Benedetto XVI ai giovani: non adattatevi a un amore ridotto a merce

Nell’incontro in piazza San Pietro con i ragazzi dell’Azione cattolica italiana

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ROMA, domenica, 31 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Diventare grandi significa trasformare la propria vita in “un dono agli altri”, diventare capaci del vero amore, che non va ridotto a “merce di scambio”. Lo ha ricordato Benedetto XVI agli oltre centomila ragazzi e giovanissimi dell’Azione cattolica italiana che hanno partecipato questo sabato al grande incontro di festa in piazza San Pietro.

Nel pronunciare un discorso di saluto durante l’incontro il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha detto: “Cari ragazzi e giovani dell’Azione Cattolica, siate amici di Gesù, amate la Chiesa, dite al Santo Padre il vostro affetto, servite le vostre Parrocchie con la vostra presenza fedele e gioiosa”.

“Se pregherete tutti i giorni – ha continuato –, se sarete fedeli alla Santa Messa e alla confessione, allora i vostri gruppi associativi diventeranno dei cenacoli di bontà intelligente e contagiosa, l’amicizia tra voi sarà più vera perché ognuno aiuterà l’altro a scoprire Cristo, il grande Amico, e ad amarlo nell’obbedienza della vita”.

“In sostanza – ha proseguito il porporato –, tra cristiani, gli amici si aiutano a diventare santi! Allora non avrete paura, non sarete timidi nel testimoniare il Signore, nell’amare la Chiesa e il Papa, nei vostri ambienti: dalla famiglia alla scuola, allo sport, al tempo libero. Ovunque Gesù è con voi”.

“Sappiamo che il mondo degli adulti è chiamato in causa seriamente, perché ha il dovere di esservi di esempio e di dirvi parole vere e alte – ha sottolineato –, ma voi aiutateci ad essere educatori credibili ed efficaci: incalzateci con le vostre domande, siate pronti e generosi nel giocare voi stessi. Si tratta della vostra vita!”.

Il Papa ha quindi risposto a tre domande di giovani ed educatori dell’Azione Cattolica, partendo dal tema dell’incontro “C’è di più. Diventiamo grandi insieme” e toccando temi forti come l’amore, l’educazione e la testimonianza evangelica nella vita quotidiana.

Spiegando all’inizio cosa significhi crescere il Pontefice si è abbandonato ad alcuni ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza: “Io, quando sono stato ragazzo, alla vostra età, nella mia classe ero uno dei più piccoli, e tanto più ho avuto il desiderio di essere un giorno molto grande; e non solo grande di misura, ma volevo fare qualcosa di grande, di più nella mia vita, anche se non conoscevo questa parola ‘c’è di più’”.

“Volevo – ha proseguito il Papa – qualcosa di più di quello che mi presentava la società e la mentalità del tempo. Volevo respirare aria pura, soprattutto desideravo un mondo bello e buono”.

Da qui il Santo Padre è poi passato a spiegare che diventare grandi significa “amare tanto Gesù, ascoltarlo e parlare con Lui nella preghiera, incontrarlo nei Sacramenti, nella Santa Messa”. Ed ha ribadito che “amore di Dio” è sempre “amore degli amici”, soprattutto per coloro “che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà”.

A questo proposito, mettendo in guardia i giovani sui falsi valori veicolati dalla società, il Papa ha quindi detto: “voi non potete e non dovete adattarvi ad un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza. Questa non è libertà”.

“Molto ‘amore’ proposto dai media, in internet, non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, ma non vi rende felici, non vi fa grandi, ma vi lega come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli, gli slanci veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l’amore e che trova in Gesù la sua massima espressione e nello Spirito Santo la forza e il fuoco che incendia le vostre vite, i vostri pensieri, i vostri affetti”.

Ed ha invitato i giovani dell’Azione cattolica a non avere “paura della fatica di un amore impegnativo e autentico” poiché esso è “l’unico che dà in fin dei conti la vera gioia!”.

Il Papa si è poi soffermato sul ruolo degli educatori e li ha invitati ad “avere una gioia nel cuore” e a “comunicarla a tutti per rendere bella e buona la vita”; essere educatori, ha continuato, “significa offrire ragioni e traguardi per il cammino della vita, offrire la bellezza della persona di Gesù e far innamorare di Lui, del suo stile di vita, della sua libertà, del suo grande amore pieno di fiducia in Dio Padre”.

“Voi – è stata la sua esortazione – siete dei buoni educatori se sapete coinvolgere tutti per il bene dei più giovani”. Ed ha aggiunto: “Non potete essere autosufficienti, ma dovete far sentire l’urgenza dell’educazione delle giovani generazioni a tutti i livelli”.

Al momento quindi dei saluti finali, il Papa rispondendo agli applausi e all’entusiasmo dei presenti ha detto: “Anche io sono pieno di gioia! Mi sento ringiovanito. Grazie a tutti voi di cuore!”.

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ZENIT Staff

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