Cuba: Vescovi statunitensi assisteranno all'apertura di un seminario

Un altro segno della lenta apertura del regime di Castro

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry


di Nieves San Martín

WASHINGTON/L’AVANA, giovedì, 28 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Una delegazione di Vescovi statunitensi sarà presente all’inaugurazione di un seminario a L’Avana, il primo in più di 50 anni a Cuba. Una colletta negli Stati Uniti ha aiutato a finanziare il centro di studi per futuri sacerdoti.

E’ un altro passo nel dialogo tra la Chiesa e il Governo di Raúl Castro, che si percepisce dalla moltiplicazione di piccole pubblicazioni cattoliche o dalla scarcerazione e dall’espatrio di prigionieri politici.

In una nota di questo lunedì, la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti informa che una delegazione del proprio Sottocomitato per la Chiesa in America Latina si recherà dal 3 al 6 novembre ad assistere all’apertura del nuovo Seminario Nazionale, situato a 48 chilometri dall’Avana. Il seminario è la prima costruzione religiosa di nuova creazione a Cuba in più di 50 anni.

La delegazione sarà guidata dall’Arcivescovo Thomas G. Wenski di Miami, membro del Sottocomitato, e includerà persone come padre Andrew Small OMI, direttore per la Chiesa in America Latina presso l’Ufficio Collette Nazionali della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (USCCB), Thomas Quigley, consigliere del Sottocomitato, e clero dell’Arcidiocesi di Miami.

Oltre ad assistere all’inaugurazione del seminario, il gruppo visiterà parrocchie e missioni a L’Avana sostenute economicamente dalla Colletta per la Chiesa in America Latina. La raccolta annuale, nelle Diocesi degli Stati Uniti, è indirizzata a progetti pastorali e aiuta vari obiettivi a Cuba, compresa la costruzione del nuovo seminario.

Permettere di costruire un seminario per la prima volta dopo la rivoluzione castrista, la scarcerazione e il trasferimento di prigionieri politici (molti dei quali giornalisti) e l’apertura nei confronti di nuovi mezzi di comunicazione cattolici sono piccoli segni del fatto che qualcosa vuole cambiare a Cuba, in una lentissima transizione verso la democrazia.

Un comunicatore cattolico cubano – Gustavo Andújar, vicepresidente di Signis, Associazione Cattolica Mondiale per la Comunicazione -, di fronte all’aumento dei media cattolici nell’isola caraibica, sotto stretto controllo statale, interpellato dall’agenzia IPS ha affermato che oggi a Cuba esistono decine di piccole pubblicazioni parrocchiali e di diversi gruppi, alcune periodiche e altre occasionali, 46 bollettini e riviste, 12 siti web e sette bollettini elettronici.

Secondo stime di fonti cattoliche, arrivano in modo diretto o indiretto a più di 250.000 persone.

Per Andújar, questo progresso della comunicazione cattolica è stato una risposta della Chiesa “alla situazione di sconcerto e disperazione che provava la popolazione”, a partire dalla crisi economica provocata dalla caduta dell’Unione Sovietica.

Il ruolo del laicato cattolico è stato fondamentale, anche se “con grande sostegno della gerarchia, di sacerdoti, Vescovi”. Molti non hanno una formazione professionale in comunicazioni; “si è cercato di supplire a questa carenza con corsi, seminari o diplomi”, ha affermato il vicepresidente di Signis.

Sul dialogo tra il Presidente Raúl Castro e l’Arcivescovo dell’Avana, il Cardinale Jaime Ortega, ha dichiarato che “da un dialogo di questa natura escono sempre cose positive”.

“La Chiesa non è un’alternativa politica né un partito di opposizione – ha sottolineato –. Per la sua stessa natura, non può entrare nelle lotte di partito”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione