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Signor Ambasciatore,
Sono lieto di ricevere dalle sue mani le Lettere che l’accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica dell’Ecuador presso la Santa Sede, e, nel porgerle il più cordiale benvenuto, le chiedo di accogliere le espressioni del mio affetto per tutti i figli di questa amata Nazione. La ringrazio anche per le gentili parole che mi ha rivolto da parte del Signor Presidente Costituzionale della Repubblica, l’Economista Rafael Correa Delgado, che contraccambio con piacere, e allo stesso tempo le chiedo di trasmettergli i miei più ferventi voti di pace e di benessere per la sua persona e per il nobile popolo dell’Ecuador.
Nella sua patria, che ho avuto la gioia di visitare nel 1978, come Inviato Straordinario del mio venerato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, al III Congresso Mariano Nazionale dell’Ecuador, la Parola di Dio è stata seminata con generosità ed è splendidamente fiorita. In essa sono state raggiunte vette di santità illustri, che si sommano ad altre non tanto note, ma non per questo meno significative, che sono suggello di gloria per questa amata Repubblica e allo stesso tempo evidenziano quanti benefici la fede cattolica può apportare alla promozione di tutte quelle iniziative che nobilitano la persona e perfezionano la società. Questo è stato la meta a cui ha aspirato e aspira in ogni momento la Chiesa nel suo Paese. Essa, nel compimento della sua missione specifica, non ricerca alcun privilegio; vuole solo incrementare tutto ciò che può contribuire allo sviluppo integrale delle persone. In tal senso, la comunità ecclesiale, che ha visto la sua gioia moltiplicata con la recente erezione canonica della Diocesi di San Jacinto de Yaguachi, gioisce anche quando vede favorita la concordia sociale e a tal fine asseconda lo sforzo che le Autorità ecuadoriane stanno compiendo da diversi anni per riscoprire le fondamenta della stessa convivenza democratica, rafforzare lo stato di diritto e dare nuovo impulso alla solidarietà e alla fratellanza. Chiedo all’Altissimo che questo luminoso orizzonte di speranza si dilati sempre più con nuovi progetti e decisioni appropriate, di modo che il bene comune prevalga sugli interessi di partito e di classe, l’imperativo etico sia il punto di riferimento obbligatorio di ogni cittadino, la ricchezza sia equamente distribuita e i sacrifici si condividano in modo eguale e non gravino solo sui più bisognosi.
La sua presenza, Eccellenza, in questo solenne atto mi permette di rivolgere il mio pensiero alla sua Patria, che il Creatore ha dotato di formidabili risorse naturali, con un suolo fertile e solcato da un’incomparabile alternanza di mesete andine, candide vette e fiumi maestosi, che devono esser preservati con impegno e probità, poiché sono riflesso dell’amore e della grandezza di Dio. Questa filigrana di rare bellezze paesaggistiche è conforme alla serie di qualità che contraddistinguono gli ecuadoriani, gente ospitale e operosa, che riconosce che non c’è progresso giusto né bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro totalità di anima e corpo. Senza questo requisito irrinunciabile, la vita pubblica si debilita nelle sue motivazioni e «i diritti umani rischiano di non essere rispettati o perché vengono privati del loro fondamento trascendente o perché non viene riconosciuta la libertà personale» (Caritas in veritate, n. 56). Tali valori fondamentali sono profondamente radicati nella verità dell’essere umano che, creato a immagine e somiglianza di Dio, costituisce di per sé il limite di ogni potere politico e, allo stesso tempo, la ragione del suo servizio. A tale proposito la storia insegna che ignorare o distorcere questa verità sull’uomo conduce spesso a ingiustizie e a totalitarismi. Invece quando lo Stato si dota degli strumenti legislativi e giuridici adeguanti affinché essa venga generosamente salvaguardata e favorita, il regime di libertà e di autentica partecipazione civile si consolida, il tessuto sociale si fortifica e l’assistenza ai più bisognosi si rafforza.
Signor Ambasciatore, se nel passato della sua amata Nazione, tanto vicina al cuore del Papa, ci sono stati momenti di difficoltà e di apprensione, non sono state minori le virtù umane e cristiane del suo popolo, come pure gli aneliti di superamento, con sacrifici che evocano proficui insegnamenti, la cui ulteriore cura è affidata agli uomini di oggi, in vista della proiezione di un futuro sereno e lusinghiero. Le Autorità ecuadoriane presteranno un gran servizio al Paese se accresceranno questo insigne patrimonio umano e spirituale, dal quale si potranno trarre energie e ispirazione per continuare a costruire le colonne portanti di ogni comunità umana che si pregia di tale nome, come la difesa della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale, la libertà religiosa, la libera espressione del pensiero, e anche le altre libertà civili, costituendo queste ultime l’autentica condizione per una reale giustizia sociale. Questa, a sua volta, si potrà affermare solo a partire dal sostegno e dalla tutela, anche in termini giuridici ed economici, della cellula primaria della società, che non è altro che la famiglia basata sull’unione matrimoniale fra un uomo e una donna. Di fondamentale importanza saranno pure quei programmi destinati a sradicare la disoccupazione, la violenza, l’impunità, l’analfabetismo e la corruzione. Nel conseguimento di questi lodevoli obiettivi, i Pastori della Chiesa sono consapevoli di non dover intervenire nel dibattito politico, proponendo soluzioni concrete o imponendo il proprio comportamento. Ma non possono e non devono neppure restare neutrali dinanzi ai grandi problemi o alle aspirazioni dell’essere umano, né essere indolenti al momento di lottare per la giustizia. Con il dovuto rispetto per la pluralità di opzioni legittime, il loro ruolo consiste piuttosto nell’illuminare con il Vangelo e con la Dottrina sociale della Chiesa le menti e le volontà dei fedeli, affinché scelgano con responsabilità le decisioni volte all’edificazione di una società più armoniosa e ordinata.
Eccellenza, una delle grandi mete che i suoi concittadini si sono proposti è quella di ottenere un’ampia riforma del sistema educativo, dal livello primario a quello universitario. La Chiesa in Ecuador ha una feconda storia nell’area dell’istruzione dei bambini e dei giovani, avendo esercitato la sua opera docente con particolare dedizione in regioni lontane, isolate e povere della Nazione. È giusto non ignorare questo arduo compito ecclesiale, esempio di sana collaborazione con lo Stato. Anzi, la comunità cristiana desidera continuare a porre la sua vasta esperienza in questo campo al servizio di tutti. Perciò è pronta a collaborare all’elevazione del livello culturale, che costituisce una sfida prioritaria per il retto progresso umano, il che esige allo stesso tempo quella libertà senza la quale l’educazione smetterebbe di essere tale. In effetti, l’identità più profonda della scuola e dell’università non si esaurisce nella mera trasmissione di dati e d’informazioni utili, ma risponde alla volontà di infondere negli studenti l’amore per la verità, affinché li conduca verso quella maturità personale con cui dovranno esercitare il loro ruolo di protagonisti dello sviluppo sociale, economico e culturale del Paese. Nell’accettare questa sfida, l’Autorità pubblica deve garantire il diritto che corrisponde ai genitori sia di formare i figli secondo le loro convinzioni religiose e i loro criteri etici, sia di fondare e sostenere istituzioni scolastiche. In questa prospettiva è anche importante che l’Autorità pubblica rispetti l’identità specifica e l’autonomia delle istituzioni educative e dell’università cattolica, in sintonia con il modus vivendi, sottoscritto più di settant’anni fa fra la Repubblica dell’Ecuador e la Santa Sede. D’altro canto, in virtù dei loro diritti educativi, i genitori devono poter contare sul fatto che la li
bertà di educazione venga promossa anche nelle istituzioni scolastiche statali, dove la legislazione continuerà a garantire l’insegnamento religioso scolastico in un curriculum corrispondente ai fini propri della scuola in quanto tale.
Signor Ambasciatore, nel concludere questo incontro che dà inizio alla sua missione di rafforzare ancora di più le già feconde relazioni fra la Repubblica dell’Ecuador e la Santa Sede, affido lei, la sua distinta famiglia e il personale di questa Missione Diplomatica all’amorevole intercessione di Maria Santissima, nel suo titolo di Nuestra Señora de la Presentación del Quinche, celeste Patrona dell’Ecuador. Supplico la Madre di Dio di accompagnare tutti i figli di questa bella terra, affinché si ravvivi in essi il pensiero del loro egregio concittadino, il dottor Eugenio de Santacruz y Espejo, che nei giorni dell’indipendenza della Nazione, duecento anni fa, esortava tutti gli ecuadoriani a essere liberi al riparo della Croce. Con questi sentimenti, imploro da Colui che fu inchiodato ad essa di proteggere e benedire tutti i suoi concittadini.
[© Copyright 2010 – Libreria Editrice Vaticana]