CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 28 giugno 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti per la Giornata Mondiale del Turismo, che si celebrerà il 27 settembre prossimo sul tema Turismo e biodiversità.
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Con il tema Turismo e biodiversità, proposto dall’Organizzazione Mondiale competente, la Giornata Mondiale del Turismo vuole offrire il proprio contributo al 2010, dichiarato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite “Anno Internazionale della biodiversità”.
Tale decisione nasce da una profonda preoccupazione “per le ripercussioni sociali, economiche, ambientali e culturali derivanti dalla perdita di biodiversità, comprese le conseguenze avverse che essa comporta per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio, e vuole mettere in rilievo la necessità di adottare misure concrete per invertire tale perdita”[1].
La biodiversità si riferisce alla grande ricchezza di esseri che vivono sulla Terra, come pure al delicato equilibrio di interdipendenza e interazione esistente tra di loro e con l’ambiente fisico che li accoglie e li condiziona. Essa si traduce nei vari ecosistemi, di cui sono buon esempio le foreste, le zone umide, le savane, i deserti, le barriere coralline, le montagne, i mari o le zone polari.
Su di loro incombono tre gravi pericoli, che esigono una soluzione urgente: il cambiamento climatico, la desertificazione e la perdita di biodiversità. Negli ultimi anni quest’ultima è cresciuta ad un ritmo senza precedenti. Studi recenti indicano che, a livello mondiale, sono minacciati o a rischio di estinzione il 22% dei mammiferi, il 31% degli anfibi, il 13.6% degli uccelli o il 27% delle barriere coralline[2].
A questi cambiamenti contribuiscono, in grande misura, numerosi settori dell’attività umana, tra i quali senza dubbio c’è il turismo, che si colloca tra quelli che hanno conosciuto una crescita più elevata e rapida. Al riguardo, possiamo ricordare le cifre fornite dall’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT). Se gli arrivi internazionali di turisti sono stati 534 milioni nel 1995, e 682 milioni nel 2000, le previsioni che appaiono nel rapporto Tourism 2020 Vision sono di 1006 milioni per il 2010, e potranno raggiungere i 1561 milioni nel 2020, con una crescita media annuale del 4.1%.[3] A queste cifre del turismo internazionale bisogna aggiungere quelle ancor più notevoli del turismo interno. Tutto ciò mostra la forte crescita di questo settore economico, che comporta alcuni effetti importanti per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità, con il conseguente pericolo che si trasformi in un serio impatto ambientale, specialmente per quanto riguarda il consumo smisurato di risorse limitate (come l’acqua potabile e il territorio) e per la grande produzione di residui contaminati, che superano la quantità che una determinata zona può assorbire.
La situazione è aggravata dal fatto che la domanda turistica si rivolge sempre più a destinazioni della natura, attratta dalle sue innumerevoli bellezze, il che presuppone un impatto importante sulle popolazioni visitate, sulla loro economia, sull’ambiente e sul patrimonio culturale. Questo fatto può rappresentare un elemento pregiudizievole oppure contribuire in maniera significativa e positiva alla conservazione del patrimonio. Il turismo vive, così, un paradosso. Se, da una parte, nasce e si sviluppa grazie all’attrazione di alcuni siti naturali e culturali, dall’altra questi stessi possono essere deteriorati e perfino distrutti dal turismo stesso, per cui finiscono per essere esclusi dalle destinazioni turistiche in quanto hanno perduto l’attrazione che li distingueva all’origine
In considerazione di tutto ciò, possiamo affermare che il turismo non può sottrarsi alla sua responsabilità nella difesa della biodiversità, ma, al contrario, deve assumervi un ruolo attivo. Lo sviluppo di questo comparto economico deve essere inevitabilmente accompagnato dai principi di sostenibilità e rispetto della diversità biologica.
Di tutto questo si è seriamente preoccupata la comunità internazionale, e questi temi sono stati oggetto di ripetuti pronunciamenti[4]. La Chiesa vuole unirvi la sua voce, nel ruolo che le è proprio, partendo dalla convinzione che essa stessa “ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche nella sfera pubblica. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso”[5]. Senza entrare nella questione di soluzioni tecniche concrete, che sfuggirebbero alla sua competenza, la Chiesa si preoccupa di richiamare l’attenzione sulla relazione esistente tra il Creatore, l’essere umano e il creato[6]. Il Magistero ribadisce ripetutamente la responsabilità dell’essere umano nella preservazione di un ambiente integro e sano per tutti, partendo dal convincimento che “la tutela dell’ambiente costituisce una sfida per l’umanità intera: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo”[7].
Come afferma il Santo Padre Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate, “nella natura il credente riconosce il meraviglioso risultato dell’intervento creativo di Dio, che l’uomo può responsabilmente utilizzare per soddisfare i suoi legittimi bisogni — materiali e immateriali — nel rispetto degli intrinseci equilibri del creato stesso”,[8] e il cui utilizzo rappresenta per noi “una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l’umanità intera”[9]. Per questo, il turismo deve essere rispettoso dell’ambiente, e cercare di raggiungere una perfetta armonia con il creato, di modo che, garantendo la sostenibilità delle risorse da cui dipende, non dia origine a trasformazioni ecologiche irreversibili.
Il contatto con la natura è importante. Pertanto il turismo si deve sforzare di rispettare e valorizzare la bellezza del creato, nella convinzione “che tanti trovano tranquillità e pace, si sentono rinnovati e rinvigoriti quando sono a stretto contatto con la bellezza e l’armonia della natura. Vi è pertanto una sorta di reciprocità: nel prenderci cura del creato, noi constatiamo che Dio, tramite il creato, si prende cura di noi”[10].
C’è un elemento che rende ancor più esigente, se possibile, questo sforzo. Nella propria ricerca di Dio, l’essere umano scopre alcune vie per avvicinarsi al Mistero, che hanno come punto di partenza il creato[11]. La natura e la biodiversità ci parlano di Dio Creatore, il quale si fa presente nella sua creazione, “difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l’Autore” (Sap 13, 5), “perché li ha creati lo stesso autore della bellezza” (Sap 13, 3). È per questo che il mondo, nella sua diversità, “si offre allo sguardo dell’uomo come traccia di Dio, luogo nel quale si disvela la sua potenza creatrice, provvidente e redentrice”[12]. Il turismo, perciò, avvicinandosi al creato in tutta la sua varietà e ricchezza, può essere occasione per promuovere o accrescere l’esperienza religiosa.
Diventa urgente e necessaria, di conseguenza, la ricerca di un equilibrio tra turismo e biodiversità, in cui entrambi si sostengano reciprocamente, di modo che sviluppo economico e protezione dell’ambiente non appaiano come elementi contrapposti e incompatibili, bensì si tenda a conciliare le esigenze di entrambi[13].
Gli sforzi per proteggere e promuovere la biodiversità nella sua relazione con il turismo passano, in primo luogo, per lo sviluppo di strategie partecipative e condivise, in cui siano coinvolti i settori interessati. La maggior parte dei Governi, istituzioni internazionali, associazioni professionali del settore turistico
e organizzazioni non governative devono difendere, in una visione di ampio raggio, la necessità di un turismo sostenibile come unica forma possibile affinché il suo sviluppo sia, al tempo stesso, economicamente redditizio, protegga le risorse naturali e culturali, e sia aiuto reale nella lotta contro la povertà.
Le autorità pubbliche, poi, devono offrire una legislazione chiara, che protegga e potenzi la biodiversità, rafforzando i benefici e riducendo i costi del turismo, nella vigilanza del rispetto delle regole[14]. A ciò si deve sicuramente accompagnare un investimento importante in termini di pianificazione ed educazione. Gli sforzi governativi dovranno essere più consistenti nei luoghi maggiormente vulnerabili e in cui il degrado è stato più intenso. Probabilmente in alcuni di essi il turismo dovrà essere limitato o addirittura evitato.
Si richiede, invece, alle imprese turistiche di “concepire e sviluppare la propria attività riducendo al minimo gli effetti negativi sulla protezione degli ecosistemi sensibili e dell’ambiente in generale contribuendo attivamente alla loro protezione e facendone beneficiare le comunità locali”[15]. Per questo occorrerà realizzare studi previ sulla sostenibilità di ciascun prodotto turistico, evidenziando gli apporti positivi reali come pure i rischi potenziali, nella convinzione che il settore non può perseguire l’obiettivo del massimo beneficio ad ogni costo[16].
Infine, i turisti devono essere consapevoli del fatto che la loro presenza in un luogo non sempre è positiva. A questo scopo, essi devono essere informati sui benefici reali che comporta la conservazione della biodiversità ed educati al turismo sostenibile. Essi dovrebbero altresì reclamare che le imprese turistiche contribuiscano realmente allo sviluppo del luogo. In nessun caso il territorio o il patrimonio storico-culturale delle destinazioni devono essere pregiudicati a favore del turista, adattandosi ai suoi gusti o desideri. Uno sforzo importante, che in modo particolare deve realizzare la pastorale del turismo, è l’educazione alla contemplazione, che aiuti i turisti a scoprire la traccia di Dio nella grande ricchezza della biodiversità.
Così, un turismo che si sviluppa in armonia con il creato farà risuonare nel cuore del turista la lode del salmista: “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra” (Sal 8, 2).
Città del Vaticano, 24 giugno 2010
+ Antonio Maria Vegliò
Presidente
+ Agostino Marchetto
Arcivescovo Segretario
1) Organizzazione delle Nazioni Unite, Risoluzione A/RES/61/203 approvata dall’Assemblea Generale, 20 dicembre 2006.
2) Cfr. J.-C. Vié, C. Hilton-Taylor and S. N. Stuart (eds.), Wildlife in a Changing World. An analysis of the 2008 IUCN Red List of Threatened Species, International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, Gland, Switzerland, 2009, p. 18: http://data.iucn.org/dbtw-wpd/edocs/RL-2009-001.pdf
3) Cfr. http://www.unwto.org/facts/eng/vision.htm
4) Un primo documento da registrare è la Carta del Turismo Sostenibile, approvata durante la “Conferenza Mondiale del Turismo Sostenibile”, celebrata nell’isola spagnola di Lanzarote dal 27 al 28 aprile 1995. In maniera congiunta, nel 1996 l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), il World Travel & Tourism Council (WTTC) e il Consiglio della Terra hanno stilato l’Agenda 21 per il settore dei Viaggi e del Turismo: Verso uno sviluppo ambientalmente sostenibile, che traduce in un programma d’azione per il turismo l’Agenda 21 delle Nazioni Unite per la promozione dello sviluppo sostenibile (adottata nel Summit della Terra svoltosi a Rio de Janeiro nel 1992). Un altro punto di riferimento significativo è la Dichiarazione di Berlino, documento conclusivo della “Conferenza internazione di Ministri dell’Ambiente su biodiversità e turismo”, che ha avuto luogo nella capitale tedesca dal 6 all’otto marzo 1997. Probabilmente questo documento rappresenta il contributo più importante, a motivo della sua elaborazione, influenza, diffusione e dei suoi firmatari. Alcuni mesi più tardi è stata firmata la Dichiarazione di Manila sull’impatto sociale del turismo, in cui era messa in evidenza l’importanza di una serie di principi a favore della sostenibilità turistica. Come frutto del “Summit Mondiale dell’Ecoturismo”, organizzato nel maggio 2002 dall’OMT, con il sostegno del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (PNUMA), è stata pubblicata la Dichiarazione del Québec sull’ecoturismo. Nel quadro del “Convegno su Biodiversità”, nel 2004 sono state pubblicate le Direttive su Biodiversità e Sviluppo del Turismo. A tutti questi documenti a carattere internazionale bisogna aggiungere le numerose guide e i compendi di buone pratiche pubblicati in relazione a questo tema dall’OMT, tra cui segnaliamo quella intitolata Per un turismo più sostenibile: guida per responsabili politici, edita nel 2005 in collaborazione con il PNUMA.
5) Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, n. 51: AAS 101 (2009), p. 687.
6) Cfr. Benedetto XVI, Messaggio per la celebrazione della XLIII Giornata Mondiale della Pace 2010, 8 dicembre 2009, n. 4: L’Osservatore Romano, n. 290 (45.333), 16 dicembre 2009, p. 6.
7) Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004, n. 466. Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Centesimus annus, n. 40: AAS 83 (1991) p. 843.
8) Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, n. 48, l.c., p. 684.
9) Ibidem.
10) Benedetto XVI, Messaggio per la celebrazione della XLIII Giornata Mondiale della Pace 2010, n. 13, l.c., p. 5.
11) Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997, n. 31.
12) Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 487,l.c.
13) Cfr. Ibidem, n. 470.
14) Cfr. Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, n. 50, l.c., p. 686.
15) Summit Mondiale dell’Ecoturismo, Rapporto Finale. Dichiarazion di Québec sull’ecoturismo, 22 maggio 2002, Organizzazione Mondiale del Turismo e Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, Madrid 2002, raccomandazione 21.
16) Cfr. Organizzazione Mondiale del Turismo, Codice Mondiale di Etica del Turismo, 1° ottobre 1999, art. 3 §4: http://www.unwto.org/ethics/full_text/en/full_text.php?subop=2