L'Ordinariato australiano incoraggia la pace e l'unità

Intervista a monsignor Peter Elliott, delegato dei Vescovi australiani

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di Genevieve Pollock

MELBOURNE, lunedì, 14 marzo 2011 (ZENIT.org).- Il prossimo stabilimento di un Ordinariato per gli anglicani australiani che desiderano entrare nella Chiesa cattolica ha acceso la speranza di una maggiore pace e unità, ha affermato il Vescovo ausiliare di Melbourne, monsignor Peter Elliott.

Monsignor Elliott, delegato della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’Australia per l’Ordinariato ed egli stesso ex anglicano, ha spiegato a ZENIT che c’è un sentimento di entusiasmo e aspettativa tra coloro che vogliono unirsi all’Ordinariato, come stabilisce la Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus.

Il Comitato per la preparazione dell’Ordinariato australiano si è formato solo poche settimane fa. Si spera che venga stabilito entro l’anno.

In questa intervista concessa a ZENIT, monsignor Elliott parla delle sfide e delle speranze che circondano questo Ordinariato, del suo impatto sull’ecumenismo e di come può aiutare i cattolici a crescere nella fede.

Può parlarci dei progetti per lo stabilimento del nuovo Ordinariato in Australia?

Monsignor Elliott: I progetti procedono più lentamente che nel Regno Unito, ma la situazione è più complessa. In primo luogo, c’è la sfida rappresentata dalla geografia – l’Australia ha le stesse dimensioni degli Stati Uniti. Dobbiamo riunire gruppi dispersi, o anche isolati. Come delegato della Conferenza Episcopale, sto viaggiando molto.

Si devono poi unire due gruppi piuttosto diversi: vari chierici e laici anglicani dell’ufficiale Chiesa Anglicana d’Australia (ACA) e molti membri della Chiesa Cattolica Anglicana d’Australia (Traditional Anglican Communion: TAC). Entrambi condividono un’eredità anglo-cattolica, ma la loro storia è diversa.

Uno dei frutti dell’Ordinariato sarà la loro unione in un’unica comunità.

Come verrà inclusa nell’Ordinariato la comunità di ex anglicani del Giappone?

Monsignor Elliott: Questa possibilità è solo ai primi stadi, per cui non posso fornire dettagli.

Qual è l’ambiente generale tra quanti cercano di far parte dell’Ordinariato?

Monsignor Elliott: Tra questi anglicani australiani c’è un sentimento di entusiasmo e aspettativa. Negli ultimi 20 anni hanno sofferto per i loro principi cattolici, venendo affrontati o messi da parte in gravi questioni dottrinali e morali.

In questo Paese, non era stata presa alcuna disposizione pastorale per queste persone nella Chiesa ufficiale. Dovevano accettare il nuovo ordine o arrangiarsi. Vengono ancora considerati ingiustamente “anglicani disaffezionati”.

Allo stesso tempo, quanti hanno avviato parrocchie e Diocesi anglicane indipendente (TAC) hanno subìto il rifiuto e la derisione, e hanno fatto molti sacrifici per seguire la propria coscienza.

In entrambi i circoli, si è iniziato a vedere che la generosa offerta del Santo Padre significa pace e unità. Stanno studiando diligentemente il Catechismo della Chiesa Cattolica – un buon esempio per tutti noi.

Può dirci qualcosa sulle relazioni interreligiose con la Chiesa Anglicana in Australia? Che tipo di risposte ha sentito da parte degli anglicani che non desiderano diventare cattolici?

Monsignor Elliott: A livello generale, le relazioni tra cattolici e anglicani in Australia sono buone. L’Ordinariato non danneggerà l’ecumenismo.

Nell’ultimo anno ho avuto l’opportunità di dirigere i circoli ufficiali di dialogo di anglicani e cattolici. Quando ho spiegato l’Ordinariato c’è stata una risposta amichevole e cortese. E’ seguita un’interessante conversazione teologica, ma non c’è stata una reazione negativa.

Dobbiamo compiere delle distinzioni tra gli anglicani che non desiderano tornare al cattolicesimo. Gli evangelici hanno inviato messaggi di buona volontà. Credono onestamente che tutti gli anglo-cattolici dovrebbero tornare all’unità con Roma.

Molti anglicani sembrano diversi, e credono che l’Ordinariato sarà piccolo, almeno all’inizio. Un Vescovo anglicano si è irritato per l’offerta del Papa, ma è stato subito corretto da un altro Vescovo evangelico.

In ciò si vede quello che chiamiamo “elefante nella stanza accanto” nel mondo dell’anglicanesimo, il gran numero di evangelici, soprattutto a Sydney e in Nigeria, ma anche in altri luoghi. Che cosa faranno questi cristiani impegnati che credono nella Bibbia è un mistero. Dopo che gli Ordinariati avranno preso forma, questi evangelici decideranno il futuro della comunione anglicana.

Che cosa significa questo per lei personalmente, come ex anglicano?

Monsignor Elliott: Ho un senso molto forte di quella che il Beato John Henry Newman ha definito una “provvidenza particolare”.

La mia accoglienza nella Chiesa, celebrata nel 1968 a Oxford, acquisice più senso che mai.

Il mio compito è quello di aiutare gli anglicani di tradizione cattolica a intraprendere lo stesso cammino di unità e pace in Cristo.

Il mio motto episcopale, però, è “Parare vias eius”, cioè preparare le sue vie. Queste parole del Benedictus hanno oggi un significato più profondo e centrato.

C’è anche una sfumatura di tristezza. Vorrei che i miei amati genitori, il reverendo Leslie Llewelyn Elliot e June Elliot fossero ancora vivi per vedere questi giorni. So che stanno pregando per gli Ordinariati.

Per ulteriori informazioni, http://www.friendsoftheanglicanordinariate.com/

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ZENIT Staff

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