Lo Sri Lanka fatica a trovare una vera pace, afferma la Caritas

Decenni di conflitto hanno fiaccato il Paese e la popolazione

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ROMA, martedì, 22 giugno 2010 (ZENIT.org).- Secondo la Caritas, lo Sri Lanka fatica a trovare vie per una vera pace dopo decenni di conflitto.

Il Governo del Paese si è impossessato di ciò che rimaneva del territorio ribelle delle ultime Tigri Tamil (LTTE) nel maggio 2009, ponendo fine a una guerra trentennale.

Per la Caritas, tuttavia, c’è ancora molto da fare per creare le condizioni in cui possa fiorire la pace.

Serve un’azione urgente, afferma, per il reinserimento degli sfollati, la ricostruzione delle zone danneggiate dalla guerra, lo sminamento e la riduzione delle tensioni tra le varie comunità.

La maggior parte della popolazione che ha dovuto abbandonare la propria casa a causa del conflitto ha lasciato i campi di reinserimento o quelli di transito.

Ad ogni modo, circa 90.000 persone rimangono nei campi. Lo staff della Caritas, che lavora in quelle zone, afferma che le condizioni di vita sono molto difficili.

“Temperature estremamente alte unite a carenza d’acqua rendono la situazione negativa”, ha affermato padre George Sigamoney, direttore di Caritas Sri Lanka.

“Il centro dell’attenzione si sta spostando verso il reinserimento, ma si deve continuare a tener conto delle necessità delle persone che restano nei campi. Ad esempio, le strutture educative per i bambini nei campi sono inadeguate”.

Caritas Sri Lanka riferisce che le persone che ritornano sono felici di poter riprendere la propria vita, ma sottolinea l’insufficienza di servizi di base come i trasporti, la mancanza di acqua pulita, di servizi sanitari e di strade.

Molte proprietà sono danneggiate. La ricostruzione nel nord sarà estremamente costosa visto che le infrastrutture sono per la maggior parte totalmente distrutte.

La Caritas aggiunge che sono emerse anche tensioni tra le comunità a vari livelli del processo di ritorno, con accuse di furto di bestiame e dispute sulle risorse idriche comuni.

Allo stesso modo, devono essere superate le barriere linguistiche tra le varie comunità.

Un’ampia zona nel distretto di Vanni deve ancora essere sminata. Mine e altri ordigni inesplosi continuano ad essere trovati anche nelle zone ripulite per il reinserimento della popolazione.

La Caritas è una delle poche agenzie che hanno il permesso di lavorare nelle comunità colpite dalla guerra, e sta portando avanti vari progetti per aiutare gli abitanti dello Sri Lanka a ricostruire la propria vita dopo la guerra a Jaffna, Vanni e Mannar.

Negli ultimi mesi, più di 130.000 persone hanno ricevuto sostegno dalla Caritas, che aiuta anche gli ex combattenti e gli ex bambini soldato a ricominciare daccapo.

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ZENIT Staff

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