Il Papa a politici e imprenditori: contrastate la crisi occupazionale

Nell’udienza ai Vescovi italiani riuniti in Vaticano per l’Assemblea generale

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ROMA, giovedì, 27 maggio 2010 (ZENIT.org).- Politici e imprenditori devono “fare quanto è nelle loro possibilità per attutire gli effetti della crisi occupazionale”. E’ questo l’appello lanciato giovedì da Benedetto XVI nell’incontrarsi con i Vescovi italiani riuniti dal 24 maggio in Vaticano per la loro Assemblea generale.

Nel suo discorso il Papa ha affermato che sarebbe illusorio contrastare la crisi economica ignorando la “crisi culturale e spirituale” che colpisce l’Italia, dove si vive una “marcata incertezza sui valori, evidente nella fatica di tanti adulti a tener fede agli impegni assunti”.

Per questa ragione, Benedetto XVI ha esortato tutti “a riflettere sui presupposti di una vita buona e significativa, che fondano quell’autorevolezza che sola educa”.

Alla Chiesa, ha detto, sta “a cuore il bene comune”, da qui l’impegno “a condividere risorse economiche e intellettuali, morali e spirituali, imparando ad affrontare insieme, in un contesto di reciprocità, i problemi e le sfide del Paese”.

In questa prospettiva, ha continuato il Papa, la comunità cristiana “continuerà responsabilmente a offrire il suo contributo alla crescita sociale e morale dell’Italia”.

Benedetto XVI ha poi parlato delle “ferite da cui la comunità ecclesiale è segnata, per la debolezza e il peccato di alcuni suoi membri” e a questo proposito ha tenuto a precisare che “questa umile e dolorosa ammissione non deve, però, far dimenticare il servizio gratuito e appassionato di tanti credenti, a partire dai sacerdoti”.

Nel suo indirizzo di saluto, poco prima, il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, aveva assicurato al Santo Padre il desiderio di tuti i Vescovi italiani di unirsi “alla Sua azione di autoriforma della Chiesa perché sia all’altezza della sua vocazione e diventi sempre più quella che corrisponde al disegno di Dio, la cui presenza è necessario rendere presente al mondo contemporaneo, fin dentro le condizioni quotidiane dell’esistenza”.

“In questi giorni abbiamo anche riflettuto sul servizio episcopale sulla scorta del Suo invito ad esercitare in pieno la responsabilità come servizio alla crescita degli altri, e, prima di tutti, dei sacerdoti”, ha continuato.

In questo senso, ha aggiunto, “siamo incoraggiati, oltre che dalle Sue parole e dal Suo esempio, anche dalla quotidiana testimonianza di tantissimi sacerdoti – vera gloria della nostra Chiesa – e di innumerevoli religiosi, religiose e laici che vivono il dono della fede e la gioia di donarla”.

L’Anno speciale dedicato ai sacerdoti, ha ricordato nel suo discorso il Papa, aveva come finalità proprio quella di promuovere il loro “rinnovamento interiore”, “quale condizione per un più incisivo impegno evangelico e ministeriale”.

“In questa luce – ha proseguito –, ciò che è motivo di scandalo, deve tradursi per noi in richiamo a un profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, dall’altra la necessità della giustizia”.

Il Papa ha poi accennato agli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio incentrati sulla sfida educativa che presto verranno approvati dalla Conferenza Episcopale Italiana.

“Educare non è mai stato facile, ma non dobbiamo arrenderci – li ha incoraggiati –: verremmo meno al mandato che il Signore stesso ci ha affidato, chiamandoci a pascere con amore il suo gregge”.

“Risvegliamo piuttosto nelle nostre comunità quella passione educativa, che non si risolve in una didattica, in un insieme di tecniche e nemmeno nella trasmissione di principi aridi”, è stata la sua esortazione.

“Educare – ha affermato ancora – è formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa, di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza che, mentre riconosce il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio”.

“La sete che i giovani portano nel cuore – ha continuato – è una domanda di significato e di rapporti umani autentici, che aiutino a non sentirsi soli davanti alle sfide della vita”.

“È desiderio di un futuro, reso meno incerto da una compagnia sicura e affidabile, che si accosta a ciascuno con delicatezza e rispetto, proponendo valori saldi a partire dai quali crescere verso traguardi alti, ma raggiungibili”, ha infine concluso.

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ZENIT Staff

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