Quaresima: la vita e “Il dono di Dio”

III Domenica di Quaresima, 27 marzo 2011

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry


di padre Angelo del Favero*

ROMA, venerdì, 25 marzo 2011 (ZENIT.org).- “Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: “Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?”. I giudei, infatti, non hanno rapporti con i samaritani. Gesù le risponde: “Se tu conoscessi il dono di Dio è chi è colui che ti dice: “Dammi da bere”!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Gli dice la donna: “Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?”. Gesù le risponde: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete, ma chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente che zampilla per la vita eterna”. “Signore – gli dice la donna – dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua.(…). So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa”. Le dice Gesù: “Sono io che parlo con te”.(…) La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?”. Uscirono dalla città e andavano da lui” (Gv 4,5-42).

Ecco, in termini attuali, la descrizione di questo mirabile quadro evangelico: “Era un caldo mezzogiorno; una donna anonima veniva dal villaggio di Sicar e aveva incrociato davanti a quel pozzo Gesù seduto per terra, stanco e assetato. Cinque matrimoni alle spalle e una convivenza: una storia sentimentale piuttosto turbolenta aveva reso quella donna sbrigativa e senza tanti riguardi. Era così fiorito subito un dialogo, senza le ritrosie e le riserve che una società patriarcale com’era quella dell’antico Vicino Oriente supponeva nei rapporti pubblici tra i due sessi. (…) L’esito di quell’incontro è noto: abbandonata la brocca, ignorata la sete, la samaritana corre al suo villaggio sconvolgendo la placida routine orientale con un annunzio ancora sospeso, ma ormai aperto: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?” (4,29).” (G. Ravasi, I volti della Bibbia, p. 40).

Molte cose ha detto Gesù alla Samaritana, e solo una piccola parte di queste riguardavano la sua condotta morale. Ecco le parole precise del Signore: “Hai avuto cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito; in questo hai detto il vero” (Gv 4,18). Certamente era nota a molti la vita disordinata di questa donna “sbrigativa e senza tanti riguardi” (G. Ravasi): altrimenti, ella non avrebbe accennato al suo passato nell’invitare la gente a recarsi al pozzo. Immaginando le continue mormorazioni altrui a suo riguardo, comprendiamo il suo incontenibile entusiasmo per il Signore: Lui, il Messia, non solo non l’ha rimproverata per quello che ha fatto, né giudicata, né allontanata, ma l’ha accolta sapendo tutto, le ha offerto la sua amicizia e le ha promesso un dono meraviglioso: “il dono di Dio” chiamato “<i>acqua viva”.

In verità, la Samaritana non ha capito cosa sia quest’ “acqua viva”, ma poco importa. Di fatto le parole e la presenza di Gesù hanno avuto un effetto straordinario su di lei: dopo l’incontro si è sentita un’altra, ha ritrovato la propria dignità ed è tornata alla gioia pura d’un tempo. Il tu per tu con il Signore, come un Sacramento efficace, ha mutato il suo cuore indipendentemente dalla piena comprensione delle sue parole misteriose, poiché ella Lo ha ascoltato senza porre resistenza.

Ad esempio, le parole “Se tu conoscessi il dono di Dio”, troppo ardue per l’intelligenza, hanno comunque raggiunto il cuore della Samaritana (passando per il canale aperto della sua stessa esistenza travagliata), ed ella ne ha colto il messaggio in questi termini: “se tu conoscessi il valore della tua vita! Io sono qui per rivelarti che sei stata creata proprio per un fine di amore, ma non senza una tua responsabilità. Sono venuto ad incontrarti per farti conoscere la verità di quell’amore che hai cercato in direzioni sbagliate, rimanendo ogni volta e sempre più insoddisfatta. Sono qui per rivelarti che tu ed Io ci somigliamo, poiché sei stata creata a mia Immagine, e lo dimostra la gioia che ho suscitato in te, in risonanza profonda con la mia Gioia personale. Sono qui per rivelarti che sono Io lo Sposo definitivo, Colui che non avevi ancora incontrato nella tua ansiosa ricerca di quell’Amore eterno che solo il Creatore può e vuole effondere nel tuo cuore assetato”.

Questa donna appassionata non poteva immaginare che la domanda di quello strano giudeo che l’attendeva al pozzo, rivelava “la passione di Dio” per lei, il suo bisogno di donarle l’“acqua viva” che, come “sorgente zampillante” scaturisce dal cuore del Padre palpitante nel cuore del Figlio. E’ questo unico cuore la fonte del “dono di Dio”, che è la “Vita in abbondanza” (Gv 10,10). Gesù ha un desiderio così struggente di donare Se stesso alla Samaritana (“Ho sete!” griderà sulla croce – Gv 19,28) da far pensare a quello di una madre angosciata al capezzale della figlioletta in coma, pronta a dare mille volte la vita per vederla risvegliarsi.

Ad ogni Samaritana di oggi, Benedetto XVI si rivolge con accorate parole: “Solo quest’acqua può estinguere la nostra sete di bene, di verità e di bellezza! Solo quest’acqua, donataci dal Figlio, irriga i deserti dell’anima inquieta e insoddisfatta, “finché non riposa in Dio”, secondo le celebri parole di sant’Agostino” (Messaggio per la Quaresima 2011).

Il segreto dell’acqua viva non è nascosto in fondo al pozzo di Sicar, ma nel pozzo delle Scritture, che è Cristo stesso. E per incontrare Gesù basta chiudere gli occhi, immaginarlo com’è, vivo e presente dentro di noi, ed ascoltarne in silenzio la voce, la voce della sua Parola, la voce della sua Presenza, la voce della Verità, della Vita e dell’Amore.

———

* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione