di padre John Flynn, L.C.
ROMA, domenica, 9 maggio 2010 (ZENIT.org).- Un recente rapporto del Pew Forum on Religion and Public Life evidenzia notevoli mutamenti nell’appartenenza religiosa delle popolazioni dell’Africa subsahariana.
Agli inizi del XX secolo, i musulmani e i cristiani costituivano solo una piccola minoranza, per un totale complessivo di meno del 25% della popolazione, mentre la maggioranza praticava religioni africane tradizionali.
Nel corso dell’ultimo secolo, la situazione si è ribaltata: i musulmani sono aumentati di 20 volte, raggiungendo i 234 milioni nel 2010. I cristiani hanno avuto una trasformazione ancora maggiore, con un’esplosione di 70 volte: da 7 milioni sono passati a 470 milioni.
Questa preminenza cristiana, chiarisce il rapporto, riguarda l’Africa subsahariana ed è controbilanciata dalla predominanza della fede islamica nelle regioni settentrionali. Di conseguenza, il continente africano nel suo insieme vede una sostanziale parità tra la presenza cristiana e quella musulmana.
Nell’insieme, l’Africa subsahariana si aggiudica non meno del 21% del totale della popolazione cristiana nel mondo. I musulmani sono invece presenti per il 15% della quota mondiale.
I dati del Pew Forum sulla crescita religiosa in Africa sono in linea con quelli contenuti in una recente pubblicazione del Vaticano che sintetizza la nuova edizione dell’Annuario statistico della Chiesa. Secondo il comunicato stampa del Vaticano, del 27 aprile, per il periodo 2000-2008, il numero dei cattolici nel mondo è aumentato dell’11,54%, passando da 1.045 milioni del 2000 a 1.166 milioni del 2008.
Dietro le cifre globali si nascondono tuttavia enormi diversità geografiche. I due estremi sono rappresentati dall’Africa, dove i cattolici sono aumentati del 33%, e dall’Europa, dove vi è stato un aumento nominale solo dell’1,17%.
Stabilizzazione
Ciò nonostante, nel rapporto del Pew Forum si afferma anche che la forte crescita registrata nell’ultimo secolo potrebbe ben arrestarsi nei prossimi anni, ascrivendosi gli eventuali aumenti ai normali meccanismi demografici.
Ciò è dovuto al fatto che ormai la maggioranza della popolazione africana è diventata cristiana o islamica, lasciando pochi margini per ulteriori conversioni. Nella maggior parte dei Paesi africani, almeno il 90% della popolazione si dichiara cristiana o musulmana.
Vi sono inoltre pochi indizi che possano indicare, nell’Africa subsahariana, una crescita del cristianesimo alle spese dell’islam o viceversa. Con la sola eccezione dell’Uganda, solo una piccola percentuale di musulmani è diventata cristiana, e una percentuale ancora più esigua di cristiani è diventata musulmana.
Oltre ai dati sull’appartenenza religiosa, gran parte del rapporto del Pew Forum si concentra sugli esiti di un sondaggio basato su più di 25.000 interviste personali, svolto in oltre 60 tra lingue e dialetti e in 19 Paesi diversi. La finalità dello studio è stata quella di determinare come la gente nell’Africa subsahariana consideri il ruolo della religione nella società.
Dal sondaggio emerge la grande religiosità di quella regione. Agli intervistati è stato chiesto quanto fosse importante la religione nella loro vita: molto, alquanto, poco, per nulla.
Dal sondaggio risulta che in molti Paesi dell’Africa subsahariana almeno il 90% degli intervistati sostiene che la religione sia molto importante nella propria vita.
A confronto con i sondaggi effettuati in altri continenti negli ultimi anni, anche le Nazioni meno religiose dell’Africa subsahariana mostrano dati più elevati rispetto, per esempio, a quelli degli Stati Uniti, dove il 57% delle persone considera importante la religione.
Altri Paesi occidentali fanno registrare percentuali molto minori di gente che dichiara che la religione è molto importante per la propria vita: Polonia, 33%; Germania, 25%; Italia 24%; Gran Bretagna, 19%.
D’altra parte, in Asia e in Medio Oriente, come in Africa, molti Paesi raggiungono percentuali almeno del 90%. Tra questi figurano l’India, il Bangladesh, l’Indonesia e il Kuwait.
Coesistenza
Nonostante la rapida crescita sia del cristianesimo che dell’islam, le religioni africane tradizionali rimangono ancora un elemento forte.
Queste, infatti, convivono spesso con l’islam e con il cristianesimo in una sorta di sincretismo religioso. Nonostante le incoerenze di natura teologica, dal sondaggio emerge che questa mescolanza di fedi è una realtà quotidiana nella vita delle persone.
Molti africani continuano a credere nella stregoneria, negli spiriti maligni, nei sacrifici per gli antenati e nelle guarigioni nell’ambito delle religioni tradizionali. Per esempio, in quattro Paesi (Tanzania, Mali, Senegal e Sudafrica) più della metà degli intervistati si è detta convinta che i sacrifici agli antenati e gli spiriti possano proteggerli dal male. E percentuali significative sia di cristiani che di musulmani – almeno un quarto in molti Paesi – dicono di credere nel potere protettivo degli incantesimi o degli amuleti.
In aggiunta alla diffusa convinzione nel potere protettivo delle offerte sacrificali o degli oggetti sacri, almeno uno su cinque in ogni Paese dice di credere nel malocchio o nella capacità di certe persone di lanciare maledizioni o incantesimi.
Secondo il rapporto non esiste una chiara corrispondenza tra cristiani o musulmani circa il livello di credenza nelle religioni tradizionali dell’Africa. Queste religioni, infatti, sono diffuse sia in Paesi a predominanza musulmana che in Paesi a predominanza cristiana, con un rapporto equilibrato tra cristiani e musulmani.
Tolleranza
Per quanto riguarda il rapporto tra cristianesimo e islam, secondo il sondaggio, per molti cristiani e musulmani dell’Africa subsahariana non vi sono problemi sostanziali e vi è, in generale, una reciproca tolleranza.
La gente, infatti, sostiene generalmente che la disoccupazione, la criminalità e la corruzione creano maggiori problemi rispetto ai contrasti religiosi.
I cristiani africani hanno invece espresso maggiori dubbi sull’islam, con circa il 40%, in una dozzina di Nazioni, che considera violenti i musulmani. Significativamente, 6 persone su 10 in Nigeria e Rwanda affermano che il conflitto religioso è un problema molto grande nel proprio Paese.
I musulmani tendono invece ad essere più positivi nella loro valutazione dei cristiani, esprimendo maggiore preoccupazione per l’estremismo musulmano che per quello cristiano.
In tema di matrimonio, tuttavia sia tra i musulmani che tra i cristiani, molti hanno espresso disagio sulle unioni interreligiose. Almeno la metà dei cristiani in almeno 8 Paesi, nonché la metà dei musulmani di 12 Paesi, dice di non gradire l’idea che un proprio figlio sposi qualcuno appartenente all’altra religione.
In generale, la gran parte dei credenti afferma che la violenza contro i civili a difesa della propria religione non si giustifichi mai, o almeno raramente. Eppure vi è una sostanziale minoranza – di almeno il 20% – in molti Paesi che sostiene che la violenza contro i civili a difesa della propria religione sia talvolta o spesso giustificata.
Per quanto riguarda il rapporto tra religione e società, dal sondaggio emerge che in quasi tutti i Paesi considerati la maggioranza ritiene che sia necessario credere in Dio per agire moralmente e avere valori positivi. Almeno 3 persone su 4, in quasi tutti i Paesi, sostengono l’esistenza di criteri chiari e assoluti su ciò che sia giusto e cosa sbagliato.
Inoltre, una netta maggioranza in quasi tutti i Paesi afferma che in Occidente la musica, il cinema e la televisione hanno danneggiato i valori morali.
Su questioni come aborto, prostituzione, suicidio e comportamento omosessuale, sia i cristiani che i musulmani in molti Paesi
esprimono forte opposizione, con una maggioranza di almeno 9 intervistati su 10 che ritiene queste pratiche moralmente sbagliate.
Molte persone in tutta la regione esprimono grande favore per la democrazia. Allo stesso tempo, emerge che sia i musulmani che i cristiani sono favorevoli a fondare la legislazione civile sulla Bibbia o sulla legge islamica della Sharia.
Secondo il rapporto del Pew Forum, praticamente in tutti i Paesi considerati la maggioranza o una sostanziale maggioranza di cristiani si dice favorevole ad assumere la Bibbia come la legge ufficiale del Paese. Analogamente, molti musulmani vorrebbero che ciò avvenisse per la Sharia.
Dai risultati illustrati nel rapporto, è chiaro che l’Africa rappresenta un terreno interessante da osservare nei prossimi anni.