Notizie lente in un mondo di "notizie fast food"

Intervista al professore di comunicazioni, padre La Porte

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di Andrea Kirk Assaf

ROMA, giovedì, 20 maggio 2010 (ZENIT.org).- Di fronte ai recenti scandali, a una cultura di fondo che rifiuta i valori cattolici e a una struttura interna della Chiesa che fatica a tenere il passo del mondo dell’informazione, che lavora 24 ore su 24, come dovrebbero comportarsi i comunicatori della Chiesa?

Padre José María La Porte, docente di comunicazioni sociali presso la Pontificia Università della Santa Croce, ha organizzato una importante conferenza per i comunicatori della Chiesa, sul tema “Identità e dialogo”, che si è svolta a Roma agli inizi di maggio.

ZENIT lo ha intervistato in relazione al suo intervento di presentazione, in cui ha avanzato alcune proposte per una nuova strategia della comunicazione.

Nella sua presentazione lei ha distinto tra “notizie fast food” e “notizie slow food”. Ci può spiegare meglio questa distinzione?

Padre La Porte: In questo mondo in cui tutti vogliono sempre maggiori informazioni, stiamo riscoprendo il tempo, perché ci troviamo a spendere tanto tempo a raccogliere le notizie senza riuscire a comprendere bene cosa stia succedendo.

Le “notizie fast food” sono utili per certi versi. La distinzione si basa sul modo in cui i fatti vengono presentati e interpretati dalla gente. Se si vogliono dare notizie in questo modo, serve velocità, argomenti non complicati, che entrino nei titoli. Il problema è che la realtà è complessa, soprattutto quella del mondo globale.

Il rischio è quello di reagire in modo omogeneo di fronte a notizie molto diverse. Queste sono le “notizie fast food”. È un peccato per i giornalisti perché in questo modo passano in secondo piano, tanto che talvolta i titoli sono formulati non da chi ha scritto le notizie. I giornalisti meriterebbero maggiore rispetto per il loro lavoro.

Io credo che le "notizie slow food” possano aiutare a riscoprire l’essenza del giornalismo e dei giornalisti, perché la gente vuole capire cosa sta succedendo, sapere perché certe cose accadono, vuole conoscere la natura delle questioni, mentre molti mezzi di informazione offrono delle mere pillole di notizie e non la sostanza di ciò che sta avvenendo.

Per quanto riguarda la Chiesa, dobbiamo dare notizie slow food. Qualcosa che sia ricco di vitamine, in senso intellettuale, e che possa aiutare la gente a pensare, a formare opinioni libere, ad analizzare. Le notizie fast food potrebbero essere utili in alcuni contesti, ma non in materia di valori o di argomenti che richiedono analisi molto più approfondite.

Credo che il vero problema del giornalismo di oggi non sia Internet. Il vero problema di oggi è la qualità. Questo è uno dei motivi per cui la gente sta riscoprendo la qualità attraverso i blog. I giornalisti potranno non gradire i blog e dire: cosa offrono i blog che l’informazione professionale non offre? I blog offrono analisi, opinioni, senza il timore di dire “questa è un’opinione”. E il fatto che i blog attraggano così tante persone è un segno di questa qualità, perché alcuni blog, pur non avendo una grafica accattivante, attirano per la loro qualità dell’informazione.

Come è possibile offrire “notizie slow food” quando il pubblico vuole reazioni immediate, o quando – per esempio in caso di scandalo – i giornalisti vogliono subito una conferenza stampa?

Padre La Porte: Rimanendo su questa analogia, le notizie fast food sono come chi vuole mangiare appena sente fame. E questo porta all’obesità. Le notizie fast food ingrassano l’intelletto con informazioni banali e inutili, e complicano la nostra visione della realtà, perché ci inducono a considerarle come informazioni prioritarie.

Quando c’è uno scandalo, la Chiesa ha bisogno di parlare, di rispondere, ed effettivamente in questi casi il tempo di risposta è importante. Per questo il sistema informativo della Chiesa deve adattarsi. Ma oltre alla risposta rapida è necessario rimandare ai documenti più sostanziali che spiegano cosa la Chiesa sta realmente facendo. Questo consente alla gente di avere notizie slow food. È importante ricordarsi anche dei consumatori di notizie slow food. Per questo dobbiamo assicurarci che le notizie veloci, i titoli veloci, portino le persone ad approfondire e a ricevere maggiori informazioni. Adesso ti offro fast food perché è ciò di cui hai bisogno, ma ti dico anche che non ti darò fast food tutti i giorni… la prossima volta che avrai interesse per una notizia attingerai ad informazioni più approfondite.

Si riferisce a qualcosa come il nuovo blog del Vatican Information Service (VIS)?

Padre La Porte: Questo è un buon esempio. Oppure, quando per esempio si risponde ad una precisa accusa, dando anche documentazione su ciò che la Chiesa sta facendo, sul numero dei sacerdoti accusati, sulle principali misure prese dalla Chiesa, sul rapporto con il sistema giudiziario, e sull’essenza di ciò che sta accadendo. Si risponde, e se l’informazione è errata occorre dirlo rapidamente, per poi spiegare la propria posizione, e se questo richiede della documentazione, siamo nell’ambito dell’informazione slow food.

Nei casi di pedofilia, per esempio, abbiamo a che fare con delle vittime, ma stiamo anche parlando di morale sessuale. Abbiamo l’impressione che questa società che sta accusando la Chiesa e alcuni preti, sia la stessa società che non presta molta attenzione alle stesse problematiche quando avvengono in altri contesti sociali. Certamente anche un solo caso è più che sufficiente per la Chiesa, ma è interessante notare come, nel modo in cui si presenta l’informazione, si usino due pesi e due misure.

Secondo lei quindi, nell’ambito dello scandalo sugli abusi sessuali, i comunicatori della Chiesa dovrebbero parlare anche degli insegnamenti della Chiesa sulla sessualità, che spiegano perché tali abusi sessuali siano un peccato così grave?

Padre La Porte: Certamente. Perché la gente è così contrariata del fatto che alcuni sacerdoti abbiano commesso questi delitti? Perché conoscono l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità. È una contraddizione che un pastore si sia comportato in modo così immorale. C’è una vittima, c’è un minore, qualcuno che ha bisogno di essere protetto. Se si ignora il problema perché si pensa di dover tutelare il buon nome della Chiesa si tradisce la verità, perché il bene della Chiesa inizia con il bene delle persone, che sono ciascuna immagine di Dio. Qualcosa non funziona quando le comunicazioni sono finalizzate a mantenere la buona reputazione. Noi non abbiamo timore di ricevere delle critiche, perché le critiche aiutano a conoscere i propri errori.

Lei crede che gli scandali rappresentino un’opportunità per ribadire l’insegnamento sulla dignità della persona umana, sul ruolo del sacerdote e sugli altri argomenti connessi?

Padre La Porte: Sì, e anche per vedere la capacità di risposta della Chiesa: alcuni vescovi si sono dimessi. Se c’è un’istituzione che sta davvero rispondendo al problema, questa è la Chiesa cattolica. Forse noi, membri della Chiesa, avremmo potuto rispondere meglio; certamente, non neghiamo che vi siano stati degli errori. È un momento di purificazione, per ridefinire e riproporre la figura del sacerdote, e il fatto che questo sia l’anno del sacerdozio non è solo un caso. Tutto ciò che sta avvenendo serve a ricordarci che la figura del sacerdote richiede un elevato standard morale.

La sua proposta strategica è stata creata per i comunicatori della Chiesa. Si tratta di una risposta legata agli scandali sugli abusi sessuali, oppure di principi validi in ogni momento?

Padre La Porte: È un approccio valido in generale per la Chiesa, perché credo che, se Dio vuole, gli scandali sugli abusi sessuali passeranno e tutte le vittime saranno soccorse. Credo che sia limitativo creare una strategia di lungo termine solo sulla base di un aspetto contingente che sarà superato in alcuni mesi o un anno. Dobbiamo pensare a una proposta strategica; crea
re una mappa dei valori che vanno contro corrente e di quelli che sono condivisi dalla società contemporanea – per esempio la carità, il volontariato, la bellezza della liturgia – e poi trovare il momento giusto per proporli, perché non è opportuno basare un’intera nuova strategia su valori che sono contrastati nella società.

Tutti sanno quale sia la posizione della Chiesa sull’eutanasia, tutti conoscono la posizione della Chiesa sull’aborto, e così via. E questo crea polemica. Una polemica inevitabile se il messaggio deve essere chiaro. Si tratta quindi di far arrivare il messaggio.

Allo stesso tempo, credo che parlare dei valori comunemente accettati possa aiutare le persone a guardare anche oltre. Se dovessi creare una mappa di questi valori e di come li voglio proporre, vedrei, per esempio, che l’anno 2011 sarà l’anno del volontariato (secondo le Nazioni Unite). Questa sarà una buona opportunità per presentare l’insegnamento e l’esperienza della Chiesa in questo ambito, perché se c’è un’istituzione che fa tanto volontariato, questa è la Chiesa.

Cosa intende per strategia?

Padre La Porte: Quando parlo di strategia penso a diversi elementi. L’identità è il punto di partenza: è necessario avere una specifica identità per poter partecipare a un dialogo pubblico. Si devono proporre informazioni slow food, con documentazione e idee. Quando si offrono dei dati, dei documenti e dei fatti, la gente risponde ed è in grado di creare un’opinione nelle proprie comunità.

Il secondo punto è di trasporre le priorità pastorali della sua istituzione in comunicazione. Con questo intendo dire che se la priorità di una diocesi è la Giornata mondiale della gioventù, come dovrei tradurla in comunicazione nella diocesi? Cosa significa volontariato? Come posso proporre il volontariato in tutte le scuole cattoliche? Esistono molte opportunità.

Il terzo punto è pensare a come proporre elementi che possano costituire notizie interessanti per i mezzi di informazione.

Un altro punto è quello di preparare esperti che possano aiutare nelle traduzioni. Per esempio, è stato effettuato uno studio in Spagna sul rapporto tra la donna incinta e il bambino e i contenuti di questo studio potrebbero essere tradotti in immagini e suoni.

Sulla scia della conferenza, cosa intende fare in riferimento alle sue proposte sulla comunicazione?

Padre La Porte: L’idea è che i 250 comunicatori della Chiesa, intervenuti alla conferenza e provenienti da tutto il mondo, possano adottare e adattare i principi alle proprie situazioni locali, perché i Paesi possono differenziare molto gli uni dagli altri. La mia idea è che queste proposte possano essere utilizzate come quadro di riferimento – ciascun comunicatore della Chiesa potrà chiedersi quali siano i principi da cui poter avviare questa strategia di comunicazione.

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ZENIT Staff

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