CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 3 maggio 2010 (ZENIT.org).- “Effatà! La Persona sorda, araldo e testimone dell’annuncio evangelico” è il titolo del Convegno di Pastorale della Salute che avrà luogo a Roma, nell’Auditorium San Pio X (Via della Conciliazione n.5), dal 4 al 6 giugno prossimi.
I tre giorni di approfondimento sono stati organizzati dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute) che celebra quest’anno il 25mo della sua istituzione. Tra gli interventi in programma si segnalano quelli del Presidente e del Segretario del Dicastero, rispettivamente Arcivescovo Zygmunt Zimowski e monsignor José L. Redrado, O.H, dei padri Savino Castiglione della Piccola Missione per i Sordomuti, Joseph Mulcrone (Chicago, USA), Gerard Tyrrell (Dublino), Jaime Gutiérrez Villanueva (Madrid) e Mauro Sarni della Diocesi di Trani – Barletta – Bisceglie.
Apporteranno inoltre il proprio contributo: suor Veronica Donatello delle Suore Francescane Alcantarine, il dottor Josef Rothkopf (Aachen, Germania) e il prof. Massimo Baraldi, Vice-Direttore dell’Istituto Tommaso Pellegrini per bambini sordi di Saliceta S. Giuliano (Modena).
“Il Convegno che aprirà i battenti venerdì prossimo – spiega in una nota il Segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari – costituisce una prima concreta attuazione delle raccomandazioni espresse durante la Conferenza Internazionale tenuta in Vaticano nel novembre scorso e prende il titolo dal discorso rivolto da Sua Santità Papa Benedetto XVI ai suoi partecipanti”.
“Ci siamo infatti impegnati – precisa monsignor Redrado -, per far sì che quanto emerso lo scorso anno avesse rapidamente seguito perché, come già ampiamente dimostrato, le persone non udenti hanno il diritto di entrare a pieno titolo nella comunità ecclesiale. Un loro diritto-dovere, in realtà, perché è grande il contributo di testimonianza, spiritualità e capacità che possono condividere con gli altri e mettere a servizio della comunità a partire dalla formazione dei più giovani che devono imparare a convivere con la stessa disabilità”.