Il Cardinale Hummes ai giovani: abbiate il coraggio di rispondere di 'sì'

Nel tracciare un bilancio dell’Anno sacerdotale da poco conclusosi

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ROMA domenica, 13 giugno 2010 (ZENIT.org).- L’Anno sacerdotale appena concluso deve rappresentare per i sacerdoti un nuovo stimolo allo slancio missionario e per i giovani un incoraggiamento a seguire la propria vocazione. Lo ha detto il Cardinale Claudio Hummes, Prefetto della Congregazione per il Clero.

In una intervista alla Radio Vaticana, il porporato ha detto che il bilancio di questo Anno sacerdotale è stato “positivo, molto positivo. Soprattutto, siamo anche molto felici che sia stato celebrato nelle comunità locali. Fin dall’inizio, è stato un impegno a fare in modo che l’Anno scendesse fino in mezzo alla gente, nelle comunità locali. Questo è stato fatto, in tutto il mondo. Credo che sia stato un anno bellissimo!”.

Il porporato ha quindi incoraggiato i sacerdoti “a continuare ad essere questo corpo presbiterale così importante, prezioso e insostituibile di ministri in tutto il mondo, soprattutto dove sono inseriti nelle comunità locali”.

A continuare, ha aggiunto, “con coraggio e con fiducia, con gioia nel donarsi ai compiti del ministero sacerdotale, riflettendo e sempre di nuovo prendendo una coscienza via via più profonda della loro identità sacerdotale: cosa vuol dire essere sacerdote e a cosa sia veramente necessario essere attenti affinché possiamo vivere questa vocazione e la missione, che è la spiritualità”.

“La spiritualità dev’essere costantemente approfondita, la vita di preghiera non può mancare al sacerdote affinché possa veramente con gioia e con sicurezza e con serenità vivere la sua vocazione, la sua missione”, ha proseguito il Cardinale Hummes.

“La seconda cosa che avrei molto a cuore di dire ai sacerdoti – ha sottolineato – è che risveglino in loro lo slancio missionario: di non limitarsi ad essere ‘al servizio’ della comunità nella quale vivono, che già c’è. Ma che abbiano anche un grande impegno missionario per andare alla gente, là dove la gente è, soprattutto a quei battezzati che si sono allontanati per tanti motivi ma anche a quei molti che non conoscono Gesù Cristo”.

“Questa ‘missione’ oggi è urgentissima! Questo farà ritrovare anche ai sacerdoti stessi più profondamente la loro identità sacerdotale, perché la missione rinnova costantemente in noi la nostra identità”.

“Poi – ha continuato ancora –, ai giovani vorrei dire che se si sentono chiamati, abbiano il coraggio di rispondere di ‘sì’, perché vale la pena essere sacerdoti, anche se ci sono tante cose nel mondo, oggi, che farebbero dire il contrario e che dicono il contrario!”.

“Ma noi tutti che siamo sacerdoti sappiamo quanto questo sia importante, quanto questo sia anche un segno della predilezione e di elezione da parte di Dio, quando Lui chiama un giovane: accettare questa vocazione”.

“Vorrei dire loro che abbiano il coraggio di farlo: si sentiranno poi grati nei riguardi di Dio per la predilezione con cui Dio li chiama”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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