Il Papa: la Chiesa vuole collaborare con chi non emargina la religione

Nel suo primo discorso arrivando in Portogallo

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LISBONA, martedì, 11 maggio 2010 (ZENIT.org).- “La Chiesa è aperta per collaborare con chi non marginalizza né riduce al privato l’essenziale considerazione del senso umano della vita”. Con queste parole, pronunciate appena giunto all’aeroporto di Portela di Lisbona, Benedetto XVI ha inaugurato questo martedì la sua visita apostolica in Portogallo.

Dopo l’arrivo dell’aereo papale, alle 11.00 ora locale, il Pontefice è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica, Aníbal Cavaco Silva, dal Patriarca di Lisbona, il Cardinale José Policarpo, e da altre autorità ecclesiali e civili.

Su un palco preparato per l’occasione, e dopo il saluto del Presidente Cavaco Silva, il Papa ha pronunciato un breve discorso nel quale ha alluso alla concezione di laicità positiva e all’importanza del riconoscimento della libertà religiosa nella vita pubblica.

La relazione con Dio, ha spiegato ai presenti, “è costitutiva dell’essere umano: questi è stato creato e ordinato verso Dio, cerca la verità nella propria struttura conoscitiva, tende verso il bene nella sfera volitiva, ed è attratto dalla bellezza nella dimensione estetica”.

“Non si tratta di un confronto etico fra un sistema laico e un sistema religioso, bensì di una questione di senso alla quale si affida la propria libertà”, ha spiegato Benedetto XVI.

In questo senso, ha alluso alla Costituzione della Repubblica Portoghese, che celebra quest’anno il suo centenario e che ha stabilito formalmente la separazione tra Chiesa e Stato nel Paese.

“La svolta repubblicana, verificatesi cento anni fa in Portogallo, ha aperto, nella distinzione fra Chiesa e Stato, un nuovo spazio di libertà per la Chiesa, a cui i due Concordati del 1940 e del 2004 avrebbero dato forma, in ambiti culturali e prospettive ecclesiali assai segnate da rapidi cambiamenti”.

Questa separazione, ha riconosciuto il Papa, ha provocato “sofferenze”, che però “sono state in genere affrontate con coraggio”.

“Il vivere nella pluralità di sistemi di valori e di quadri etici richiede un viaggio al centro del proprio io e al nucleo del cristianesimo per rinforzare la qualità della testimonianza fino alla santità, trovare sentieri di missione fino alla radicalità del martirio”, ha aggiunto.

Fatima

Il Pontefice ha sottolineato che la sua visita nel Paese lusitano “sotto il segno della speranza” “intende essere una proposta di sapienza e di missione”.

“Vengo nelle vesti di pellegrino della Madonna di Fatima, investito dall’Alto nella missione di confermare i miei fratelli che avanzano nel loro pellegrinaggio verso il Cielo”, ha affermato.

In questo senso, ha dichiarato che le apparizioni della Vergine in questa piccola località sono state “un amorevole disegno da Dio; non dipende dal Papa, né da qualsiasi altra autorità ecclesiale”.

“Non fu la Chiesa che ha imposto Fatima – direbbe il Cardinale Manuel Cerejeira, di venerata memoria –, ma fu Fatima che si impose alla Chiesa”, ha esclamato.

In quell’avvenimento, il Cielo si aprì “ proprio sul Portogallo – come una finestra di speranza che Dio apre quando l’uomo Gli chiude la porta – per ricucire, in seno alla famiglia umana, i vincoli della solidarietà fraterna che poggiano sul reciproco riconoscimento dello stesso ed unico Padre”.

“La Vergine Maria è venuta dal Cielo per ricordarci verità del Vangelo che costituiscono per l’umanità, fredda di amore e senza speranza nella salvezza, sorgente di speranza”, una speranza che si basa sulla relazione “verticale e trascendente” dell’uomo con Dio.

Papa Benedetto XVI ha quindi concluso il suo discorso affidando il Portogallo “alla Madonna di Fatima, immagine sublime dell’amore di Dio che abbraccia tutti come figli”.

Radici cristiane

Dal canto suo, il Presidente Cavaco Silva ha affermato nel suo discorso di benvenuto che la separazione tra Chiesa e Stato in Portogallo “convive con i segni profondi dell’eredità cristiana presente nella cultura, nel patrimonio e, al di sopra di tutto, nei valori”.

Il Portogallo “riconosce il ruolo della Chiesa cattolica e rispetta e sostiene il servizio inestimabile che presta alla società”, ha sottolineato.

“In altri tempi, dando un contributo prezioso all’espansione della fede cristiana, abbiamo aperto il mondo al dialogo universale”, ha ricordato. “Un atteggiamento particolarmente idoneo in un momento in cui, forse più che mai, si reclama un’intesa tra il discorso della ragione e quello della fede”.

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ZENIT Staff

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