Benedetto XVI: l'umiltà, chiave per ricevere le grazie di Dio

Omelia al Foro Italico Umberto I di Palermo

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

PALERMO, domenica, 3 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Se ci si accosta a Dio con umiltà, sarà Egli stesso a servirci.

Benedetto XVI lo ha affermato questa domenica mattina presiedendo la celebrazione eucaristica al Foro Italico Umberto I di Palermo durante la sua visita pastorale nel capoluogo siciliano in occasione del Raduno ecclesiale regionale delle Famiglie e dei Giovani.

Gesù, ha spiegato, ci fa prendere coscienza che “siamo servi di Dio”, che “non siamo creditori nei suoi confronti, ma siamo sempre debitori, perché dobbiamo a Lui tutto, perché tutto è suo dono”.

“Accettare e fare la sua volontà è l’atteggiamento da avere ogni giorno, in ogni momento della nostra vita”, ha avvertito.

“Davanti a Dio non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso un servizio e di meritare una grande ricompensa. Questa è un’illusione che può nascere in tutti, anche nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa. Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio”.
 
“Se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità”.

Accrescere la fede

L’umiltà, ha proseguito il Papa, consiste anche nell’essere consapevoli della necessità di approfondire sempre il rapporto con il Signore.

“Gesù ha educato i suoi discepoli a crescere nella fede, a credere e ad affidarsi sempre di più a Lui, per costruire sulla roccia la propria vita. Per questo essi gli chiedono: ‘Accresci in noi la fede’”, ha sottolineato citando il Vangelo del giorno (Lc 17, 5-10).

“E’ la domanda fondamentale: i discepoli non chiedono doni materiali, non chiedono privilegi, ma chiedono la grazia della fede, che orienti e illumini tutta la vita; chiedono la grazia di riconoscere Dio e di poter stare in relazione intima con Lui, ricevendo da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio, dell’amore e della speranza”.

La fede, ha proseguito il Pontefice, ha un’“incredibile vitalità”.

“Come una leva muove molto più del proprio peso, così la fede, anche un pizzico di fede, è in grado di compiere cose impensabili, straordinarie, come sradicare un grande albero e trapiantarlo nel mare”.

“Fidarci di Cristo, accoglierlo, lasciare che ci trasformi, seguirlo fino in fondo” “rende possibili le cose umanamente impossibili, in ogni realtà”.  

“L’empio, colui che non agisce secondo Dio, confida nel proprio potere, ma si appoggia su una realtà fragile e inconsistente, perciò si piegherà, è destinato a cadere; il giusto, invece, confida in una realtà nascosta ma solida, confida in Dio e per questo avrà la vita”.

Incoraggiamento

Il Papa si è quindi detto consapevole del fatto che “a Palermo, come anche in tutta la Sicilia, non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni”.

A questo proposito, si è riferito in particolare “a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale” e “della criminalità organizzata”.

“Oggi sono in mezzo a voi per testimoniare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera – ha affermato –. Sono qui per darvi un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”.

Il Pontefice ha infatti ricordato che “nei secoli passati la Chiesa che è in Palermo è stata arricchita ed animata da una fede fervida, che ha trovato la sua più alta e riuscita espressione nei Santi e nelle Sante”, e ha esortato a non dimenticare come il senso religioso locale “abbia sempre ispirato e orientato la vita familiare, alimentando valori, quali la capacità di donazione e di solidarietà verso gli altri, specialmente i sofferenti, e l’innato rispetto per la vita, che costituiscono una preziosa eredità da custodire gelosamente e da rilanciare ancor più ai nostri giorni”.

“Cari amici, conservate questo prezioso tesoro di fede della vostra Chiesa; siano sempre i valori cristiani a guidare le vostre scelte e le vostre azioni!”, ha esortato i presenti.

Nel suo saluto al Papa, anche il Sindaco di Palermo, Diego Cammarata, ha sottolineato come la città e tutta la terra siciliana vivano ancora “tante sofferenze”, ma ha segnalato che il “patrimonio di fede” “sa infondere coraggio e speranza”.

“Palermo continua a credere”, “ciascuno di noi è pronto a dare il proprio contributo”, ha aggiunto donando al Pontefice il carro di Santa Rosalia, patrona della città.

L’Arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, ha ringraziato dal canto suo il Pontefice per la sua “dottrina luminosa e ispirata che conferma e amplia lo sguardo della fede”.

Pur tra le difficoltà della regione, che a volte rappresentano un “humus” di cui la criminalità organizzata approfitta facilmente, il presule ha ricordato che i fedeli sono pronti a seguire le parole del Papa, forza che fa “guardare al futuro con occhi nuovi e pieni di speranza”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione