di Nieves San Martín
KINSHASA, mercoledì, 9 giugno 2010 (ZENIT.org).- Floribert Chebeya, difensore dei diritti umani e direttore esecutivo de “La Voce dei senza voce” (VSV), è scomparso a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, e il suo corpo è stato poi ritrovato senza vita in circostanze poco chiare che suggeriscono un omicidio, come è avvenuto anche al suo autista, appartenente alla stessa ONG.
“Floribert Chebeya era uno tra gli attivisti per i diritti umani più impegnati, ed aveva ricevuto minacce da diverso tempo”, ha dichiarato all’agenzia Fides padre Loris Cattani, missionario saveriano animatore delle “Rete Pace per il Congo”.
Floribert Chebeya Bahizire, 47 anni – direttore esecutivo di VSV e segretario esecutivo della Rete Nazionale delle ONG per i diritti umani della RDC (RENADHOC), con sede a Kinshasa –, era scomparso la sera del 1° giugno insieme al suo autista a Kinshasa, dopo essersi recato alla sede dell’Ispettorato Generale della Polizia Nazionale Congolese, dove secondo quanto riferito da VSV avrebbe dovuto incontrare l’ispettore capo, il generale John Numbi.
Chebeya non si è incontrato con lui, e poco prima delle 20.00 ha informato la sua famiglia che stava tornando in città.
Difensore di spicco dei diritti umani e vittima di ripetute minacce nel corso degli anni, Floribert Chebeya aveva partecipato alla I Piattaforma di Dublino per i difensori dei diritti umani nel gennaio 2002.
Il suo corpo è stato trovato nella notte tra il 2 e il 3 giugno sul sedile posteriore della sua auto, abbandonata su una strada a est di Kinshasa. Aveva le mani legate dietro la schiena e i pantaloni abbassati fino alle ginocchia. Il suo autista, Fidèle Bazana Edadi, è stato trovato morto il 3 giugno in un’altra zona di Kinshasa.
In base alle fonti di polizia, sul corpo non sono stati riscontrati segni di violenza. Il vicedirettore esecutivo di VSV, tuttavia, non è stato autorizzato a vedere il cadavere.
Le circostanze della morte non sono ancora chiare. “Il fatto che sia stato convocato dall’Ispettore capo della Polizia Nazionale lascia intendere che Chebeya doveva discutere un tema sensibile. Si sa che Chebeya stava per presentare un rapporto sulla condizione delle carceri locali”, ha spiegato padre Cattani.
“Uno o due anni fa Chebeya era stato arrestato dalla autorità congolesi perché protestava contro il contratto stipulato dalla RDC con un’importante multinazionale francese per lo sfruttamento delle miniere di uranio del Katanga”.
“Chebeya criticava il contratto perché quella società, a suo dire, si era resa responsabile di gravi violazioni dei diritti umani e aveva provocato enormi danni all’ambiente in altri Paesi, in particolare in Niger”, ha aggiunto il missionario.
“Chebeya era originario del sud Kivu, nell’est della RDC. Non so se questa circostanza possa essere messa in relazione con il suo omicidio. Certamente egli aveva dei buoni contatti per conoscere quel che accade in quell’area, dove diversi gruppi armati continuano a commettere crimini contro i civili”, ha concluso.
In una nota, la Conferenza Episcopale Congolese (CENCO) “condanna energicamente il malvagio assassinio di una persona la cui vita è stata generosamente dedicata alla difesa dei diritti dell’uomo nel nostro Paese”.
La CENCO, prosegue la nota, “esige e attende con impazienza che il Governo conduca un’inchiesta credibile per identificare gli esecutori e i mandanti di questo atto ignobile perché sia fatta giustizia”, “perché è impensabile costruire uno Stato democratico spegnendo la voce di coloro che difendono i diritti dell’uomo”.
I Vescovi congolesi hanno espresso le proprie condoglianze ai familiari delle vittime e la loro vicinanza “a tutti gli attivisti dei diritti dell’uomo, incoraggiandoli a proseguire la loro nobile missione”.
L’ONU e l’Unione Europea hanno chiesto al Governo del Congo “un’inchiesta imparziale e indipendente” sulla morte di Chibeya.