Ancora sangue cristiano in Turchia

Acoltellato monsignor Padovese, Vicario Apostolico in Anatolia

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di Antonio Gaspari

ROMA, giovedì, 3 maggio 2010 (ZENIT.org).- “E’ orribile”, un “fatto orribile”, “incredibile”, “siamo costernati”. Così padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha commentato a caldo la notizia dell’uccisione in Turchia di monsignor Luigi Padovese.

“Ciò che è accaduto – ha detto padre Lombardi – è terribile, pensando anche ad altri fatti di sangue in Turchia, come l’omicidio alcuni anni fa di don Santoro” ed ha aggiunto: “Preghiamo perché il Signore lo ricompensi del suo grande servizio per la Chiesa e perché i cristiani non si scoraggino e, seguendo la sua testimonianza così forte, continuino a professare la loro fede nella regione”.

Dalle prime notizie risulta che monsignor Luigi Padovese, Vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Conferenza Episcopale Turca, sia stato aggredito nella sua casa a Iskenderun e ucciso a coltellate dal suo autista Murat Altun.

L’assassino è già stato arrestato dalla polizia. L’emittente turca Ntv ha riportato le dichiarazioni del governatore della provincia di Hatay, Mehmet Celalettin Lekesiz, secondo cui: “sulla base dei primi accertamenti effettuati dalla polizia l’omicidio non avrebbe motivazioni politiche nè religiose. Si è appreso che il sospettato era in cura per disordini psicologici”.

Il Nunzio apostolico in Turchia, monsignor Antonio Lucibello, ha dichiarato: “Non abbiamo elementi precisi – spiega – a parte l’autore che è il suo autista, una persona che monsignor Padovese ha sempre trattato molto bene secondo il suo stile”.

“La notizia dell’omicidio – ha aggiunto – è stata una doccia fredda. A Iskenderun c’è il vicario generale perchè si renda conto della vicenda. Domani andrà anche l’arcivescovo di Smirne, monsignor Franceschini, predecessore di monsignor. Padovese alla presidenza dei vescovi turchi.

Non conosciamo altri dettagli. Siamo tutti costernati, siamo una piccola comunità anche i capi sono pochi e avanzati negli anni. C’è il pericolo che questa comunità rimanga segnata”.

Immediate le reazioni delle Conferenza Episcopale Italiana (CEI). In un messaggio inviato al Nunzio apostolico in Turchia, il presidente della CEI, il Cardinale Angelo Bagnasco, il segretario generale, monsignor Mariano Crociata, hanno espresso “profondo cordoglio” per l’uccisione di monsignor Padovese.

“Mentre deploriamo il barbaro assassinio – hanno sottolineato i vertici della CEI – ci uniamo al dolore dei fedeli si codesta chiesa che ancora una volta viene provata così duramente ed esprimiamo la più sentita vicinanza e solidarietà nostra e dell’intero episcopato italiano”.

“Assicuriamo – conclude il messaggio – fervida preghiera di suffragio per l’anima di monsignor Padovese nella certezza che il Signore concederà a questo suo servo buono e fedele il premio della vita eterna”. 

Dal canto suo il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Ezstergom-Budapest, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopale d’Europa (CCEE) ha diffuso un comunicato per manifestare il “massimo cordoglio” e la “nostra solidarietà con tutta la Chiesa Cattolica in Turchia”.

“In nome della presidenza del CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa) e di tutti i vescovi d’Europa – ha precisato il Cardinale Erdő – vogliamo testimoniare la nostra comunione di preghiera e esprimere la nostra vicinanza ai vescovi, sacerdoti, consacrati e tutto il popolo cristiano in Turchia. La loro sofferenza è anche la nostra”.

Il presidente della CCEE ha rilevato che: “la morte così tragica di monsignor Luigi Padovese, avvenuta nella Solennità del Corpus Domini, lo unisce in un modo particolare al Signore Gesù che ha dato la vita per il Suo popolo. Abbiamo piena fiducia che la Misericordia divina lo accoglierà e lo riempirà della Gloria del Suo amore”.

Dopo aver assicurato la vicinanza al Santo Padre e ai padri Cappuccini, “perché un tale evento ferisce tutta la Chiesa e ci richiama ancora con più fervore a essere uniti e fedeli nel nostro servizio nel Signore”, il Cardinale Erdő ha sottolineato che “solo dal Signore possiamo aspettare la Giustizia che un uomo di pace e di bene, che sempre ha testimoniato un vero zelo apostolico e una forte dedizione al suo popolo, merita. Noi preghiamo anche per chi ha compiuto un tale delitto perché solo il Signore può scrutare e cambiare il cuore degli uomini”.

Il presidente della CCEE ha infine invocato Maria, Madre degli Apostoli, e San Paolo di Tarso affinché “in quest’ora di sofferenza ci aiutino a mantenerci fermi nella fede e nella speranza”.

La Fondazione Internazionale Oasis, www.oasiscenter.eu, da sempre in prima linea nel dialogo con l’Islam ha diffuso un’edizione straordinaria per esprimere profondo cordoglio per la scomparsa di monignor Padovese e vicinanza alla comunità cattolica turca.

Il direttore della newsletter, Maria Laura Conte, ha ricordato quando monsignor Luigi Padovese durante la seconda Assemblea Ecclesiale del Patriarcato di Venezia nell’ottobre scorso, aveva parlato di don Andrea Santoro, il sacerdote assassinato in Turchia nel 2006, come di “una testimonianza fatta di non molte parole, ma di una vita semplice, vissuta con fede”.

“Queste stesse parole – ha affermato la Conte – crediamo di poter applicare a monsignor Padovese, ucciso oggi, in circostanze ancora non chiare, a Iskenderun, dove risiedeva come Vicario Apostolico dell’Anatolia”.

Nell’intervento, che la Fondazione Oasis ripropone integralmente (http://www.oasiscenter.eu/it/node/4776) monsignor Padovese aveva spiegato il significato della testimonianza cristiana.

“Se – affermava -, come è avvenuto nei decenni passati, accettassimo come cristiani di non comparire, restando una presenza insignificante nel tessuto del paese, non ci sarebbero difficoltà, ma stiamo rendendoci conto che […] è una strada senza ritorno, che non fa giustizia alla storia cristiana di questi paesi nei quali il Cristianesimo è nato e fiorito; è una strada che non farebbe giustizia alle migliaia di martiri che in queste terre ci hanno lasciato in eredità la testimonianza del loro sangue”.

Secondo Maria Laura Conte, “chi incontra Cristo non può fare a meno di annunciarlo, sia con la vita che con le parole”.

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ZENIT Staff

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