ROMA, giovedì, 3 marzo 2011 (ZENIT.org).- La scuola non può essere un “luogo di scontro ideologico”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla Conferenza Italiana Superiori Maggiori (Cism), l’organismo ecclesiale che riunisce 25.500 religiosi di cui 3.500 in zone di missione fuori dall’Italia.
“In questi giorni – afferma la nota – nel nostro Paese è sorto un dibattito riguardante lo stato della scuola italiana che però ha visto l’emergere di antiche pre-comprensioni ideologiche specialmente verso la scuola pubblica non statale che svolge comunque un ruolo molto importante nell’offerta educativa che viene donata alle famiglie”.
“Riconoscendo l’opera educativa che molti istituti religiosi stanno anche oggi sviluppando a beneficio delle nuove generazioni e delle loro famiglie – si afferma –, come dell’azione di molti consacrati all’interno delle scuole pubbliche statali come insegnanti di religione o di altre materie scolastiche, riteniamo che le polemiche di questi giorni, soprattutto alimentate dai mass-media, non aiutino l’agenzia educativa che è l’ambiente scolastico italiano a vivere pienamente la propria vocazione verso coloro che stanno tra i propri banchi per imparare ad essere uomini e cittadini inseriti con responsabilità e competenza nel mondo del lavoro e della vita sociale”.
“Nemmeno noi, pertanto, vogliamo alimentare tali inutili discussioni, che rischiano di non considerare invece il problema educativo presente in Italia, che deve trovare nella politica, nella società civile e nelle altre realtà presenti tra noi una risposta urgente”.
“Noi religiosi – sottolineano –, ogni giorno, con la testimonianza di molti consacrati che dedicano la loro esistenza a tale àmbito, vogliamo mostrare che anche nel tempo attuale è possibile compiere una buona e sana formazione umana e professionale dei nostri giovani attraverso l’insegnamento svolto però con il desiderio di donare alle nuove generazioni i tesori più grandi e più importanti che abbiamo ricevuto dai nostri padri e le conoscenze più approfondite che l’intelletto umano anche oggi sviluppa”.
“Pertanto – concludono infine –, invitiamo a considerare la scuola non come luogo di scontro ideologico, bensì come realtà dove confrontarsi, anche attraverso una reale e pienamente attuata parità scolastica tra istituti statali pubblici e quelli non pubblici, avendo come comune desiderio la crescita integrale di ogni giovane a noi affidato”.