Cosa insegna la storia recente?

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di padre Piero Gheddo*

 

ROMA, domenica, 27 giugno 2010 (ZENIT.org).- Sono stato due mesi a Roma (aprile-maggio 2010) per esaminare, purificare e portare a Milano i libri che ancora mi possono servire e il materiale scritto accumulato in 16 anni a Roma sul tema missionario. 

E’ una pena vedere come, negli ultimi cinquant’anni, sono tramontati tanti modelli e ideologie, che hanno suscitato entusiasmo e dedizione nei popoli poveri e poi sono falliti; e anche in Occidente sono stati sostenuti con foga da non pochi cattolici convinti e praticanti. Per grazia di Dio, mi sono sempre battuto contro questi falsi ideali di “liberazione” che mi apparivano destinati al fallimento per la loro radice pagana e disumana.

Il crollo di un mito rivoluzionario lascia sempre tanti orfani: orfani di Mao, orfani del Vietnam di Ho Chi Minh e dei Khmer rossi di Pol Pot, orfani di Fidel Castro e di Che Guevara, orfani di altri miti minori ma non meno coinvolgenti: Sandinisti del Nicaragua,  Thomas Sankara del Burkina Faso, Samora Machel del Mozambico, Eduardo Dos Santos dell’Angola, Sekù Turé della Guinea Konakry, Amilcar Cabral e i guerriglieri della Guinea Bissau, Menghistu dell’Etiopia, Afeworki dell’Eritrea, Robert Mugabe dello Zimbabwe, Siad Barre della Somalia, tutti dittatori o movimenti (li ho visto sul posto) che avevano sposato l’ideologia marxista-leninista-maoista, già fallita in Unione Sovietica e nell’Europa dell’Est, ma ancora capace di suscitare speranze sia nelle élites dei popoli poveri che in Occidente e in Italia.

Non c’è in me alcuna intenzione di irridere alle illusioni generose di tanti fratelli e sorelle. Quei modelli erano palloni gonfiati e si sono sgonfiati, erano sogni e sono svaniti uno ad uno per la logica implacabile della storia, che ci insegna questo: la rivoluzione violenta e le guerriglie di liberazione (ispirate al marxismo-leninismo-maoismo e sostenute  dall’Urss e dalla Cina) quando conquistano il potere diventano regimi peggiori di quelli contro i quali si è combattuto per  “liberare il popolo”.

Il cammino della sinistra italiana, in questo quadro globale, sembra sfociare in un orfanotrofio, pieno di orfani di tutte le rivoluzioni violente e delle guerriglie di liberazione. Fra le decine che le sinistre hanno esaltato e appoggiato, non se ne salva nemmeno una! Ho buttato via quasi tutti i ritagli di giornali e di riviste che sostenevano queste “liberazioni” illusorie. “Parce sepultis”, dicevano i latini, “Lascia che i morti seppelliscano i morti” dice Gesù.

Forse i più giovani fra i miei pochi lettori non mi capiscono. Ma sto parlando di lotte politiche e sociali di popoli lontani che dagli anni Sessanta fino ai Novanta del Novecento hanno spaccato in due l’opinione pubblica italiana e anche cattolica. Porto un solo esempio per farmi capire. I “sandinisti” in Nicaragua – dal nome di Augusto Nicolàs Sandino (1895-1934) che aveva organizzato una rivolta contro la presenza militare degli Usa negli anni dal 1927 al 1933 – erano giunti al potere nel 1980 dopo la rivoluzione vittoriosa contro il dittatore Somoza, uomo nefasto per il paese e il popolo, contro il quale scrissi nei miei articoli su “Avvenire” e in “Mondo e Missione” dopo il viaggio in Nicaragua del 1979.

Negli anni Ottanta, i sandinisti avevano suscitato un entusiasmo non giustificato dal loro governo rivoluzionario, decaduto dopo le elezioni del 1990 quando venne eletto Presidente il rappresentante del partito loro opposto con il 55% dei voti (i Sandinisti ebbero solo il 40%). Ecco alcune espressioni tratte da ritagli della stampa italiana (anche cattolica) di quegli anni Ottanta: “Il Nicaragua è il paese dell’America Latina dove il Vangelo trova le migliori condizioni per essere annunziato e vissuto”; “In Nicaragua, fin che esisterà il Sandinismo esisterà il cristianesimo”; “Sandino ieri, oggi e sempre”; “Chi opta per la rivoluzione dei Sandinisti opta per la vita; chi opta per la controrivoluzione dei Contras opta per la morte e non è cristiano”: “la Chiesa popolare del Nicaragua è per Sandino” .

Infatti i vescovi condannavano il movimento rivoluzionario che toglieva libertà alla Chiesa e all’opposizione e realizzava un programma chiaramente ispirato a quello della vicina Cuba comunista. E’ solo un esempio. Ne potrei citare altri simili.

Concludo. Tutte le ideologie e tutti i sistemi politici, di destra o di sinistra o di centro, sono inevitabilmente caduchi, tramontano in pochi anni o decenni. Il cristiano fa la sua scelta secondo il Vangelo e la propria coscienza  (tenendo anche conto degli orientamenti che dà la Chiesa), per ottenere il maggior bene comune possibile o anche evitare il peggior male. Con passione e dedizione, ma senza assolutizzare nulla, perchè di assoluto c’è solo Dio.

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*Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di Mondo e Missione e di Italia Missionaria, è stato tra i fondatori della Emi (1955), di Mani Tese (1973) e Asia News (1986). Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente scrivendo oltre 80 libri. Ha diretto a Roma l’Ufficio storico del Pime e postulatore di cause di canonizzazione. Oggi risiede a Milano.

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ZENIT Staff

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