Il Rosario, compendio del Vangelo

Messaggio dell’Arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi

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di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 11 maggio 2010 (ZENIT.org).- Con un invito affinché il mese di maggio sia “un ininterrotto inno di ringraziamento e di lode alla Vergine Maria, grazie alla quale Dio si è fatto uno di noi” si conclude il messaggio che monsignor Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo di Trieste, ha inviato a tutti i credenti della diocesi.

Il messaggio ha per titolo “Il Rosario: compendio del Vangelo” e ricorda che è durante il mese di maggio che la Chiesa Cattolica, diffusa in ogni parte del mondo, dedica le preghiere alla Vergine Maria invocata come Madre di Dio e Aiuto dei Cristiani.

“Il sì a Dio di Maria”, ha rilevato l’Arcivescovo, l’ha designata a essere “collaboratrice speciale del Suo progetto di salvezza per l’umanità intera”.

E’ in questo contesto che deve essere praticato il Rosario, preghiera raccomandata dai Pontefici, tanto cara al popolo cristiano e indicata da Paolo VI come “compendio di tutto il Vangelo”.

Monsignor Crepaldi ha spiegato che pregare il Rosario significa “sentirsi famiglia orante”, si tratta di “un richiamo profetico per tante persone indifferenti che hanno bisogno di ritrovare le strade dello stupore, le quali si diramano dall’interiore colloquio che è la preghiera, che fa assaporare la serenità di sapersi al centro di una solerte e amorosa attenzione, proveniente da Dio per rendere l’uomo capace del senso del vivere”.

“Il Santo Rosario – ha sottolineato l’Arcivescovo – è un’esperienza che ci fa sentire popolo in cammino per le contrade della storia, con un grande desiderio nel cuore di conoscere il nostro Dio, che si è fatto uomo per la salvezza del mondo”.

Nel Rosario, che Paolo VI definì “preghiera evangelica di orientamento cristologico”, vi è tutto il Vangelo che la Chiesa proclama”.

Per questo – ha sostenuto monsignor Crepaldi – attraverso i Misteri si ripercorre la storia della vita del Signore Gesù.

“Ispirate dai Misteri gaudiosi – ha affermato il presule -, le famiglie sapranno cogliere l’invito a sviluppare una maggiore consapevolezza della loro vocazione di custodi della vita, diventando capaci di accoglierla e accompagnarla con dedizione e amore; di assumere con responsabilità il difficile esercizio dei compiti educativi, facendosi testimoni credibili di vita cristiana per i loro figli e per la società; di perseguire con tutte le loro forze la vocazione a essere modelli di santità”.

Per monsignor Crepaldi, “i Misteri luminosi ci ricordano il grande dono del Battesimo e dell’Eucarista”, che “oltre a toglierci dall’impoverimento inferto all’intera umanità dal peccato originale, ci dona quella vita divina che dobbiamo conservare e tutelare evitando il peccato e facendo efficace esperienza di comunione con Cristo nostra forza nei sacramenti”.

Per quanto riguarda i misteri dolorosi l’Arcivescovo ha ricordato che “la sofferenza è una dimensione che appartiene all’umanità. Possiamo cercare di limitare la sofferenza, di lottare contro di essa, ma non possiamo eliminarla… Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo”.

Per questo motivo il Rosario “non è un tranquillizzante devozionale”, bensì una personale e vitale presa di coscienza del fatto che “il Verbo di Dio si è piegato all’esperienza del dolore e della sofferenza”.

“Il Signore Gesù – ha sottolineato l’Arcivescovo – afferma sì di essere l’uomo dei dolori, ma anche il Dio della speranza che, pur nella kénosi (svuotamento, abbassamento) che Lo umilia sino alla morte di croce, offre un senso nuovo e definitivo a coloro che in Lui credono e a Lui si affidano anche nel momento della prova, della sventura e del dolore fisico e morale”.

“La Passione di Cristo – ha continuato – è mistero di consolazione per ognuno di noi, perché Dio si rivela come Colui che è presente in ogni sofferenza umana e condivide ogni sopportazione, diffondendo in ogni sofferenza la con-solatio, la consolazione dell’amore partecipe di Dio, facendo così sorgere la stella della speranza”.

Per spiegare i misteri gloriosi, monsignor Crepaldi ha fatto riferimento alla contemplazione della risurrezione di Cristo, “un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate, come attesta il Nuovo Testamento”.

L’Arcivescovo ha concluso invitando i fedeli a offrire la preghiera del Rosario per “la Chiesa di Cristo sparsa su tutta la terra” e, in modo particolare, a pregare “il Padrone della messe perché mandi operai nella sua vigna, offrendoci la consolazione di numerose e sante vocazioni al ministero ordinato, alla vita religiosa e alla consacrazione laicale”.

Monsignor Crepaldi ha chiesto preghiere affinché la Chiesa che è in Trieste “possa essere edificata e guidata quale ‘sale e luce’ per le Genti tra le quali essa è radicata, al fine di testimoniare e offrire quella ‘buona notizia’ che salva che è il Cristo, buon Pastore e vero amico dell’uomo”.

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ZENIT Staff

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