ROMA, domenica, 20 marzo 2011 (ZENIT.org).- L’energia nucleare è una risorsa immensa per l’uomo ma non vanno tralasciati gli interrogativi posti dai rischi ad essa legati. E’ quanto ha detto padre Federico Lombardi, S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, nell’ultimo editoriale per “Octava Dies”, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano, nel commentare i fatti legati alla centrale atomica di Fukushima.
“Le immagini della tragedia giapponese continuano da giorni a turbarci e a interrogarci – ha osservato il portavoce vaticano –. Dapprima hanno evocato i ricordi drammatici dello tsunami dell’Oceano Indiano di sei anni fa, che pure aveva provocato un numero spaventoso di vittime, ancora maggiore: un mare di sofferenze e di dolore che chiama la nostra compassione, la nostra solidarietà, la nostra preghiera”.
L’11 marzo un violento terremoto di magnitudo 9 sulla scala Richter ha colpito il nord-est del Giappone, con epicentro al largo di Sendai, provoncando poi uno tsunami con onde alte fino a dieci metri, che ha devastato una fascia costiera di 650 chilometri. Da allora, inoltre, si sono susseguite più di 150 scosse di assestamento.
Secondo quanto riportato dall’Ufficio dell’Onu per gli Affari umanitari le vittime accertate sono 6.539, i dispersi sono oltre 11.000, mentre 25.000 persone rimangono tuttora isolate nelle zone nordorientali maggiormente colpite dal maremoto. E mentre oltre mezzo milione di persone ha perso la casa e per ora viene ospitata nelle strutture allestite dal Governo, le temperature si sono drasticamente abbassate nelle aree maggiormente colpite, sfiorando gli zero gradi centigradi nelle prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima.
“Ma in pochi giorni – ha continuato padre Lombardi – l’attenzione del mondo si è spostata dall’ondata distruttrice al disastro della centrale nucleare”.
Il 14 marzo è esploso, infatti, l’edificio che ospita il secondo reattore della centrale nucleare di Fukushima, com’era già successo al primo reattore il giorno dopo il terremoto, anche se l’involucro che protegge il combustibile è rimasto intatto.
Il 15 marzo, invece, in seguito a una esplosione al reattore numero 4, il livello di radiazioni intorno alla centrale è salito pericolosamente, mentre un innalzamento del livello di radioattività è stato registrato anche a Tokyo. La mancanza di elettricità, infatti, ha impedito l’avviamento del sistema di raffraddamento cosicché la temperatura è cominciata a salire vertiginosamente e le capsule di zirconio che rivestivano le barre di uranio hanno cominciato a fondersi e rilasciare gas radioattivi e idrogeno.
Proprio questo sabato, però, il responsabile dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica a Vienna, Graham Andrews, pur non escludendo completamente tutti i fattori di rischio ha affermato che “la situazione si sta evolvendo nella giusta direzione”.
“I giapponesi – ha sottolineato padre Lombardi – hanno dimostrato di aver imparato a fronteggiare con preveggenza i rischi dei terremoti in modo mirabile, costruendo edifici capaci di resistere alle scosse più forti. In altri Paesi scosse paragonabili avrebbero causato un numero incalcolabile di morti”.
“E tuttavia anche il progresso tecnico giapponese ha mostrato in questa occasione un punto debole, in certo senso inatteso – ha poi sottolineato –. E’ bastato che una delle oltre 50 centrali nucleari giapponesi fosse seriamente danneggiata dal terremoto per originare una nuova ondata – questa volta di paura per un’altra insidiosa fonte di morte -, che si sta allargando in tutto il mondo, oltre quella distruttrice del maremoto”.
“L’energia nucleare è una risorsa naturale immensa, che l’uomo cerca di utilizzare al suo servizio, ma se ne perde il controllo si rivolta contro di lui – ha notato il gesuita –. E nessuno sa meglio dei giapponesi quali sono gli effetti dell’energia sprigionata dal cuore della materia rivolta contro l’uomo”.
“La sicurezza delle centrali e della custodia dei residui radioattivi non potrà mai essere assoluta – ha quindi evidenziato –. E’ giusto e doveroso tornare a riflettere sul corretto uso del potere tecnologico, sui suoi rischi, sul suo prezzo umano. Il Papa lo raccomanda spesso”.
“Oggi nella centrale impazzita un manipolo di eroi sta dando generosamente la vita per la salvezza di molti. Come i pompieri dell’11 settembre – ha concluso –. Come allora, l’amore solidale per gli altri, perfino a prezzo della vita, è la vera luce nell’oscurità della tragedia. Indica la direzione in cui cercare. E’ la stessa direzione del cammino con Gesù verso la Pasqua”.