Il Web? È come un santuario

Parla don Giovanni Benvenuto, fondatore di Pretionline.it e Qumran2.net

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ROMA, giovedì, 13 maggio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’intervista a don Giovanni Benvenuto apparsa su PaulusWeb (anno II n. 20 – maggio 2010).

 

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di Paolo Pegoraro

Il web ha interrogato il cristianesimo fin dal suo primo apparire. E molti hanno risposto, da subito, con entusiasmo. Ora il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali – Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale – ufficializza l’impegno di tanti preti che hanno accettato di confrontarsi con le nuove tecnologie. Tra loro don Giovanni Benvenuto, che attraverso Pretionline.it e Qumran2.net, è stato tra i primi preti italiani a valorizzare la pastorale online. Credendo nella disponibilità di tanti sacerdoti. Credendo nella generosità del condividere gli strumenti per la pastorale parrocchiale. Tutto cominciò nel 1997… oggi, tredici anni dopo, ecco arrivare un riconoscimento di grande rilievo.

Don Benvenuto, il Messaggio per la 44ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali inaugura una nuova fase per la pastorale online?

«Sicuramente è un riconoscimento ufficiale alla pastorale online, la quale è ben presente da almeno dieci anni. Fin dagli inizi di internet tanti cattolici e tanti sacerdoti sono voluti subito essere presenti e oggi questo messaggio arriva come una sorta d’investitura ufficiale dopo un periodo di osservazione e di maturazione dell’esperienza, com’è prassi nella Chiesa. È normale, quindi, che il riconoscimento sia avvenuto a distanza di anni dalla nascita del web. D’altra parte, la Chiesa è sempre stata esperta di comunicazione, dunque è giusto che abbia fatto anche questo passo».

Ci racconti la sua esperienza con il sito Pretionline

«Pretionline.it è nato nel giugno del 1997. Sono stato ordinato sacerdote nel 1996 e, avendo da sempre la passione dell’informatica, ho notato come tanti sacerdoti e parrocchie iniziavano a essere presenti sul web. Ho pensato che poteva essere utile mettere a disposizione un “punto di raccolta”, un luogo dove incontrarsi e offrire a tutti la possibilità di contattare un sacerdote. All’inizio eravamo in pochi: io, mio fratello sacerdote e alcuni altri preti di Genova. Poi la cerchia si è allargata. Attualmente sono circa un migliaio – tra sacerdoti, religiosi, diaconi permanenti e seminaristi – le persone che si mettono a disposizione per essere contattati».

Con l’avvento del web 2.0 ha comportato un aggiornamento di questa offerta?

«Il web 2.0 è caratterizzato da maggiore disponibilità di servizi e da una ulteriore interattività, che permette di costruire insieme l’informazione e l’identità dei siti. Pretionline.it ha avuto fin da subito queste caratteristiche, proponendosi come una “piattaforma” che dava ai sacerdoti la possibilità di essere attori in questo panorama. Così pure, in Qumran2.net, abbiamo cercato di mettere subito a disposizione di chiunque il materiale che ognuno poteva condividere. Ultimamanete è nata un’altra esperienza tipica del web 2.0, cioè Cathopedia.org, che da la possibilità agli autori registrati di costruire insieme un’enciclopedia in stile wiki sull’insegnamento cattolico e sul magistero della Chiesa».

In ambito web 2.0, ha fatto la sua comparsa anche Praybook

«Praybook è stato creato da un sacerdote di Tortona, don Paolo Padrini. Ogni giorno mette a disposizione le letture della liturgia e i salmi del breviario, dando la possibilità ai suoi utenti di pregare e meditare online, sostituendo il cartaceo con il video».

Possiamo parlare di un digital divide nel clero italiano?

«Fin da subito a Pretionline.it si sono iscritti sacerdoti di tutta Italia – nord, centro, sud e isole – e soprattutto, cosa che non credevo, sacerdoti di tutte le età. Ci sono preti di 70 o 80 anni che, anche se in pensione, hanno comunque voglia di mettere a disposizione le loro competenze e la loro capacità di ascolto degli altri. Certo, l’età media non è molto alta, ciò nonostante vedo che internet è veramente uno strumento che non ha confini né di territorio né di fasce d’età».

Lei vive quotidianamente l’esperienza del parroco: come si integrano le prospettive della pastorale tradizionale con quelle della pastorale online?

«Tramite Pretionline.it ricevo domande o richieste di ascolto e di consigli da persone lontane dalla Chiesa o che non hanno la possibilità di contattare un prete di persona o che per problemi personali non riescono ad andare dal loro parroco. Allora vengono qui. Per fare un esempio: magari una persona che ha un grosso peso sulla coscienza si reca a un santuario in cima al monte, va da un sacerdote sconosciuto e, davanti alla grata del confessionale, si crea quella distanza che gli permette di aprirsi e di scaricare il suo peso con maggiore serenità. Su internet avviene un po’ la stessa cosa. Certo, dopo il primo momento nel quale si facilita l’apertura al dialogo, consigliamo sempre a chi ci scrive di rivolgersi al proprio parroco o comunque a un sacerdote perché il rapporto personale, faccia a faccia, è insostituibile. Senza di esso non c’è crescita interiore o spirituale».

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ZENIT Staff

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