CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 13 giugno 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo sabato da Benedetto XVI nel ricevere in Vaticano i partecipanti all’annuale riunione comune della Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa.
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Signor Governatore
e Signori Presidenti,
Signore e Signori Ambasciatori,
Signore e Signori Amministratori,
Cari amici,
La 45 riunione comune della Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa vi ha portati a Roma ed io ho il piacere di ricevervi questa mattina nel Palazzo Apostolico al termine del vostro incontro.
La ringrazio, Signor Governatore, per le sue parole che sottolineano l’importanza che la Santa Sede attribuisce alla Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, di cui è membro dal 1973. Nel 1956 il Consiglio d’Europa ha fondato una banca con una vocazione esclusivamente sociale, per avere uno strumento qualificato per promuovere la propria politica di solidarietà. Questa banca si è occupata, fin dall’inizio, dei problemi dei rifugiati, poi ha esteso le sue competenze all’intero ambito della coesione sociale. La Santa Sede non può che guardare con interesse a una struttura che sostiene con i suoi prestiti progetti sociali, che si preoccupa dello sviluppo, che risponde a situazioni di urgenza e che vuole contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle persone bisognose.
Gli eventi politici che hanno avuto luogo in Europa alla fine del secolo scorso le hanno finalmente permesso di respirare con i suoi due polmoni, per riutilizzare l’espressione del mio venerato predecessore. Tutti sappiamo che c’è ancora molta strada da percorrere per rendere questa realtà effettiva. Gli scambi economici e finanziari fra l’est e l’ovest europei si sono indubbiamente sviluppati, ma c’è stato un reale progresso umano? La liberazione da ideologie totalitarie non è stata utilizzata unilateralmente per il solo sviluppo economico a detrimento di uno sviluppo più umano, nel rispetto della dignità e la nobiltà dell’uomo, e non ha, a volte, ignorato le ricchezze spirituali che hanno modellato l’identità europea? Gli interventi della Banca a favore dei Paesi dell’Europa dell’est, del centro e del sud-est, avranno permesso, ne sono certo, di correggere squilibri a favore di un processo basato sulla giustizia e sulla solidarietà. Queste sono indispensabili per il presente e per il futuro dell’Europa.
Come me, anche voi sapete che oggi il mondo e l’Europa attraversano un momento particolarmente grave di crisi economica e finanziaria. Questo tempo non deve condurre a limitazioni che si basano solo su un’analisi strettamente finanziaria. Deve, al contrario, permettere alla Banca di Sviluppo di mostrare la sua originalità rafforzando l’integrazione sociale, la gestione dell’ambiente e lo sviluppo delle infrastrutture pubbliche a vocazione sociale. Incoraggio vivamente il lavoro della banca in questo senso e in quello della solidarietà. Essa sarà così fedele alla sua vocazione.
Dinanzi alle sfide attuali che il mondo e l’Europa devono gestire, nella mia ultima Enciclica, Caritas in veritate, ho voluto attirare l’attenzione sulla Dottrina sociale della Chiesa e sul suo apporto positivo alla costruzione della persona umana e della società. La Chiesa, sull’esempio di Gesù, vede l’amore per Dio e per il prossimo come un motore potente capace di offrire un’autentica energia che potrà irrigare l’ambito sociale, giuridico, culturale, politico ed economico. Ho voluto mettere in evidenza il fatto che la relazione che esiste fra l’amore e la verità è, se ben vissuta, una forza dinamica che rigenera l’insieme dei vincoli interpersonali e che offre una novità reale nel nuovo orientamento della vita economica e finanziaria da essa rinnovata, al servizio dell’uomo e della sua dignità per i quali tali vincoli esistono. L’economia e la finanza non esistono per se stesse, esse non sono altro che uno strumento, un mezzo. Il loro fine è unicamente la persona umana e la sua piena realizzazione nella dignità. È questo l’unico capitale che è opportuno salvare. E in questo capitale si trova la dimensione spirituale della persona umana. Il Cristianesimo ha permesso all’Europa di comprendere cosa sono la libertà, la responsabilità e l’etica che impregnano le sue leggi e le sue strutture societarie. Emarginare il Cristianesimo — anche attraverso l’esclusione dei simboli che lo manifestano — contribuirebbe a privare il nostro continente della sorgente fondamentale che lo alimenta instancabilmente e che contribuisce alla sua vera identità. Effettivamente, il Cristianesimo è la fonte dei «valori spirituali e morali che sono il patrimonio comune dei popoli europei», valori ai quali gli Stati membri del Consiglio d’Europa hanno manifestato il loro incrollabile attaccamento nel Preambolo dello Statuto del Consiglio d’Europa. Questo attaccamento, che è stato nuovamente affermato nella Dichiarazione di Varsavia del 2005, fa radicare e garantisce la vitalità dei principi sui quali si fonda la vita politica e sociale europea, e in particolare l’attività del Consiglio d’Europa.
In questo contesto la Banca di Sviluppo è un’istituzione finanziaria certo, dunque uno strumento economico. La sua creazione è stata però voluta per rispondere a esigenze che trascendono l’ambito finanziario ed economico. La sua ragion d’essere è sociale. È quindi chiamata a essere pienamente ciò per cui è stata voluta: uno strumento tecnico che permette la solidarietà. Quest’ultima si deve vivere nella fratellanza.
La fratellanza è generosa, non fa calcoli. Forse bisognerebbe applicare maggiormente questi criteri nelle scelte interne della Banca e nella sua azione esterna. La fratellanza permette spazi di gratuità che, pur essendo indispensabili, difficilmente sono concepibili o gestibili quando i soli fini ricercati sono l’efficacia e il profitto. Noi tutti sappiamo anche che questo dualismo non è un determinismo assoluto e insormontabile in quanto può essere superato. Per questo, la novità sarebbe d’introdurre una logica che farebbe della persona umana, e in particolare delle famiglie e delle persone realmente bisognose, il centro e il fine dell’economia.
Esiste in Europa un ricco passato che ha visto svilupparsi esperienze di economica basate sulla fratellanza. Esistono imprese che hanno un fine sociale o mutualistico. Esse hanno sofferto per le leggi del mercato, ma desiderano ritrovare la forza della generosità delle origini. Mi sembra anche che la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa desideri, per vivere realmente la solidarietà, rispondere all’ideale di fratellanza che ho appena menzionato, ed esplorare spazi in cui la fratellanza e la logica del dono si potranno esprimere. Si tratta di ideali che hanno radici cristiane e che hanno presieduto, con il desiderio di pace, alla nascita del Consiglio d’Europa.
La medaglia che lei mi ha appena offerto, Signor Governatore, e per la quale la ringrazio, mi permetterà di ricordarmi di questo incontro. Vi assicuro, cari amici, della mia preghiera e vi incoraggio a proseguire il vostro lavoro con coraggio e lucidità per svolgere l’importante compito che vi è stato affidato, quello di contribuire al bene nella nostra cara Europa.
Che Dio vi benedica tutti! Grazie.
[L’OSSERVATORE ROMANO – Edizione quotidiana – del 13 giugno 2010]