Il Governo ha scarcerato il 26 febbraio un prigioniero politico del gruppo dei 75 arrestati nel 2003, che rifiuta di trasferirsi in Spagna, e altri otto reclusi che non appartengono a questo gruppo, ha reso noto l’Arcivescovado dell’Avana.
Con la liberazione di Diosdado González, di 48 anni, condannato a 20 anni di prigione – con vari scioperi della fame all’attivo –, restano in carcere cinque prigionieri politici “adottati” da Amnesty International come prigionieri di coscienza.
Gli altri otto reclusi, condannati per presunti crimini di terrorismo, oltraggio al Capo di Stato, “pericolosità sociale predelittuosa” e pirateria, si trasferiranno in Spagna.
Lunedì 28 febbraio, la Chiesa a Cuba ha celebrato i 25 anni dell’ENEC e i 20 della Caritas con una Messa solenne presieduta dal Cardinale Arcivescovo dell’Avana Jaime Ortega, concelebrata dagli altri Vescovi cubani. Alla celebrazione, svoltasi nella chiesa di Santa Caterina da Siena, ha assistito anche il Nunzio Apostolico, monsignor Angelo Becciu.
Con un appello a “far penetrare nella Cuba di oggi lo spirito missionario nato dall’ENEC e che è stato un seme per la nascita della Caritas” – informa la pagina web della Conferenza Episcopale di Cuba –, è iniziata la celebrazione eucaristica, che ha accolto un gran numero di sacerdoti, religiosi, religiose, laici impegnati e fedeli di varie Diocesi.
Di fronte a due eventi così significativi per la Chiesa a Cuba, l’occasione ha favorito la rievocazione di “alcune tappe della sua storia in cui – ripiegata ed esposta a forti scontri – è riuscita tuttavia a mantenersi e consolidarsi”.
I celebranti hanno riconosciuto “nella misericordia e nell’amore infinito di Dio le forze delle quali la Chiesa si è avvalsa per ricostituirsi dopo tempi difficili”.
Lo ha ricordato il Cardinale Ortega nella sua omelia, in cui ha anche esposto le circostanze che hanno motivato la celebrazione dell’ENEC, dopo una profonda riflessione ecclesiale sviluppata in tutta l’isola che ha evidenziato la presenza della fede cattolica fin negli angoli più reconditi della sua geografia.
Il porporato ha precisato che “è stato negli anni Ottanta, quando il Paese ha intrapreso una serie di ampie riforme che includevano liberalizzazioni economiche e di ogni ordine, che la Chiesa ha iniziato a vincere piccole battaglie, individuali ma concrete”.
“Nel 1981 – ha continuato – abbiamo deciso di effettuare una Riflessione Nazionale Ecclesiale. Esistevano circostanze interne che favorivano questo fatto. La Chiesa era riuscita a rimanere in vita senza smettere di essere se stessa e aveva raggiunto alcuni traguardi. Nel 1986 c’è stato l’ENEC. La Chiesa allora si è guardata e si è riconosciuta povera. Lì c’è la conversione della Chiesa”.
L’invito di Gesù nella sua Parola a una conversione che comporti implicitamente un sovraccarico di dedizione e d’amore “deve essere presente anche oggi – ha detto il Cardinale Ortega – sulla via della missione e dell’evangelizzazione. Quel periodo ci ha portato una grande fiducia in Dio”.
“In quell’epoca ci sostenevamo da soli. La Chiesa non era scomparsa, e i pronostici su di essa da parte di sociologi e politici non si sono realizzati. La Chiesa ha preso coscienza del fatto che era lì senza nulla, ma aveva fiducia nel Signore. E’ stata questa la conversione. E solo la misericordia e l’amore infinito di Dio ci hanno dato la possibilità di uscire dal baratro”.
Dopo l’ENEC, la Chiesa si è impegnata a proclamare Cristo, vivo e presente anche a Cuba, a fare missione e creare istituzioni che, come la Caritas, evangelizzavano e offrivano servizio ai poveri.
“La Chiesa si è riaffermata nella preghiera, e si è fatta missionaria incarnata in Cristo”, ha detto il Cardinale Ortega.
Prima di concludere la sua omelia, l’Arcivescovo dell’Avana ha chiesto di non perdere mai questa conversione alla quale ha convocato l’ENEC.
“La Chiesa viva oggi con lo stesso spirito con cui ha vissuto in tempi precedenti!”, ha esortato.