ROMA, martedì, 8 giugno 2010 (ZENIT.org).- Il venerabile Estéphan (al secolo Youssef) Nehmé, religioso professo dell’Ordine Libanese dei Maroniti, era un uomo di preghiera e un “discepolo della terra”, per il quale era una scuola di santità e una fonte di spiritualità.
Domenica 27 giugno, a Kfifan, in Libano, sarà dichiarato beato durante un rito presieduto dall’Arcivescovo Angelo Amato, S.D.B., prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e rappresentante del Santo Padre.
Il nuovo beato nacque nel marzo 1889 nel villaggio di Léhféd-Jbeil, ultimogenito di una famiglia di sette figli. Frequentò la scuola di Notre-Dame des Grâces retta dall’Ordine Libanese Maronita, dove apprese a leggere e a scrivere.
Secondo un aneddotto un giorno, mentre Youssef era nei campi intento al pascolo degli animali della fattoria paterna, vide un piccolo tasso entrare in una grotta scavata nel terreno. Notata la presenza di tracce d’acqua, iniziò a scavare e vide l’acqua zampillare dal fondo della grotta, fino a divenire una sorgente. Oggi la sorgente è conosciuta da tutti come la “fonte del tasso”.
Nel 1905, due anni dopo la morte del padre, entrò nel noviziato dell’Ordine Libanese Maronita, presso il monastero dei Santi Cipriano e Giustina di Kfifan; il 23 agosto 1907 pronunciò i voti monastici con il nome di Estephan, il santo patrono del suo villaggio natale.
Da religioso converso, fra Estephan trascorse la sua vita in diversi monasteri dell’Ordine, lavorando nei campi e nei giardini e dedicandosi ad opere di falegnameria e di costruzione. Sempre ed ovunque sapeva trasmettere ai suoi confratelli la Buona Novella, grazie ad un’intensa vita di preghiera, nella fedeltà alle costituzioni e alla spiritualità dell’Ordine.
Inoltre, con la generosità del suo animo, la prudenza del giudizio, la compassione per le difficoltà altrui, seppe guadagnarsi il rispetto e l’amore dei suoi collaboratori.
Nella spiritualità di fra Estephan emerge la consapevolezza della presenza costante del Signore in ogni attimo della sua vita, riassunta dalle parole spesso ripetute: “Dio mi vede”.
Nelle avversità della prima guerra mondiale, seppe portare la croce, rinunciando a se stesso nella sequela fiduciosa e coraggiosa del Maestro; tutta la sua vita può definirsi un grande atto d’amore, un dono totale dell’intero suo essere a Dio ed un pellegrinaggio ininterrotto verso il cielo.
Morì il 30 agosto 1938, all’età di 49 anni e fu sepolto nel monastero di Kfifan, dove il suo corpo si conserva incorrotto.
Il Papa Benedetto XVI ne ha riconosciuto le virtù eroiche il 17 dicembre 2007.
Dopo i santi Charbel, Rafqa e Nimatullah, è il quarto figlio dell’Ordine Libanese Maronita ad essere proclamato beato.