Mons. Tomasi: educazione e libertà religiosa possono rafforzarsi

Intervenendo a Ginevra al Consiglio dei Diritti dell’Uomo

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ROMA, venerdì, 18 marzo 2011 (ZENIT.org).- “La trasmissione alle nuove generazioni di una religione è un arricchimento sociale degno di tutela”. E’ quanto ha detto il 10 marzo l’Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio delle Nazioni Unite ed istituzioni specializzate a Ginevra, durante la XVI sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell’uomo. 

Nel suo intervento l’Arcivescovo ha fatto notare che il diritto dei genitori a decidere il tipo di educazione religiosa da impartire ai loro figli “ha la precedenza su qualsiasi imposizione aperta o indiretta da parte dello Stato”.

A questo proposito ha citato l’articolo 5.2 della Dichiarazione sull’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione basate sulla religione o sul credo, secondo cui: “Ogni fanciullo dovrà godere del diritto di ricevere un’educazione in materia di religione o di credo secondo i desideri dei genitori o, all’occorrenza, dei suoi tutori legali, e non dovrà essere costretto a ricevere un’educazione religiosa contraria ai desideri dei suoi genitori e dei suoi tutori legali, sulla base del principio guida dell’interesse del fanciullo”.

“D’altro canto – ha però precisato –, anche se alle persone va garantito il diritto di professare le proprie idee religiose liberamente, questo si dovrebbe fare nei limiti imposti dal bene comune e da un giusto ordine pubblico, e, in ogni caso, in una maniera caratterizzata da senso di responsabilità”.

“Il dovere di garantire una tutela equa dei diritti – ha continuato – non dovrebbe essere contaminato da posizioni ideologiche che da una parte considirano un particolare credo intollerante, e d’altra parte accettino che lo Stato costringa una religione ad adottare una dottrina o un comportamento contrari alle sue convinzioni”.

“In questo senso – ha aggiunto –, l’istruzione pubblica non dovrebbe affrontare l’argomento della religione in modo da portare al rifiuto della preferenza dei genitori e al progresso di un insieme alternativo di credenze”.

In conclusione, per mons. Tomasi, “l’educazione e la libertà di religione possono rafforzarsi reciprocamente”.

Infatti, ha sottolineato, “una presentazione corretta di credi differenti può evitare la creazione di stereotipi delle convinzioni altrui e può aprire al dialogo e al rispetto della dignità inalienabile di ogni studente, di ogni credente e di ogni persona”.

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ZENIT Staff

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