ROMA, venerdì, 25 marzo 2011 (ZENIT.org).- “Finché la politica è ferma, purtroppo, entrano altri linguaggi che sono quelli della violenza e della sfiducia”. Così padre Pierbattista Pizzaballa, O.F.M., Custode di Terra Santa, ha commentato il riaccendersi delle tensioni tra israeliani e palestinesi.
Un ordigno, nascosto dentro una piccola borsa abbandonata vicino a una cabina telefonica, è esploso infatti il 23 marzo vicino la stazione centrale degli autobus, all’entrata di Gerusalemme, causando la morte di una donna britannica e il ferimento di cinquanta persone, alcune in modo grave. Attentati di questo tipo non avvenivano nella Città Santa dal 2008, quando un estremista palestinese era entrato in un collegio rabbinico uccidendo otto studenti.
Poche ore prima dell’attentato l’aviazione israeliana aveva sferrato degli attacchi contro alcuni gruppi di miliziani estremisti attivi nella Striscia di Gaza, l’enclave palestinese controllata dagli integralisti di Hamas. Il 22 marzo da Gaza erano stati esplosi dei colpi di mortaio contro la zona costiera di Eshkol e lanciati dei razzi Grad, alcuni finiti sulla città portuale di Ashdod, mentre uno aveva ferito in modo lieve un uomo a Beersheba.
Due giorni prima, invece, nel corso di due raid israeliani a Gaza, erano stati uccisi otto palestinesi, quattro dei quali civili.
“Io mi auguro – ha detto padre Pizzaballa alla Radio Vaticana – non sia un ritornare indietro e cioè un riaprire una strategia del terrore, come abbiamo visto negli anni recenti, e spero che resti un episodio isolato. E’ vero, comunque, che c’è una sorta di deterioramento, innanzitutto nelle relazioni politiche e poi di conseguenza anche in tutto il resto”.
“Innanzitutto – ha continuato –, i leader politici sembrano paralizzati: hanno, dal mio punto di vista, paura o, comunque, non hanno la forza di prendere grandi decisioni, perché ci vuole coraggio da ambo le parti, e questo crea un clima di sempre maggiore sfiducia, con accuse reciproche, che creano poi una situazione, non dico di imbarbarimento, ma di deterioramento”.
“Abbiamo visto recentemente la strage di Itamar – ha osservato il Custode di Terra Santa –, abbiamo visto un deteriorarsi della situazione anche nella Striscia di Gaza, bombardamenti e anche attacchi da Gaza: cose che purtroppo abbiamo già visto nel passato e che sembrano acuirsi di nuovo in questo momento. Speriamo sia una parentesi e non un ritorno indietro appunto”.
In merito alla questione della Striscia di Gaza e degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania, il padre Pierbattista Pizzaballa ha poi aggiunto: “Penso che sia la questione dirimente, che le autorità politiche, da ambo le parti, soprattutto d’Israele, devono prendere in mano prima o poi. Probabilmente non ci sono le condizioni; non so, non voglio entrare in questioni squisitamente politiche”.
In una intervista andata in onda nel tg settimanale a cura della Custodia di Terra Santa, il Nunzio apostolico in Israele, mons. Antonio Franco, ha parlato di “vittime innocenti di situazioni che certamente vanno risolte e domandano un impegno per la soluzione, ma che certamente non vengono risolte con la violenza e con la morte di innocenti”.
“Per me – ha aggiunto – questi sono dei moniti, dei richiami e la mia preghiera va prima di tutto alle vittime, ma va anche al Signore, perché illumini, e perché non ci sia una nuova spirale di violenza che porti anche a tragedie e sofferenze più gravi”.
Non va bene cedere agli allarmismi e allo scoraggiamento, per quanto possano essere reazioni normali, ha proseguito mons. Franco, ma “la realtà impone un impegno e lo impone secondo le responsabilità di ciascuno. Le situazioni che sono in se stesse negative vanno affrontate, vanno risolte: situazioni di ingiustizia, situazione di tensione, di difficoltà non possono durare a lungo perche ogni tanto c’è chi pensa di dare un segnale, un messaggio, usando metodi sbagliati”.
“Quindi – ha sottolineato il Nunzio apostolico in Israele – si deve cercare di affrontare il problema e dare una risposta. Chiaramente ognuno rivendica per sé, diciamo, la posizione di apertura e per gli altri di chiusura, ma questo anche è un atteggiamento sbagliato”.
“Quando ci sono soluzioni, ci vuole la buona volontà di tutte le parti che sono implicate e ci vuole lo sforzo e l’impegno di tutti. E chi è direttamente coinvolta è la comunità internazionale”, ha infine concluso.