Teresa Manganiello, “la saggia analfabeta”

Parla il postulatore della sua causa, monsignor Luigi Porsi

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di Carmen Elena Villa

ROMA, giovedì, 20 maggio 2010 (ZENIT.org).- Anche se non aveva una grande istruzione, era conosciuta per la sua profonda saggezza spirituale, e nonostante la sua breve vita la sua fama di santità continua ad avere eco ancora oggi, a 133 anni dalla sua morte. E’ considerata la “pietra angolare” della comunità delle Suore Francescane Immacolatine.

Si tratta di Teresa Manganiello, che verrà beatificata questo sabato nella Basilica della Madonna delle Grazie di Benevento alle 18.00, in una cerimonia presieduta da monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, in rappresentanza di Papa Benedetto XVI.

Teresa nacque a Montefusco, in provincia di Avellino, penultima di 11 figli.

Non andò mai a scuola e si dedicava, come molti bambini delle famiglie contadine dell’epoca, ai lavori di casa e nei campi. A 18 anni manifestò il desiderio di consacrarsi a Dio. Il 15 maggio 1870, a 21 anni, vestì l’abito terziario francescano e l’anno successivo professò i voti prendendo il nome di suor Maria Luisa. Ricevette la direzione spirituale di padre Ludovico Acernese, che lasciò numerosi scritti sulle principali virtù di Teresa.

Parlando con ZENIT, il postulatore della sua causa di beatificazione, monsignor Luigi Porsi, ha detto che uno dei tratti più ammirevoli di Teresa fu l’“innocenza della vita, la grande devozione al Signore crocifisso in spirito di penitenza”, associata a “una grande devozione al Signore crocifisso con finalità riparatrice dei peccati del mondo e della società di allora”.

Generosità traboccante

Con un cuore nobile e abnegato e una grande capacità di mettersi al posto degli altri, Teresa era sempre preoccupata dei più poveri, a livello sia materiale che spirituale. “Non negava mai un aiuto a chiunque passasse. Dava pane e vestiti, costituì di sua iniziativa una sorta di farmacia rudimentale per curare le piccole malattie della pelle, molto diffuse all’epoca”, ha detto il postulatore.

“Alla sua porta cominciarono a bussare i poveri, i malati, oppressi di ogni genere, e lei accoglieva tutti col sorriso, con la parola calda e sicura, donando rimedi e amore, consigli e medicine per la guarigione del corpo e dello spirito”, ha ricordato suor Daniela del Gaudio, della comunità delle Suore Francescane Immacolatine.

La sua vita non fu esente da prove e sofferenze, come l’incomprensione per il suo stile di vita austero e per il progetto della nuova fondazione di una comunità religiosa che non tutti approvavano. Teresa faceva poi sempre grandi mortificazioni e penitenze fisiche.

Nella casa madre della comunità si conservano gli strumenti con cui faceva queste penitenze. Diceva sempre che le praticava “perché me lo chiede il Signore”.

I momenti di preghiera erano la sua prima priorità. Non importava se pioveva, nevicava o se il sole estivo era cocente. Teresa percorreva a piedi tutti i giorni i tre chilometri che separavano la sua casa dalla chiesa più vicina.

Saggezza

Molti la chiamavano “l’analfabeta saggia”. Monsignor Porsi ha scritto un libro sulla sua vita intitolato “Una contadina maestra di vita”, e afferma che nonostante la sua scarsa formazione accademica “era molto sapiente teologicamente e molto profonda”.

“Non era ingenua, era innocente. Non sapeva leggere e scrivere, ma conservava quello che apprendeva”, dice il postulatore. “Aveva uno spirito di meditazione e contemplazione, e quando incontrava la gente si presentava con una semplicità e una profondità che sorprendevano le persone colte. Vedevano che era preparata su tutto. Non era una contadinella ingenua che non sapesse quello che voleva, ed era molto profonda nel suo disegno di vita”. Per monsignor Porsi si tratta di una “saggezza soprannaturale”.

Ad appena 27 anni venne contagiata dalla tubercolosi, malattia che la portò alla morte in breve tempo. Secondo suor Daniela, Teresa seppe trasformare “il suo letto di malattia in una cattedra di sapienza, di vita e d’amore”.

Cinque anni dopo la sua morte, padre Acernese fondò le Suore Francescane Immacolatine, sapendo che Teresa sognava di veder nascere e fiorire questa comunità. Per questo, le religiose di quest’Ordine la chiamano “pietra angolare” della comunità.

Oggi le suore vivono il carisma di professare un amore singolare e una venerazione filiale per la Vergine Madre nel suo privilegio dell’Immacolata Concezione, il cui dogma era stato proclamato 27 anni prima di questa fondazione.

Lavorano per l’educazione accademica e dottrinale della gioventù, soprattutto femminile. Si dedicano anche alla catechesi, alla collaborazione pastorale e parrocchiale, alle iniziative assistenziali di vario tipo e alle missioni. Attualmente sono presenti in Italia, Brasile, Filippine, Australia, India e Indonesia.

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ZENIT Staff

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