di Michaela Koller
NICOSIA, venerdì, 4 giugno 2010 (ZENIT.org).- Il cedro del Libano di luce al neon segnala il cammino verso il quartiere maronita di Nicosia, la capitale cipriota. Le porte di ferro di fronte all’ingresso della Cattedrale di Nostra Signora della Mercede, con la sua facciata elegante e lo stucco grigio, sono ancora chiuse.
Nel bar libanese di fianco si vede un’enorme parete piena di trofei, e alla finestra spicca una fotografia del Papa con un saluto in arabo. In un tavolo di fronte a una vetrina di dolci un fedele, Elia Scoullos, sta facendo uno spuntino. “Siamo molto felici dell’arrivo del Papa. Così almeno tutto il mondo si renderà conto che esistiamo”, dice commentando la foto del Pontefice mentre ne mette un’altra sul bancone.
Spiega poi gli altri ritratti sulla parete: “In mezzo c’è il nostro Arcivescovo Youssef Soueif, a destra il nostro rappresentante in Parlamento, Antonis Hatsiroussos, e questo è Rogiros Koumetou, che è scomparso. Durante l’invasione violenta dei turchi nel 1974, molte persone sono morte, altre sono semplicemente scomparse; i loro corpi non sono mai stati ritrovati e le famiglie vivono da allora nell’incertezza. Soprattutto in una comunità piccola come quella dei maroniti di Cipro, ogni perdita è vissuta con grande dolore”.
Durante il suo viaggio a Cipro di questi giorni, Benedetto XVI incontrerà due volte i rappresentanti dei maroniti: sabato mattina nella scuola maronita di San Marone e domenica pomeriggio nella Cattedrale maronita.
Nell’isola del Mediterraneo che è un ponte tra Oriente e Occidente vivono circa 5.000 membri della comunità maronita provenienti dal Libano. Hanno preso il nome da San Marone, un monaco siriano del V secolo. Questa germoglio cristiano del Medio Oriente non ha mai rotto i rapporti con Roma.
Visti da fuori, sembrerebbe che i due incontri non si giustifichino per il semplice fatto del riconoscimento del Papa come guida. Visto che si tratta di una visita molto intensa che si svolge in appena tre giorni, “già la sua presenza qui è una benedizione per noi”, ha detto a ZENIT il vicario generale maronita, Ioannis Orphanou. Il Protonotario Apostolico è stato incontrato nella Vicaria che rimane vicino alla Cattedrale.
Per Ioannis Orphanou, è un onore che il Papa nel suo primo viaggio apostolico nell’isola dedichi tanto tempo ai maroniti. “Si preoccupa moltissimo dei maroniti. Non dobbiamo spiegargli la nostra situazione, perché sa tutto”, ha detto con voce sicura.
E’ un momento realmente storico, avere il Papa stesso tra la propria gente sapendo che molte comunità e molti Paesi desiderano averlo tra loro. “E’ nostro padre”, ha aggiunto Orphanou. “I maroniti a Cipro vivono già da molti secoli in pace con gli ortodossi”; “egli viene in un Paese dove, secondo le Scritture, sono giunti all’epoca San Paolo e Barnaba, visto che sono stati loro a fondare la Chiesa di Cipro”.
Benedetto XVI vedrà anche la reale divisione provocata dall’espulsione dei maroniti dal nord di Cipro dopo la scelta forzata da parte dei turchi, che continuano a mantenere occupati quattro loro villaggi nel nord dell’isola. Due si trovano nella zona militare e arrivarvi è impossibile, dice Orphanou. Solo la domenica, tra le 10.00 e le 22.00, è permesso l’ingresso ai visitatori. Le altre due comunità possono essere visitate in qualsiasi momento, ma solo con il permesso di ingresso.
“Per noi, per la nostra storia e la nostra vita, è molto importante affermare che vogliamo tornare a vivere lì, vogliamo recuperare le nostre chiese e i nostri monasteri, i nostri cimiteri, le nostre scuole e i nostri centri”, ha sottolineato Orphanou.
Kormakitis è il più grande dei villaggi maroniti dai quali sono stati espulsi gli abitanti cristiani. Solo 150 dei residenti, per la maggior parte anziani, continuano a viverci. Una volta era il centro culturale di un dialetto specifico, quello arabo-maronita di Cipro, che ora rischia di scomparire. L’ONG “Hki Fi Sanna” (Parla la nostra lingua) sta lavorando per rivitalizzare questo idioma, ricevendo anche aiuti dall’esterno.
Tutti sanno che una parte essenziale dell’identità culturale dei maroniti è in pericolo per la scomparsa del dialetto. Si stima che solo un maronita su cinque sia ancora capace di parlarlo bene. Sotto la pressione del Consiglio Europeo di Bruxelles, la lingua è stata ora riconosciuta come lingua di una minoranza. Nel culto si utilizza il maronita-siriaco, simile all’aramaico, la lingua di Gesù.
La conclusione del vicario generale è che serve una grande conoscenza reciproca. Orphanou se ne è reso conto durante i preparativi per la visita del Papa. “Per quattro mesi abbiamo risposto a domande come ‘Chi è il Papa?’, ‘Che ruolo ha svolto il pontificato nella storia?’, ‘Perché i maroniti sono cattolici?’”.
La scuola di San Marone, che Papa Benedetto XVI visiterà, è l’unica istituzione educativa del Paese con una maggioranza di alunni maroniti. Sabato mattina il Pontefice vi arriverà alle 10.45 e verrà accolto dal direttore e poi dall’Arcivescovo della comunità maronita di Cipro, Youssef Soueif. Dopo un momento di preghiera preparato dagli studenti, il Papa pronuncerà un discorso. Ci saranno infine lo scambio dei doni e la benedizione finale.
Domenica pomeriggio il Pontefice sarà invece atteso dai maroniti nella loro Cattedrale: “una doppia grazia”, secondo il vicario generale.