Intervento della Santa Sede a New York sul crimine transnazionale

ROMA, venerdì, 25 giugno 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l’intervento pronunciato il 21 giugno dall’Arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, nell’ambito della 64ª sessione dell’Assemblea generale dell’Onu, durante l’incontro di alto livello sul crimine organizzato transnazionale, ai sensi della risoluzione 64/179 del 18 dicembre 2009, volta a promuovere l’adesione universale alla Convenzione e ai Protocolli e a rafforzare la cooperazione internazionale.

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Presidente,

la mia Delegazione desidera ringraziare lei e i relatori per il loro lavoro  a questo utile dibattito sul crimine organizzato transnazionale.

Una conseguenza del mondo interconnesso è la natura sempre  più interconnessa del crimine. Sebbene l’abilità di comunicare e di commerciare in tutte le parti del mondo abbia promosso  solidarietà e commercio globali, ha anche portato a un’intensificazione del crimine attraverso le frontiere nazionali. Questa dinamica nella natura globalizzata del crimine lancia nuove sfide ai meccanismi legali e giudiziari che tentano di punire i criminali e di proteggere i propri cittadini.

La Dichiarazione di Napoli e la Convenzione di Palermo costituiscono sforzi sostanziali della comunità internazionale per instaurare una cooperazione volta a prevenire l’attività criminale e perseguire i colpevoli.  Queste Convenzioni hanno riconosciuto la sempre più indiscutibile tesi secondo la quale, dal momento che il crimine diviene internazionale, anche la risposta ad esso deve essere internazionale.

Oggi, milioni di persone sono vittima del traffico di esseri umani. Più del 70 per cento di loro, quasi tutte donne e ragazze, è destinato allo sfruttamento sessuale. Questa realtà è tragica e ingiustificabile. Il traffico transnazionale di donne e di bambini per lo sfruttamento sessuale si basa purtroppo sull’equilibrio fra l’«offerta» di vittime nei Paesi dai quali provengono e la «domanda» nei Paesi dove saranno ricevute. Il processo di traffico nasce, dunque, da questa «domanda». Per evidenziare i diritti delle vittime è necessario risolvere il problema di tale «domanda» e, con esso, quello del gravissimo degrado della dignità umana che sempre accompagna la piaga della tratta di esseri umani. Infatti, piuttosto che affrontare concretamente il problema della domanda, vengono varate sempre più leggi che cercano di legittimare questo lavoro disumanizzante. Perfino gli eventi sportivi e sociali mondiali, concepiti per promuovere maggiori rispetto e armonia fra le persone in tutto il mondo, sono diventati invece opportunità di maggiore sfruttamento e tratta di donne e ragazze.

Nello stesso modo, il narcotraffico globale continua a sortire effetti devastanti su individui, famiglie e comunità in tutto il mondo. Nelle aree di produzione, la domanda di sostanze illegali alimenta bande organizzate, cartelli e terroristi. Queste organizzazioni criminali utilizzano i proventi delle attività illegali per diffondere paura e violenza e garantire così il successo della loro ricerca di avidità e potere. Le attività di quegli individui e di quelle organizzazioni devono essere affrontate con urgenza con tutti i mezzi legittimi possibili  per permettere alle comunità di vivere in pace e prosperità invece  che nella paura del crimine e delle ostilità.

Per risolvere questo problema, la comunità internazionale non deve concentrarsi soltanto sulle aree di produzione, ma deve anche affrontare la domanda sempre presente di stupefacenti. Questa domanda, forte soprattutto nel mondo industrializzato, dimostra che per affrontare la produzione di stupefacenti all’estero, bisogna compiere degli sforzi nel proprio Paese. L’uso di stupefacenti non solo affligge la comunità internazionale, ma ha anche effetti dannosi immediati sulla vita fisica, sociale e spirituale degli individui e delle loro famiglie. Quindi, è necessario prestare particolare attenzione a questi individui per trovare modalità per prevenire l’uso di stupefacenti e riabilitare i tossicodipendenti affinché possano contribuire più pienamente al bene comune.

Presidente,

se vogliamo impegnarci in un processo sostenuto per fermare e modificare questi due maggiori settori del crimine internazionale, le popolazioni e le culture dovranno elaborare modalità per trovare un terreno comune che possa sostenere i rapporti umani, ovunque, sulla base di un’umanità comune. Resta la necessità profonda di sostenere la dignità e il valore intrinseci di ogni essere umano, con un’attenzione speciale ai più vulnerabili della società. A questo scopo dovremmo concentrare i nostri sforzi  affrontando e perfino criminalizzando la richiesta devastante di prostituzione, che disumanizza  donne e ragazze e alimenta il traffico illegale nel mondo.

Nello stesso modo, un approccio al narcotraffico, che sia incentrato sulla persona, deve riconoscere la necessità di punire gli utenti finali  di questa attività illegale e anche di riabilitarli. La responsabilità criminale è solo un fattore della soluzione del problema perché la riabilitazione personale, sociale e spirituale è necessaria per i tossicodipendenti e  per  le comunità devastate dalla produzione  e dal traffico di stupefacenti. Inoltre, bisogna continuare a incoraggiare gli sforzi dei governi e della società civile per ripristinare la salute di individui e di comunità perché tutti hanno diritto  a uno sviluppo economico e sociale.

Questo dibattito contribuisce a fare luce sulla necessità di affrontare il crimine internazionale in modo da riconoscere la natura sempre più internazionale del crimine, ma permette anche a questa assemblea di riconoscere  che questa risposta richiede sforzi nazionali  per affrontare le cause individuali e sociali di questa attività. Sebbene sia imperativo punire i criminali per i loro reati che distruggono il bene comune, è anche necessario riconoscere i diritti e la dignità delle vittime e dei criminali per rimediare al danno cagionato dal crimine.   

[Traduzione del testo in inglese a cura de L’Osservatore Romano]
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ZENIT Staff

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