ROMA, venerdì, 22 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Rappresentanti cattolici e ortodossi europei hanno lanciato un appello per mettere in guardia sul pericolo di una società secolarizzata “senza punti di riferimento morali e senza un progetto degno della persona umana”.
E’ il messaggio lanciato nel comunicato finale del II Forum cattolico-ortodosso, svoltosi a Rodi (Grecia) dal 18 al 22 ottobre sul tema “Rapporti Chiesa-Stato: Prospettive Teologiche e Storiche”.
Il Forum è stato copresieduto dal Metropolita Gennadios di Sassima, del Patriarcato Ecumenico e dal Cardinale Péter Erdő, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), e ha visto riuniti 17 delegati delle Conferenze Episcopali Cattoliche d’Europa e altrettanti rappresentanti di Chiese Ortodosse in Europa.
“Non è possibile fondare il vivere insieme senza stabilire un rapporto con la realtà oggettiva dell’essere umano, il suo bisogno di aprirsi all’intera realtà nella quale è inserito, che non si riduce al perseguimento del benessere materiale, ma che include la ricerca del senso della vita attraverso una ricerca spirituale che non ha mai fine”, scrivono i partecipanti nel comunicato finale.
“L’immagine dell’uomo che appare nei discorsi pubblici e nei media è spesso estranea alla ricerca della verità, mentre è valorizzata esclusivamente la soddisfazione dei desideri soggettivi”.
“L’ordine giuridico sul quale sono eretti gli Stati e quindi le relazioni tra i cittadini, non può dipendere dalle opinioni mutevoli delle persone, né dall’azione dei gruppi di pressione”, dichiarano, sottolineando che tale ordine “deve fondarsi su valori umani intangibili”, “insiti nell’essere umano stesso” e “precedenti al diritto e allo Stato”.
Il Forum ha affrontato alcune tematiche in particolare: il rapporto Chiesa-Stato dal punto di vista teologico e storico; come le Chiese vivono i loro rapporti con lo Stato; il bene comune e il servizio/diaconia della Chiesa alla Società.
In Europa, prosegue il testo, il sistema della separazione con cooperazione tra la Chiesa e lo Stato è il più diffuso.
Tale separazione va intesa “come distinzione dei campi politico e religioso, e non nel senso di un’ignoranza reciproca, impossibile da attuare”. “Indipendenza e autonomia reciproca debbono consentire una cooperazione specifica e armonica tra le due istituzioni”.
In tale panorama, le Chiese “auspicano di poter partecipare più attivamente ai dibattiti etici e morali che impegnano il futuro della società”.
“Ci sembra importante ribadire che i nostri paesi d’Europa non possono recidere le loro radici cristiane senza distruggersi e che le sfide etiche sono determinanti per il nostro futuro in un mondo globalizzato”, dichiarano i partecipanti.
“Le Chiese hanno il dovere di risvegliare le coscienze” “e di difendere la dignità della persona umana creata a immagine di Dio”, ribadendo in particolare “il diritto all’obiezione di coscienza per il personale medico che nessuno può costringere a praticare atti di aborto o di eutanasia”.
Il comunicato finale ricorda anche le “differenze notevoli” esistenti tra le Chiese per quanto riguarda le loro condizioni di vita materiale: alcune “sono finanziate dal bilancio dello Stato, altre hanno un sistema di tassazione ecclesiastica imposta dalla legge, altre ancora ricorrono esclusivamente alle donazioni dei fedeli”.
“In alcuni paesi d’Europa, le Chiese attendono ancora la restituzione dei beni che sono stati confiscati loro dal regime comunista, cosa che consentirebbe di compiere la missione pastorale, caritativa e sociale che si prefiggono”.
I partecipanti al Forum hanno infine insistito sulla libertà di educazione, ricordando che il dovere di educare appartiene ai genitori. La Chiesa, hanno sottolineato, “ha un diritto innato di offrire un’educazione in conformità con i principi cristiani ai figli delle famiglie che ne fanno richiesta”.
Il terzo Forum Cattolico-Ortodosso si svolgerà a Lisbona, in Portogallo, nel 2012.