“Il matrimonio? Volere il bene dell’altro”

di padre Piero Gheddo*

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ROMA, martedì, 15 giugno 2010 (ZENIT.org).- Alcuni giorni fa ho fatto un bel viaggio in auto dal Pime di  Roma al Pime di Milano in sei ore giuste (circa 600 km.), con Giovanni Radaelli, un amico di Cinisello Balsamo (Milano) che mi ha liberato dalla guida, permettendomi di godere il meraviglioso panorama che l’Italia centrale offre in primavera.

Da 16 anni ero, più o meno, un mese a Roma e uno a Milano, viaggiando quasi sempre in auto da solo. Questa volta sono venuti due amici del Pime a prendermi con un furgoncino (guidato da Giovanni Cantoni) che ha portato tutto il mio materiale al Pime di Milano (soprattutto libri). Se Dio vuole, mi stabilizzo a Milano, dov’era la mia residenza prima dei 16 anni a Roma per l’Ufficio storico del Pime, che in questo tempo ha prodotto, con l’aiuto di collaboratori, 32 libri e otto Quaderni dall’Archivio generale del Pime a Roma.

Interessante la chiacchierata con l’amico che mi ha accompagnano. Un normale italiano di 65 anni da poco in pensione, sposato con tre figli, che fa molto volontariato per la parrocchia e il Pime. Interessante perché noi preti abbiamo poco tempo per entrare in contatto prolungato con le famiglie e quando ne ho l’occasione mi piace sentire raccontare come vivono le famiglie normali. L’amico si dichiara cattolico, abbiamo anche detto il Rosario per strada.

Gli chiedo da quanti anni è sposato. “Mi sono sposato a 25 anni e sono sposato da quarant’anni. Quando mi capita di dire questo ad un giovane, spesso mi chiede: con una donna sola? Alla mia risposta positiva si meraviglia e mi chiede come è possibile un matrimonio così lungo. Gli spiego che se ti sposi davvero per amore e ti doni totalmente a tua moglie, come la moglie si dona al marito, si crea un legame fortissimo che ti permette di continuare a volerle bene. Il matrimonio è un’avventura meravigliosa se c’è amore vero, cioè donazione totale, mentre fallisce se c’è egoismo. Il principio base è quello di voler rendere felice la persona che hai sposato, condividendo tutto con lei: se è felice lei, sono felice anch’io. Per esempio, noi i soldi che avevamo e che abbiamo guadagnato li abbiamo sempre messi assieme, non c’è mai stata fra noi nemmeno l’ipotesi di poterci separare o divorziare”.

Chiedo all’amico se ci sono contrasti e difficoltà e come li risolvono. “Certo, dice, si possono avere idee diverse su alcune soluzioni da prendere. Le difficoltà non mancano. Importante essere sinceri e discuterne assieme per scegliere la soluzione migliore. Qualche volta bisogna anche cedere e rinunziare alla propria idea per andare d’accordo. Ma se c’è amore e umiltà non costa nemmeno fatica. Debbo anche aggiungere che mi sono sposato con mia moglie dopo sei anni di fidanzamento e il nostro aiuto per un buon matrimonio è stata la preghiera e l’intesa sulla pratica della fede. Sia io che mia moglie eravamo religiosi e anche da sposati abbiamo continuato ad andare in chiesa e all’oratorio, ad essere utili alla parrocchia. E adesso a fare del volontariato. Dio ci ha aiutati molto. La fede e la preghiera sono il sostegno più forte per una vita serena e felice, nonostante le sofferenze e le difficoltà”.

     Siete contenti dei vostri figli? “Contentissimi. Due sono sposati e uno ancora in casa e lavorano, hanno sempre lavorato anche quand’erano giovani, non hanno mai aspettato di avere un lavoro di loro gradimento. Poi, oltre all’oratorio, a scuola hanno incontrato il movimento di Comunione e Liberazione, che ha dato molto alla loro educazione: le amicizie, il sacerdote che li guida, le occasioni anche di fare pellegrinaggi, ritiri spirituali, discussioni sui temi di attualità visti alla luce della fede. Noi genitori apprezziamo molto la loro appartenenza al movimento. Adesso abbiamo cinque nipoti e altri ne arriveranno”.

     Chiedo all’amico se la sua famiglia sente la crisi economica che sta devastando l’Europa e anche l’Italia. Risponde: “La sentiamo nell’atmosfera di lamento e di pessimismo che c’è in giro e naturalmente anche nel dover risparmiare. Ma il necessario,  grazie a Dio, non ci è mai mancato. Debbo dire che quando penso alla vita mia e di mia moglie, ci sentiamo fortunati. Non eravamo ricchi e non lo siamo, ma abbiamo potuto avere la casa nostra, l’automobile e tante altre comodità che quarant’anni fa nemmeno si sognavano. Capisco le difficoltà delle famiglie nelle quali c’è vera disoccupazione, ma non capisco il pessimismo e il lamento generale che si sente. Penso che non apprezziamo abbastanza la fortuna di essere nati e vissuti in Italia e la fortuna di avere ereditato la fede, che costa fatica praticare, ma ti dà una marcia in più in ogni circostanza della vita”.

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*Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di Mondo e Missione e di Italia Missionaria, è stato tra i fondatori della Emi (1955), di Mani Tese (1973) e Asia News (1986). Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente scrivendo oltre 80 libri. Ha diretto a Roma l’Ufficio storico del Pime e postulatore di cause di canonizzazione. Oggi risiede a Milano.

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ZENIT Staff

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