Le sfide della Chiesa in Bolivia, secondo il Cardinal Terrazas

“In momenti difficili è fondamentale l’unità”

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di Carmen Elena Villa

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 28 maggio 2010 (ZENIT.org).- E’ in questi giorni a Roma l’Arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) e presidente della Conferenza Episcopale del Paese, il Cardinale Julio Terrazas Sandoval, che lunedì scorso ha incontrato Papa Benedetto XVI per esporgli alcuni aspetti della situazione della Chiesa nel Paese.

L’appuntamento ha avuto luogo una settimana dopo la visita al Papa del Presidente boliviano Evo Morales, che in alcune dichiarazioni successive alla stampa ha detto di aver parlato con Benedetto XVI di temi come i diritti della madre terra e l’impegno che la Chiesa deve assumere nei confronti degli immigrati. Morales ha riferito di aver anche chiesto al Pontefice di “democratizzare la Chiesa”, permettendo alle donne di esercitare il sacerdozio e abolendo il celibato sacerdotale.

Morales e il Papa hanno inoltre analizzato alcuni aspetti della situazione della Bolivia, come la collaborazione tra Chiesa e Stato, l’educazione, la sanità e le politiche sociali in difesa dei diritti dei più deboli. Su questi e altri temi, ZENIT ha intervistato il Cardinal Terrazas.

Può raccontarci qualcosa del suo incontro di lunedì scorso con Papa Benedetto XVI?

Cardinale Julio Terrazas Sandoval: L’incontro con il Papa è sempre qualcosa di gratificante, soprattutto per noi che veniamo da lontano. E’ stata un’esperienza in primo luogo ecclesiale, di fede, di adesione a tutto ciò che ci insegna, e anche di ascolto, per capire le sue preoccupazioni e i suoi desideri affinché la nostra America Latina possa rinnovarsi con la missione continentale, che rappresenta uno dei punti che il Santo Padre affronta con preoccupazione e speranza.

Come si sta sviluppando il tema della missione continentale nelle Diocesi del suo Paese?

Cardinale Julio Terrazas Sandoval: Stiamo facendo tutto il possibile perché ciò si realizzi sul serio. La Bolivia ha un territorio enorme – 1.098.581 km² -, ma pochi abitanti (circa 8.300.000). Si nota lo sforzo che le chiese stanno compiendo per arrivare a tutti gli angoli e in tutti i luoghi del Paese, e poi lo sforzo di concentrazione e per far conoscere cosa significa la missione permanente. Domenica scorsa, con la solennità di Pentecoste, è iniziata una tappa di approfondimento sui temi di questa missione.

Qual è la sua opinione sulle dichiarazioni del Presidente Evo Morales dopo l’udienza privata che ha avuto con Papa Benedetto XVI?

Cardinale Julio Terrazas Sandoval: Credo che questi incontri dovrebbero svolgersi sempre per cercare il bene dei popoli. Non direi altro, perché sono temi che ha trattato con il Santo Padre, ma penso che si debba sottolineare che la nostra Chiesa ha una grande capacità di ascolto, anche di quelle cose che forse non sono particolarmente urgenti. Ciò vuol dire che nella Chiesa c’è una libertà d’espressione molto grande, ed è forse di questo che si è avvalso il nostro Presidente.

Quali sono le sfide principali per la Chiesa in Bolivia?

Cardinale Julio Terrazas Sandoval: La nostra Chiesa, come tutte le Chiese dell’America Latina, a eccezione ovviamente di alcuni piccoli gruppi, ha sempre manifestado una forte comunione ecclesiale con il Santo Padre e un’adesione al suo magistero. Credo che gli episcopati e anche tutte le organizzazioni del Popolo di Dio camminino in questa direzione.

Credo che la sfida principale sia mantenere questa unità, renderla evidente nei momenti difficili ed esprimibile come hanno fatto tutte le conferenze in occasione dei problemi sorti con i nostri sacerdoti. Penso che la sfida maggiore sarà sempre mantenere la comunione ecclesiale con tutti: con i nostri sacerdoti, con i nostri laici, con i religiosi. Un’unità che sia sempre più espressione di ciò che diceva il Signore: che viviamo essendo una cosa sola come il Padre e il Figlio sono una cosa sola.

Quali sono le principali ricchezze della fede del popolo boliviano?

Cardinale Julio Terrazas Sandoval: Una delle ricchezze più grandi e intangibili, e in questo momento anche intoccabili, è a mio avviso la sua grande pietà, perché nonostante tutte le minacce, anche se ci possono essere altre forme di espressione religiosa che possono giungere, come in effetti sono giunte, dal di fuori, il Popolo di Dio ha sempre un grande amore per Dio, un grande amore per la Vergine e soprattutto per il Signore Crocifisso, che è forse uno degli aspetti più straordinari di queste espressioni religiose.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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