Sull’obiezione di coscienza, vittoria pro-vita a Strasburgo

Intervista all’onorevole Luca Volontè

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di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 12 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Giovedì 7 ottobre l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha respinto il Rapporto del deputato britannico Christine McCafferty, in cui si chiedeva di limitare i diritti fondamentali dei cittadini all’obiezione di coscienza, soprattutto nei confronti di chi, lavorando nel settore sanitario, non intende partecipare a pratiche quali l’aborto o l’eutanasia.

L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, non solo ha respinto il Rapporto McCafferty, ma l’ha sostituito con un nuovo testo, in cui il diritto del personale medico all’obiezione di coscienza è sancito in maniera esplicita.

Si tratta di una vittoria importante per il diritto alla vita, un evento che nessuno aveva preventivato. Tutti i timori paventati per una eventuale approvazione del Rapporto McCafferty sono svaniti e sono stati sostituiti da manifestazioni di giubilo.

Per comprendere in che modo e come è stato possibile trasformare una risoluzione antivita in una favorevole al diritto di nascere, ZENIT ha intervistato l’onorevole Luca Volontè, Presidente del Gruppo PPE-Cristiano Democratici alla Assemblea del Consiglio di Europa.

Qual è la buona notizia? Cosa è accaduto all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa?

Volontè: La buona notizia è che a 60 anni dalla sua sottoscrizione, i solenni impegni della Convenzione dei Diritti Umani del Consiglio di Europa sono ancora vivi e vegeti. L’azione guidata dal nostro Gruppo parlamentare, che ha avuto l’appoggio di moltissime Ong europee, diverse chiese cristiane e molti esponenti laici, non solo ha ‘ribaltato’ il Rapporto McCafferty, che voleva restringere e abolire l’obiezione di coscienza in tutti i Paesi del Consiglio, ma ha riaffermato la inalienabilità dei diritti umani e della libertà di coscienza in Europa.

Come si è svolto il dibattito e come si è arrivati ad un esito così favorevole per la cultura della vita?

Volontè: Un dibattito intenso e combattuto, dove da una lato noi del PPE abbiamo voluto mettere in chiaro fin da subito che a quella distruzione dei diritti umani ci saremmo opposti fermamente, dall’altro una ripetizione di slogan falsi e consumati. Falsi perchè si partiva dalla negazione della realtà, infatti tutti i Paesi del Consiglio possiedono dirette o indirette previsioni sanitarie che valorizzano l’obiezione di coscienza e consentono le prestazioni sanitarie per tutti. Consumati perché è apparso fin dal dibattito sul primo emendamento, l’affermazione forte della centralità della libertà di coscienza in campo medico per tutti i soggetti e le istituzioni, che noi opponevamo ragioni e difendevamo diritti umani e i socialisti ripetevano assiduamente solo ed esclusivamente slogan datati al periodo delle ‘rivoluzione sessuale’. Così voto dopo voto, con una tattica prevista fin nell’ultimo dettaglio, abbiamo smontato il Rapporto McCafferty e lo abbiamo sostituito con affermazioni forti ed emblematiche sulla libertà e il diritto alla obiezione di coscienza.

Quali erano le minacce? Che cosa proponeva il Rapporto McCafferty?

Volontè: Le minacce erano chiare, lo sono state fin dall’inizio della discussione nel 2009, ridurre il diritto alla obiezione di coscienza per i medici ed azzerarlo per il personale paramedico e le strutture ospedaliere pubbliche e private. Contemporaneamente nel Rapporto c’erano proposte pericolose di introduzione del ‘diritto umano all’aborto’ e bilanciamenti sgangherati, giuridicamente nulli, tra diritti umani riconosciuti da centinaia di Convenzioni e Dichiarazioni universali e fantomatici (ideologico) diritti alla salute riproduttiva (aborto) e all’eutanasia. L’approvazione del Rapporto era tanto attesa dai Governi socialisti (Zapatero in primis) e, a detta della sig.ra McCafferty, anche dalla Corte di Strasburgo per interpretare e promuovere sentenze e legislazioni che abolissero l’obiezione di coscienza per i medici, paramedici e ospedali.

In che modo i risultati di questo dibattito possono influire concretamente nella pratica medica?

Volontè: Ora, seppur la Risoluzione non abbia un carattere ‘costrittivo’ per Parlamenti e Governi, sarà molto più facile in sede giurisdizionale interna e internazionale la difesa del diritto della obiezione di coscienza in tutti i Paesi del Consiglio d’Europa. Partiti e movimenti pro-life potranno contestare leggi ingiuste e adire con più forza ai Tribunali. Gli spagnoli si stanno già muovendo in questa direzione. Dal nostro lavoro può nascere una vera rivoluzione positiva per l’Europa. E’ stata una vittoria molto concreta e altrettanto simbolica.

Molti ponderano l’esito di questo dibattito in un segno dei tempi, la punta dell’iceberg di un modello culturale favorevole alla vita che sta emergendo, dopo tanti anni di cultura della morte. Qual è il suo parere in proposito?

Volontè: Non so se sia una segno dei tempi, molti movimenti pro-life europei devono lavorare in modo diverso, alcuni lo stanno già facendo e i risultati si vedono. Tuttavia la cultura della vita è l’unica ragionevole speranza di vita futura del continente europeo che vive una crisi demografica suicida. Ci sono dunque buone ragioni di speranza e tanto lavoro da fare, siamo solo all’inizio ma come ci insegnano i pellegrini di tutti i tempi, il cammino comincia con un passo. Sursum Corda!

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ZENIT Staff

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