di Carmen Elena Villa
ROMA, martedì, 12 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “Vi sto mandando un santo”. Furono queste le parole di padre André Provençal, che conobbe il giovane Alfred Bessette e decise di presentarlo alla Congregazione della Santa Croce a Montreal (Canada). L’allora aspirante prese poi il nome di fr. André.
Papa Benedetto XVI lo canonizzerà il 17 ottobre, insieme ad altri cinque beati. Sarà il primo santo di questa Congregazione. Migliaia di persone visitano a tutt’oggi la sua tomba, situata nel santuario di San Giuseppe, che egli stesso fece costruire sul cosiddetto Mont Royal.
Parlando con ZENIT, padre Mario Lasciabell, il vicepostulatore della sua causa, ha detto che i fedeli “hanno manifestato per iscritto il proprio desiderio che la Chiesa riconoscesse quanto prima la santità dell’umile amico dei poveri e degli afflitti”.
Sofferenza fin da piccolo
Bessette nacque nel 1845 in un paese chiamato Mont-Saint-Grégorie, a 40 chilometri da Montreal, in una famiglia della classe operaia. Il piccolo aveva tanti problemi di salute che i genitori vollero battezzarlo il giorno stesso della nascita, pensando che non sarebbe sopravvissuto. Ma morì 91 anni dopo…
Rimase orfano di padre quando aveva 9 anni e di madre a 12, per cui insieme agli 11 fratelli venne affidato alla zia Rosalie Nadeau e a suo marito Timothée.
“Maria e Giuseppe divennero i suoi genitori adottivi”, ha indicato padre Lasciabell. “Quel periodo permise a fr. André di consolidare fortemente il suo rapporto con Dio anziché di allontanarsi per i dolorosi fatti della sua vita”.
A 20 anni si recò negli Stati Uniti insieme a un gruppo di immigrati per lavorare nel settore tessile. Nel 1867 tornò in Canada per svolgere altri lavori.
Fu allora che il suo parroco decise di inviarlo alla Congregazione della Santa Croce, dove all’inizio venne respinto per i suoi problemi di salute, che lo accompagnarono per tutta la vita. Il Vescovo di Montreal, monsignor Ignace Bourget, chiese che la decisione venisse rivista e Alfred venne accettato nel 1872.
Molto più di un portiere
A fr. Bessette venne affidato l’incarico di portiere del collegio di Nostra Signora delle Nevi, vicino Montreal. Svolgeva anche altri lavori occasionali, ma volle fare di questo compito una missione che andava al di là dell’aprire la porta: “Riceveva i visitatori e i loro parenti. Il prossimo divenne così una realtà importante per fr. Andre”, ha detto il vicepostulatore.
La sua vita spirituale, le sue parole semplici ma piene di senso fecero sì che sempre più persone parlassero al portiere di quel collegio. Molti malati andavano a chiedergli consolazione, preghiere e consigli. “Sapeva che non si può amare davvero Dio senza amare il prossimo, né amare gli altri senza riconoscere la presenza di Dio in loro”, ha dichiarato il vicepostulatore.
“Una folla quotidiana di malati, di afflitti, di poveri di ogni tipo, di handicappati o feriti dalla vita trovavano presso di lui, al parlatorio del collegio, all’Oratorio, accoglienza, ascolto, conforto e fede in Dio”, ha detto Papa Giovanni Paolo II nell’omelia della sua beatificazione nel maggio 1982. Fr. Bessette dava a tutti lo stesso consiglio: cercare l’intercessione di San Giuseppe, pregare e accostarsi ai sacramenti.
Diceva ai malati di ungersi con l’olio della lampada che si trovava in una cappella che aveva il nome del santo. Molti fedeli che lo facevano venivano guariti, anche se da un punto di vista medico non avevano speranze. Alcuni iniziarono a dire che il religioso compiva miracoli, ma egli insisteva nel dire che il responsabile di quelle guarigioni era San Giuseppe. Per questo, nel 1904, ebbe l’iniziativa di costruire un santuario in suo onore.
Fr. Bessette iniziò a riunire un numero sempre più ampio di seguaci, ma la sua vita provocò anche alcune reazioni negative. Tra queste, quella del dottor Josep Charette, che ridicolizzava i suoi atteggiamenti. Un giorno sua moglie ebbe una forte emorragia nasale che non si riusciva a fermare in alcun modo. La donna chiese di essere portata dal religioso, ma il medico si rifiutò. “Dici che mi ami e saresti capace di farmi morire dissanguata?”, gli chiese la moglie. Charette andò da fr. André, che gli disse: “Dottore, torni a casa, l’emorragia si è fermata”, e così fu.
Nel 1924 culminò la costruzione dell’oratorio dedicato al Santo Custode. “Fr. André fu il costruttore non solo di un edificio di pietre, ma di una comunità cristiana vivente. Divenne un fattore unificante”, ha detto padre Lasciabell.
Fr. Bessette morì nel 1937. “Non ho mai portato a fr. André una persona malata senza che questa tornasse a casa felice. Alcuni venivano guariti, altri morivano tempo dopo, ma fr. André li consolava”, diceva uno dei suoi amici.
“Più di un milione di persone andò a rendergli omaggio anche se i suoi funerali si svolsero nel freddo invernale. E ancora oggi, più di due milioni e mezzo di pellegrini e visitatori arrivano ogni anno all’oratorio di San Giuseppe sul Mont Royal”, ha segnalato padre
Lasciabell.
“In un’epoca difficile per la Chiesa canadese, i credenti di questo Paese si rallegrano di constatare che Dio è tra loro e che questo manifesta segni inequivocabili della sua presenza”, ha concluso il vicepostulatore di fr. Bessette.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]