L'associazionismo deve svolgere un ruolo nella scuola

Al via le assemblee tematiche alla Settimana sociale di Reggio Calabria

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di Chiara Santomiero

REGGIO CALABRIA, sabato, 16 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Scanditi dalle cifre digitali di un display, gli interventi dei 1200 delegati alla 46ma Settimana sociale dei cattolici in corso a Reggio Calabria sul tema “Un’agenda di speranza per il futuro del Paese” si susseguono disciplinatamente nel termine fissato di tre minuti ciascuno.

Presso il Centro Congressi Altafiumara, con una splendida vista sullo stretto di Messina (purtroppo per i delegati, invisibile durante i lavori), venerdì pomeriggio sono cominciati i lavori delle 5 assemblee tematiche – intraprendere nel lavoro e nell’impresa; educare per crescere; includere le nuove presenze; slegare la mobilità sociale; completare la transizione istituzionale – che proseguiranno nella mattinata di domani.

“Si sta sviluppando una discussione molto concreta – ha affermato Edoardo Patriarca, segretario del Comitato scientifico ed organizzatore delle Settimane sociali in una pausa dei lavori del gruppo ‘educare’ – sulla funzione pubblica dell’essere genitori e su una scuola che metta al centro il rapporto docente e allievo. E’ importante poter creare una rete tra diversi soggetti a sostegno della scuola nella quale deve avere un ruolo l’associazionismo sia professionale che educativo in senso ampio”.

“Se il nostro Paese non rimette al centro la preoccupazione per la scuola – ha concluso Patriarca – rischia davvero di perdersi”. “All’interno del mondo dell’educazione – ha aggiunto don Vincenzo Sorce, presidente dell’Associazione ‘Casa Famiglia Rosetta’ che si occupa di approccio al disagio in modo globale – bisogna evitare il rischio che rimangano fuori dalla considerazione generale i giovani già ai margini per problemi di tossicodipendenza, alcolismo, e anche per le nuove dipendenze, come quella da videogame, che tutte evidenziano un vuoto educativo”. “Bisogna evitare soprattutto il silenzio – ha concluso Sorce – che circonda il modo diffuso nella cultura di considerare ‘normali’ questi atteggiamenti”.

Di giovani si è parlato anche nell’area tematica “includere”, con riferimento specifico al riconoscimento del diritto alla cittadinanza italiana per le seconde generazioni di immigrati. “Nei 14 interventi per ora succedutisi – ha riepilogato Vittorio Rapetti, delegato della diocesi di Acqui Terme (Piemonte) – il riconoscimento di questo diritto è stato dato per scontato. Si è piuttosto cercato di declinare il percorso per arrivarci, attraverso il convergere di profili educativi, politiche territoriali, il ripensare la città sotto l’aspetto urbanistico e anche il rapporto tra inclusione e sport”.

Qualche sacerdote ha proposto di “sottolineare questi temi nelle omelie per controbattere certe forme di intolleranza spicciola diffuse anche nelle comunità cristiane e magari fomentate anche dal livello politico locale”. “Dalla senatrice Binetti – ha raccontato Rapetti – è arrivata la proposta di politiche di sostegno per favorire l’accesso dei giovani immigrati all’Università perchè diventino poi dei mediatori tra diverse culture”.

Mescolati ai delegati delle diocesi e delle associazioni, diversi politici italiani infatti hanno risposto all’invito del Comitato organizzatore delle Settimane sociali di partecipare al dibattito di Reggio Calabria e di mettersi in ascolto, al contempo, di quanto viene espresso dalle realtà ecclesiali presenti.

“Il richiamo del cardinale Bagnasco a ritrovare l’unità dei cattolici sui valori non negoziabili – ha affermato la senatrice Mariapia Garavaglia – è un auspicio e una necessità che non deve creare divisioni all’interno dei partiti. La disciplina di partito, infatti, non può superare le convinzioni individuali”.

A proposito degli argomenti più specifici dell’area tematica“completare la transizione” alla quale ha partecipato, secondo Garavaglia “il tema della legge elettorale non è lontano dalla concretezza della vita delle persone, ma pre-condizione per avere degli eletti che rappresentino le idee e i valori attorno ai quali si vuole costruire la società”.

“La Dottrina sociale della Chiesa – ha affermato il senatore Luigi Bobba, già presidente delle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani) – ha una straordinaria modernità per affrontare la complessità dei problemi che pone oggi una dimensione globalizzata dei fenomeni”. A cominciare “dal riportare i vari elementi – persona, lavoro, impresa – al loro significato non solo economicistico e dal mettere al centro il discorso finalistico del perchè si produce e si investe”.

La nuova prospettiva da affrontare è “come tutelare i diritti in uno scenario globale, il che richiede un superamento delle regolamentazioni tarate sul livello solo nazionale, con un orientamento che dovrebbe trovare i sindacati più preparati”. Il grande “rischio Paese”, secondo Bobba, riguarda ancora una volta i giovani “due milioni dei quali non lavorano nè studiano e quindi non sono in gardo di costruire delle nuove famiglie con tutti i contraccolpi della decrescita demografica di cui ci hanno parlato i relatori”.

La necessità di un linguaggio che rimetta al centro la persona è importante anche per don Silvio Piccoli, responsabile della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Termoli-Larino (Molise) nell’area tematica “intraprendere nel lavoro e nell’impresa”: “i cattolici devono respingere l’idea che in qualche modo sia l’avere un lavoro a creare una sorta di diritto alla vita, come accade spesso per gli immigrati; ma è la persona, l’essere vivente, che in quanto tale ha diritto al lavoro”.

“Stretti tra flessibilità e precariato, con un mondo del lavoro per molta parte sommerso – ha concluso Piccoli – occorre cercare un nuovo modello di sviluppo che distribuisca le risorse in modo equo per tutti”.

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ZENIT Staff

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