La vita è il vangelo della Trinità

Solennità della Santissima Trinità, 30 maggio 2010

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di padre Angelo del Favero*

ROMA, venerdì, 28 maggio 2010 (ZENIT.org).-“Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra…io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo” (Pv 8,22-31).

O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tua dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?” (Salmo 8, 2.4-5).

Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà” (Gv 16,12-15).

Non è una sfida a Dio l’ultimo risultato ottenuto da Craig Venter e dalla sua equipe, ma una sofisticata operazione tecnologica, un ‘copia, incolla e metti la firma’: non è una creazione dal nulla, piuttosto sono state sapientemente assemblate sequenze di DNA già esistenti in natura, e riprodotte in laboratorio ..hanno composto con grande abilità un enorme puzzle, utilizzando i pezzi già messi a disposizione dalla natura, per realizzare un disegno pressoché identico a quello già tracciato naturalmente” (“Avvenire”, editoriale del 22/5/2010).

Così il quotidiano “Avvenire” ha commentato la clamorosa notizia della produzione in laboratorio del primo batterio geneticamente modificato, un successo scientifico che il cardinale Bagnasco ha definito “segno ulteriore della grande intelligenza dell’uomo”, intelligenza che è “dono di Dio”.

Infatti, se l’infinita sapienza di Dio non avesse creato la doppia elica del DNA, nulla esisterebbe di tutto ciò che esiste nel mondo della vita biologica: dal “semplice” batterio a quella “macchina incredibile” che è l’uomo. Perciò l’impresa sensazionale di Venter canta per se stessa la gloria di Dio, e ciò che la sua equipe ha fatto annuncia anzitutto l’opera delle mani del Creatore.

Un annuncio che la liturgia della Chiesa non cessa di celebrare nella lode: “Noi ti lodiamo, Padre santo, per la tua grandezza: tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore. A tua immagine hai formato l’uomo, alle sue mani operose hai affidato l’universo perché nell’obbedienza a te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato” (Preghiera Eucaristica IV).

Sì, ciò che ha ottenuto il ricercatore americano ed il suo gruppo, va ben oltre la legittima soddisfazione del mondo scientifico: in realtà e verità è “prova” che l’essere umano è creato da Dio, ad immagine di Sé (Gen 1,27). Prova e monito.

Giovanni Paolo II lo ha affermato 15 anni fa con afflato sapienziale: “Difendere e promuovere, venerare e amare la vita è un compito che Dio affida ad ogni uomo, chiamandolo, come sua palpitante immagine, a partecipare alla signoria che Egli ha sul mondo: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra’ (Gen 1,28)” (Enciclica “Evangelium vitae”, n. 42).

Il Papa mette in luce l’ampiezza e la profondità della signoria che Dio dona all’uomo, citando poi il Salmo responsoriale di oggi: “Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie dei mari” (Salmo 8,7-9) (id.).

Tra gli esseri che navigano nel mare della vita ci sono anche i batteri di Venter. Il suo grande risultato è un altro passo avanti nel cammino di conoscenza della verità “tutta intera” (Gv 16,13) della vita umana, un progresso che implica una responsabilità generativa e creativa: “Una certa partecipazione dell’uomo alla signoria di Dio si manifesta anche nella specifica responsabilità che gli viene affidata nei confronti della vita propriamente umana. E’ responsabilità che tocca il suo vertice nella donazione della vita mediante la generazione da parte dell’uomo e della donna nel matrimonio.(…) Parlando di “una certa speciale partecipazione” dell’uomo e della donna all’opera creatrice di Dio, il Concilio intende rilevare come la generazione del figlio sia un evento profondamente umano e altamente religioso, in quanto coinvolge i coniugi che formano “una sola carne” (Gen 2,24) ed insieme Dio stesso che si fa presente. (…) Infatti soltanto da Dio può provenire quella “immagine e somiglianza” che è propria dell’essere umano, così come è avvenuto nella creazione. La generazione è la continuazione della creazione” (E.V., n.43).

La liturgia della Santissima Trinità annuncia oggi tutto questo con uno splendido inno alla sapienza di Dio personificata (Pv 8,22-31): “Essa è divina, e quindi trascendente, perché è il progetto della mente di Dio, la sua volontà, la sua Parola, il suo Spirito, ma è anche incarnata perché il progetto si attua nella creazione, la volontà si manifesta nella Legge, la Parola si rivela nella Bibbia e lo Spirito si effonde nell’uomo” (G. Ravasi).

In questo canto l’autore ispirato descrive la sapienza creatrice di Dio come se fosse un bambino generato nel grembo: “Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività” (Pv 8,22). Come tutti i bambini, anche “Sapienza” è una bambina spontaneamente gioiosa: gioca e danza incantando coloro che la osservano…come non pensare alle stupefacenti danze cosmiche delle galassie osservate dagli astronomi? Come non contemplare le ancor più stupefacenti capriole dell’embrione umano nella capsula spaziale che lo avvolge nel grembo?

Tale splendida icona rivela perciò che la Sapienza divina, manifestata in tutte le opere di Dio, è congenitamente presente nell’uomo, vertice e compendio di tutto il creato. L’umana intelligenza e la spontanea attitudine di ogni uomo all’amore e alla gioia, sono segno profondo dell’impronta viva del Creatore.

Gesù, che è la Sapienza incarnata, lo ha rivelato esplicitamente nell’ultima cena: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). Il Signore è in persona il Vangelo di Dio, il rivelatore del mistero della santa Trinità, ed Egli ha detto: “Io sono la Vita” (Gv 11,25).

Perciò: la vita stessa dell’uomo, sin dal suo primo istante nel grembo, è immagine e somiglianza di Colui che ne è la Fonte. La vita è in realtà il vangelo della Trinità: chi la riconosce in questa sua intera verità, gioisce con lo stupore di un bambino e non può che esclamare: “Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia” (Salmo 139/8,14).

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* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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ZENIT Staff

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