di Giuseppe Adernò*
ROMA, mercoledì, 9 giugno 2010 (ZENIT.org).- Intervenendo al congresso regionale dell’UCIIM di Sicilia, che si è svolto a Pergusa il 5 e il 6 giugno, il Vescovo di Piazza Armerina, mons. Michele Pennisi, delegato della Conferenza Episcopale Siciliana (CESI) per la Scuola, l’Università e l’Educazione ha consegnato idealmente al nuovo Consiglio regionale che è stato eletto nel congresso l’instrumentum laboris per il prossimo triennio.
“Il federalismo scolastico: a noi la responsabilità”, tema del convegno regionale, ha segnato la pista di lavoro per una scuola che ricerca la sua identità anche a seguito delle sempre repentine trasformazioni sociali ed innovazioni ministeriali.
Il “federalismo” è accettabile se si esprime nella dimensione unitaria e nella forma “solidale”, come è stato affermato nel recente documento della CEI “Per un Paese solidale: Chiesa Italiana e Mezzogiorno”. Si tratta di coniugare i principi della sussidiarietà e della solidarietà evitando sia il particolarismo sociale che l’assistenzialismo clientelare facendo crescere il senso di responsabilità di tutti.
Il nuovo “riordino scolastico” detto da alcuni “Riforma Gelmini” darà una svolta alla scuola nazionale e siciliana, anche alla luce dell’autonomia regionale e delle proposte di regionalizzazioni che investono i diversi settori della vita sociale e civile.
Il titolo V della costituzione così come modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001 stabilisce che le competenze della scuola passano alle regioni in base alle norme attuative, ma già la Sicilia per Statuto godeva di autonomia scolastica nel settore scolastico, solo che questa autonomia non è stata adeguatamente applica per “difetto di rappresentanza” come ha dichiarato l’attuale assessore regionale all’Istruzione, prof. Mario Centorrino.
Sarà, infatti, compito delle Regioni organizzare l’offerta scolastica sul territorio e pertanto stabilire il dimensionamento e la presenza delle scuole nel territorio e provvedere al funzionamento delle stesse in collaborazione con Comuni e Province.
La tanto attesa legge regionale sul “Diritto allo studio” dovrebbe dare una svolta decisiva alla scuola siciliana, attenta alle esigenze anche degli alunni disabili, in risposta ai bisogni emergenti dell’edilizia scolastica, degli organici che dovrebbero rispettare le esigenze della singole isitutuzioni.
L’emergenza educativa nel nostro tempo
La questione educativa costituisce una delle sfide centrali di una società che guarda ad un futuro aperto alla speranza. Molti giovani vivono il presente con malessere e guardano al futuro con pessimismo ed angoscia e molti adulti si sentono incapaci di educare. L’emergenza educativa manifesta non solo la diffusa difficoltà ad educare, ma anche l’idea stessa di educazione[1], oggi , purtroppo, messa a rischio dalle conseguenze del nichilismo che incomincia a serpeggiare fra le generazioni più giovani. Non solo non si riconosce più la verità, ma neppure i fatti: per alcuni esistono solo interpretazioni fantasiose incapaci di condurre alla verità.
Spesso l’educazione finisce per essere solo “istruzioni per l’uso”, come usare della vita, senza farsi troppo male, come se bastasse questo per essere felici. L’emergenza educativa determina la diminuzione se non l’espropriazione della funzione educativa delle tradizionali agenzie formative e il suo affidamento di fatto al mondo dei mezzi della comunicazione sociale, ai nuovi virtuali genitori elettronici, ai social network o al gruppo di pari che talvolta degenera in branco, ai talk show, condotti da abili registi dove tutti gridano ma non ne viene nulla di costruttivo.
La crisi dei giovani è in gran parte derivata da una crisi degli adulti come è emerso dal convengo celebrato a Catania sul tema “Il problema dei giovani sono gli adulti”, i quali hanno bisogno di riacquistare la giusta stima di sé, di essere aiutati a ripartire dal positivo della loro esperienza, di riscoprire la consapevolezza della loro responsabilità nei confronti delle nuove generazioni. L’opera educativa incontra oggi, in un clima dominato dal relativismo nichilista, una serie di difficoltà che coinvolgono la famiglia, la scuola, la Chiesa e ogni altro organismo che si prefigga scopi educativi.
Spesso l’educazione finisce per essere solo “istruzioni per l’uso”, come usare della vita, senza farsi troppo male, come se bastasse questo per essere felici. Di fronte a questa situazione siamo chiamati ad approfondire il ruolo della scuola e della Chiesa nel rispondere alla sfida educativa che emerge nella nostra società. Il messaggio-appello di Benedetto XVI –“cresce perciò, da più parti, la domanda di un’educazione autentica e la riscoperta del bisogno di educatori che siano davvero tali. Lo chiedono i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli, lo chiedono tanti insegnanti che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole, lo chiede la società nel suo complesso, in Italia come in molte altre nazioni, perché vede messe in dubbio dalla crisi dell’educazione le basi stesse della convivenza” – risuona per la scuola siciliana come monito e guida a dare risposta alla sfida educativa che in Sicilia diventa educazione alla legalità, al bene comune ed è necessario continuare l’impegno di formazione delle coscienze e di educazione che salva e che dà un senso alla vita, alla socialità e alla legalità.
Sono questi i tre ambiti di azione educativa che la scuola siciliana è chiamata a percorrere attraverso una diligente azione di formazione del personale docente,così da tenere sempre alta la motivazione e la tensione educativa, attraverso una puntuale azione di presenza di segni educativi e di occasioni formative da inserire nel piano dell’offerta formativa dell’Istituto, dando ragione e significato alle molteplici proposte culturali e formative che la scuola offre.
Nel documento della Conferenza episcopale siciliana “Finché non sorga come stella la sua giustizia” si legge: “Sin dal 1996 i Vescovi siciliani hanno additato la sfida educativa come la più decisiva per lo sviluppo integrale del Sud[2]…. Le metamorfosi sociali ed economiche che si sono avute anche nel Mezzogiorno hanno reso sempre più incerto sia il senso della socialità sia quello della legalità…. L’indebolimento del senso di legalità, poi, «ha prodotto un inquinamento esteso e profondo che investe non soltanto la devianza penale, ma la stessa cultura delle regole di una convivenza ordinata»[3]. Questa analisi rimane tuttora valida, così come la proposta di rilanciare un serio e vigoroso processo educativo, destinato specialmente ai giovani, perché siano formati a dare un contributo qualificato alla società. Il Mezzogiorno può divenire un laboratorio in cui esercitare un modo di pensare diverso rispetto ai modelli che i processi di modernizzazione hanno promosso: la capacità di guardare al versante invisibile della realtà; la capacità di rimanere ancorati al risvolto radicale di ciò che conosciamo e facciamo: al gratuito e persino al grazioso, e non solo all’utile e a ciò che conviene; al bello e persino al meraviglioso, e non solo al gusto e a ciò che piace; alla giustizia e persino alla santità, e non solo alla convenienza e all’opportunità. Per far maturare questa particolare sensibilità, spirituale e culturale a un tempo, bisogna impegnarsi nel tentativo di formulare una nuova proposta educativa, rigenerando e riordinando gli ambiti in cui ci si impegna per l’educazione e la formazione dei giovani. La questione scolastica deve essere affrontata come espressione della questione morale e culturale che preoccupa tutti in Italia e che nel Mezzogio
rno raggiunge livelli drammatici”.
La risposta della comunità cristiana alla sfida educativa e il compito della scuola
Occorre che la comunità cristiana nel suo insieme e in tutti suoi membri prenda maggiore coscienza della dignità e della responsabilità della sua vocazione e missione educativa. Se uno dei problemi cruciali per il futuro della nostra società è il ruolo dell’educazione, la scuola è tra i luoghi privilegiati per costruire un futuro aperto alla speranza per le nuove generazioni, attraverso una cultura elaborata criticamente, sulla base di una concezione della vita ispirata ai valori evangelici.
La comunità cristiana promuove una permanente collaborazione con le istituzioni scolastiche attraverso i cristiani che vi operano, le associazioni professionali e studentesche, i movimenti ecclesiali. Si sollecita un reale coinvolgimento degli insegnanti di religione che insieme all’UCIIM, all’AIMC ed alle altre aggregazioni ecclesiali che operano nella scuola, costruiscano un tessuto radicale di presenza e di segni educativi.
La scuola si trova oggi ad affrontare una sfida molto complessa e difficile che riguarda la sua stessa identità e i suoi obiettivi. La scuola è, infatti il luogo, dove attraverso l’acquisizione sistematica e critica della cultura si promuove la formazione integrale dell’uomo, persone e cittadino. La trasmissione della cultura e dei saperi non è, infatti, il fine ma un mezzo e, come luogo di “comunità di persone” e di soggetti in formazione non può ridursi a semplice “impresa culturale” basata sui principi di ingegneria gestionale, ispirati da modelli efficientisti, che prediligono le azioni di carattere puramente informativo, abilitativo o addestrativo.
“I mezzi non sono cattivi, scrive Jacques Maritain, al contrario sono generalmente migliori di quelli della vecchia pedagogia. Il guaio è precisamente che essi sono così buoni da farci perdere di vista il fine.”[4] La forte domanda di competenze qualificate per il lavoro e la professione e i rapidi cambiamenti economici e produttivi, che pure vanno tenuti in debita considerazione, inducono a promuovere una scuola efficiente nel dare istruzioni più sul “come fare” che sul senso delle scelte di vita e del “come essere”.
La vocazione turistica della Sicilia necessita una diligente ed accurata acquisirne dei competenze linguistiche e comunitarie per rendere vivo il ricco patrimonio culturale ed artistico dell’Isola. Lo studio e la pratica delle lingue comunitarie: Inglese, Francese, Spagnolo, attraverso anche le proposte didattiche del CLIL che consentono l’uso della lingua come strumento di comunicazione e di scambio culturale, dovrà costituire una pista di reale innovazione e di slancio nelle competenze di relazione e di comunicazione anche in vista della valorizzazione turistica del territorio.
Il ruolo dei movimenti ecclesiali e delle associazioni laicali come l’UCIIM
I movimenti ecclesiali e le associazioni professionali di ispirazione cristiana vanno accolti e valorizzati. Bisogna rivendicare per le Associazioni di insegnanti di ispirazione cristiana una funzione di studio, ricerca e di proposta culturale. Le Associazioni sono ambiti in cui gli insegnanti esprimono concretamente la loro soggettività culturale collettiva.
Nel caso dell’UCIIM si tratta di una associazione ecclesiale laicale, per la quale la formazione spirituale e la vita ecclesiale dei suoi membri sono importanti quanto la loro formazione e la loro vita professionale. L’educare nella scuola implica l’educarsi per educare. I soci dell’UCIIM credono profondamente nella scuola comunitaria, istituita o riconosciuta dalla Repubblica per istruire, educare, formare i ragazzi.
L’Associazione deve essere attenta a promuovere le nuove responsabilità educative e sociali della scuola di fronte a una società multietnica e multiculturale caratterizzata dal pluralismo che rischia di degenerare nel relativismo di stampo nichilista. E’ compito dell’Associazione aiutare gli Insegnanti a rompere con la routine, ad affrontare con serietà ed approfondire i problemi più scottanti del nostro tempo, per essere veri mediatori di cultura, educatori autentici e punti di riferimento autorevoli di fronte ai giovani disorientati di oggi. Così pure, in quanto associazione ecclesiale e laicale (cfr. Statuto, art. 1), ha il compito di approfondire la propria appartenenza alla Chiesa non come alternativa alla vita professionale, ma come motivo di impegno nella quotidianità scolastica.
Nel promuovere le nuove responsabilità educative e sociali della scuola di fronte alle “res novae” della società contemporanea come il “federalismo”, gli insegnanti cattolici si impegnano a vivere la professione docente come via per la santità, così da essere punti di riferimento autorevoli per gli alunni di oggi spesso disorientati. Offrire una testimonianza di ecclesialità nella fedeltà al Vangelo e alla Chiesa e di laicità nella fedeltà ai valori educativi della scuola, al servizio degli alunni e delle famiglie, in convergenza con i valori umani universali recepiti dalla Costituzione e dallo Statuto della Regione Siciliana, costituisce l’impegno degli operatori scolastici in Sicilia ed in particolare l’azione programmatoria del nuovo consiglio regionale dell’UCIIM.
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*Il prof. Giuseppe Adernò è preside dell’Istituto “G. Parini” di Catania.
1) Cfr. Sevizio Nazionale per il Progetto Culturale della CEI, L’emergenza educativa. Persona, intelligenza, libertà amore,Edizione Dehoniane, Bologna 2010. Il mio intervento dal titolo Emergenza educativa e prospettive pastorali, pp.363- 367 .
2) Conferenza Episcopale Siciliana, «Finché non sorga come stella la sua giustizia». Riflessione dei vescovi di Sicilia nel 50° anniversario dello Statuto della Regione Siciliana, 15 maggio 1996.
3) Ibidem
4) J. MARITAIN, L’educazione al bivio, Brescia, 1963, p.13.