Il ruolo delle scuole cattoliche in Algeria nel dialogo con l'Islam

Intervista a mons. Henri Teissier, Arcivescovo emerito di Algeri

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

di Mirko Testa/Roland Tannoury

JOUNIEH (Libano), lunedì, 21 giugno 2010 (ZENIT.org).- Ci sono Paesi in cui l’incontro e l’amicizia tra cristiani e musulmani può nascere tra i banchi di scuola. E’ questo il caso dell’Algeria, raccontato da mons. Henri Teissier, che ha ricoperto l’incarico di Arcivescovo di Algeri dal 1988 fino al 2008.

Apostolo dell’amicizia in Terra musulmana, mons. Teissier è un testimone d’eccezione della storia di questo Stato del Maghreb. Ordinato infatti per la diocesi di Algeri nel 1955, il presule, originario di Lione, ha vissuto sulla propria pelle il capitolo buio della Guerra d’indipendenza algerina così come i primi anni della neo Repubblica, attraversata da intrighi politico-militari che spinsero molti ad abbracciare il fondamentalismo, precipitando così il Paese nella guerra civile.

Una stagione di sangue che investì anche la Chiesa durante gli anni Novanta, anticipata dai sanguinosi moti dell’ottobre 1988. Ma nonostante i pericoli mons. Tessier scelse di non abbandonare mai il Paese.

Presente all’incontro annuale del Comitato scientifico della Fondazione Oasis – creata nel 2004 dal Patriarca di Venezia, il Cardinale Angelo Scola – in corso dal 21 al 22 giugno a Jounieh, nei pressi della capitale libanese, il presule ha concesso una intervista a ZENIT per riflettere sul tema al centro della due giorni di lavori: “L’educazione fra fede e cultura. Esperienze cristiane e musulmane in dialogo”.

Quali riflessioni le suscita il tema dell’incontro?

Mons. Henri Teissier: Abbiamo potuto visitare le suore di Baalbek, che hanno 1.000 alunni, 100 dei quali cristiani e 900 musulmani. Hanno inoltre 70 insegnanti, 5 dei quali cristiani e il resto musulmani. Allora è chiaro che un esempio così dimostra il nostro impegno nelle collaborazioni educative che implicano delle differenze di fede e di cultura, poiché tra questi bambini ci sono dei cristiani, ci sono dei bambini sunniti, ci sono degli sciiti. Ciascuno di questi gruppi ha i propri riferimenti religiosi e le proprie tradizioni.

Qual è la situazione delle scuole cattoliche in Algeria?

Mons. Henri Teissier: Abbiamo avuto delle scuole che hanno giocato un ruolo importante nelle relazioni tra cristiani e musulmani, specialmente le scuole dei Padri Bianchi e delle Suore Bianche. E a partire poi dall’indipendenza del paese nel 1962, tutte le nostre scuole sono state nazionalizzate. Alla fine degli anni ’70, ne avevamo 45.000 e ancora oggi molti genitori si ricordano con emozione ciò che hanno appreso nelle nostre scuole. Queste scuole sono state nazionalizzate ma abbiamo altri tipi di collaborazioni educative.

C’è in Algeria una divisione tra musulmani aperti al dialogo e musulmani che lo rifiutano?

Mons. Henri Teissier: Ci sono naturalmente delle correnti differenti ma, poiché si parla del tema dell’educazione, vi farò un esempio: abbiamo un certo numero di attività finalizzate alla formazione delle ragazze e delle donne. Abbiamo una rivista che ha 22 anni di vita e che è stata creata insieme da donne cristiane e musulmane, che lavoravano fianco a fianco nella stessa redazione e che è distribuita sotto la responsabilità della Croce Rossa in Algeria. Un fatto questo che mostra bene come in questa terra regni una fiducia sufficiente da poter impartire degli elementi di formazione a ragazze e donne, a livello nazionale.

Quali sono le sue riflessioni sull’ Instrumentum laboris per il prossimo Sinodo speciale sul Medio Oriente?

Mons. Henri Teissier: In Africa del nord abbiamo accolto con grande gioia la notizia che il Santo Padre aveva deciso di riunirci. Abbiamo vissuto anche il Sinodo africano, lo scorso mese di ottobre. Si è trattato del secondo Sinodo africano e conoscevamo tutti i temi in comune con le Chiese dell’Africa sub-sahariana. Ci sono molti studenti del sud del Sahara del resto, ma anche nel mondo arabo ci sono questi problemi specifici, e ci è sembrato importante che la Chiesa universale si volesse fermare a riflettere in modo particolare sui problemi dei cristiani che sono in minoranza nel mondo arabo, a cominciare da quelli del Medio Oriente. E anche noi, cristiani del Maghreb, saremo invitati.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione