CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 28 giugno 2010 (ZENIT.org).- Ortodossi e cattolici devono portare avanti una riflessione comune sul ruolo del Vescovo di Roma. E’ quanto ha detto lunedì Benedetto XVI nel ricevere in Vaticano una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, guidata dal Metropolita Gennadios di Sassima, inviata da Bartolomeo I per la Festa dei Santi Patroni di Roma.
Nel suo discorso il Papa ha espresso la speranza che il dialogo cattolico-ortodosso “continui a compiere significativi progressi”.
Benedetto XVI ha quindi ricordato che la Commissione mista internazionale per il dialogo tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse sta discutendo sul “Ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo Millennio”.
A questo proposito la Commissione mista si è infatti incontrata a Ravenna dall’8 al 14 ottobre del 2007 ed ha approvato un documeno in 46 punti in cui cattolici e ortodossi concordano sul fatto che il Vescovo di Roma deve essere considerato come il protos, cioè il “primo” tra i Patriarchi tanto delle Chiese d’Occidente quanto d’Oriente, poiché Roma è, secondo l’espressione di Ignazio di Antiochia, la “Chiesa che presiede nella carità”.
Rimangono tuttavia da studiare le prerogative derivanti da questo primato, poiché secondo il documento “esistono delle differenze nel comprendere sia il modo secondo il quale esso dovrebbe essere esercitato, sia i suoi fondamenti scritturali e teologici”.
Nell’Enciclica “Ut Unum Sint” pubblicata nel 1995 il Papa Giovanni Paolo II aveva invitato a studiare la questione del ministero petrino nelle sue implicazioni ecumeniche allo scopo di “cercare, evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio d’amore riconosciuto dagli uni e dagli altri”.
In seguito la questione del ministero petrino suscitò diversi echi negli ambienti ecumenici e varie iniziative di studio da parte di Istituti e Centri di ricerca per l’aspetto teologico e storico del tema.
La Commissione mista di dialogo aveva cominciato a studiare il tema già nella precedente Sessione plenaria di Belgrado, svoltasi dal 18 al 25 settembre 2006 sulla base di un progetto elaborato a Mosca nel 1990.
Un momento cruciale questo, ha sottolineato il Papa, augurandosi che “illuminati dallo Spirito Santo, i membri della Commissione proseguano lungo questo cammino durante la prossima sessione plenaria a Vienna e dedichino a esso il tempo necessario per uno studio accurato di tale delicata e importante questione”.
Il Pontefice ha ringraziato poi il Signore per il fatto che le relazioni tra cattolici e ortodossi “sono caratterizzate da sentimenti di mutua fiducia, stima e fraternità” come testimoniato dai tanti incontri che si sono tenuti quest’anno tra esponenti della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa.
Nel suo discorso Benedetto XVI ha quindi sottolineato che, nel Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente che si terrà l’ottobre prossimo in Vaticano, il tema della cooperazione ecumenica riceverà una grande attenzione, come già evidenziato nell’Instrumentum laboris, il documento di lavoro che serve a preparare l’incontro.
Dopo aver espresso compiacimento per la presenza al Sinodo di una delegazione del Patriarcato ecumenico, il Papa ha sottolineato che “le difficoltà che i cristiani del Medio Oriente stanno sperimentando sono in larga misura comuni a tutti”.
Per questo ha lanciato l’invito a una sempre più stretta “cooperazione ecumenica fra i cristiani” affinché i cristiani del Medio Oriente riescano a “vivere come una minoranza” e ottenere “una libertà religiosa autentica e la pace”, senza interrompere “il dialogo con le comunità islamiche ed ebree”.