nostro impegno nel sociale e nello sviluppo.
Così sono andato in Belgio, dove sono rimasto per tre anni. Nel 1994 sono tornato nel mio Paese, proprio durante il genocidio che era in corso nel Rwanda. Mi è stato chiesto di dirigere l’ufficio diocesano della Caritas per organizzare il lavoro di assistenza dei molti rifugiati che a quel tempo dal Rwanda attraversavano la frontiera ed entravano in Congo.
Uno studio delle Nazioni Unite considera più di 50 Paesi in via di sviluppo, di cui 34 sono Nazioni africane. Perché l’Africa è un continente in sofferenza?
Padre Ntakobajira: Credo che sarebbe troppo lungo rispondere compiutamente alla domanda, ma direi che ciò è dovuto a un insieme di molti fattori: il trascorso storico, il contesto internazionale dei sistemi economici, della governance e della cultura. È una combinazione di tutti questi fattori.
Se parliamo della storia africana, dobbiamo capire che la storia dell’Africa è una storia triste: la schiavitù, per esempio, e le sue conseguenze. È una storia di colonialismo e di sfruttamento. Questo non è sufficiente per spiegare e giustificare l’attuale situazione africana, ma certamente ha a che vedere con essa.
Ha qualcosa a che vedere anche con la politica e la governance attuali?
Padre Ntakobajira: Per molti anni, il continente africano e i suoi molti Paesi si sono trovati nelle mani di persone che erano state poste lì non perché erano le persone giuste, ma perché dovevano servire gli interessi di qualcun altro. Durante la Guerra fredda, in Congo, per esempio, abbiamo avuto Mobutu per 32 anni e quest’uomo non ha fatto nulla per il Congo. Ciò che soffriamo oggi in Congo ha le sue radici in quell’epoca. Mobutu era stato messo lì nel quadro della Guerra fredda; era sostenuto e finanziato dalla comunità internazionale, ma con quei soldi curava i propri interessi e non lavorava per le esigenze di sviluppo del Paese. Questo è un Paese che ha quattro volte le dimensioni della Francia, con 60 milioni di persone. Abbiamo tutte le risorse naturali che si possono immaginare. È come un paradiso, eppure la gente muore di fame. Rendo l’idea?
L’Africa possiede le più grandi ricchezze naturali, eppure soffre una grande povertà. È una contraddizione che implora una risposta.
Padre Ntakobajira: Le abbondanti risorse naturali sono state sfruttate da società esterne e possiamo vedere ora che proprio quelle risorse naturali sono il motivo principale della guerra che sta devastando Paesi come il Congo. Molti Paesi che possiedono petrolio, oro e diamanti sono ridotti alla miseria. È come una maledizione avere tutte quelle cose nel proprio terreno…
Nel vostro giardino di casa…
Padre Ntakobajira: Sì, appunto, perché queste risorse sono sfruttate e i ricavi sono spesi per le armi che vengono portate nel Paese. In Congo, soprattutto nella parte orientale, stiamo soffrendo della presenza dei responsabili del genocidio del Rwanda. Sono entrati in Congo e ora occupano diverse parti del Paese, dove estraggono le risorse naturali e le vendono alle società straniere. I ricavi sono poi utilizzati per acquistare le armi e prepararsi alla guerra, per uccidere la gente locale e minacciare la sicurezza dell’intera regione. Quindi è una contraddizione, sì, ed è terribile; è un disastro.
La Chiesa cattolica è essenziale per l’Africa. Lo è in termini di istruzione, con circa 1 milione di alunni, e in termini sanitari, con più di 2.000 ospedali, per non parlare delle cliniche e degli orfanotrofi.
Quanto è importante il lavoro della Chiesa cattolica per le infrastrutture delle Nazioni africane?
Padre Ntakobajira: In Africa, grazie a Dio, abbiamo la Chiesa e soprattutto la Chiesa cattolica. Non so come sarebbe la situazione attuale in Africa se la Chiesa non fosse così dinamica.
Tornando alla situazione del Congo, io vengo da una Diocesi dell’Arcidiocesi di Bukavu, che gestisce più di 500 scuole e una università cattolica. La diocesi gestisce anche più di 10 ospedali e oltre 200 centri sanitari. Si può immaginare, quindi, il livello di impegno e dell’impatto che la Chiesa locale esercita su quest’area, e tutti lo riconoscono. Quindi la Chiesa contribuisce molto al miglioramento delle condizioni della gente, soprattutto nel campo dell’istruzione e della salute.
Quanto è importante il lavoro di organizzazioni come la Caritas, Aiuto alla Chiesa che Soffre e altri enti caritativi?
Padre Ntakobajira: Papa Giovanni Paolo II aveva fatto appello al mondo intero dicendo: dobbiamo globalizzare la solidarietà. Le organizzazioni cattoliche come Aiuto alla Chiesa che Soffre sono un modo concreto per globalizzare la solidarietà secondo il Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa. Quindi è estremamente importante che queste organizzazioni vengano a sostenere le Chiese locali, perché le Chiese locali hanno bisogno di essere sostenute nella loro missione.
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Questa intervista è stata condotta da Mark Riedemann per “Where God Weeps”, un programma televisivo e radiofonico settimanale, prodotto da Catholic Radio and Television Network in collaborazione con l’organizzazione internazionale Aiuto alla Chiesa che soffre.
Where God Weeps: www.WhereGodWeeps.org
Aiuto alla Chiesa che soffre: www.acn-intl.org