LOURDES, venerdì, 7 maggio 2010 (ZENIT.org).- Nell'omelia che ha pronunciato questo venerdì nella Grotta di Lourdes durante la Messa d'apertura del XXIII Congresso Mondiale della Federazione Mondiale dei Medici Cattolici (FIAMC),l'Arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ha invitato i presenti a testimoniare “che Dio è amore”.
“Vi prego di testimoniare con coraggio il Vangelo dell’amore dinanzi al mondo di oggi, portando la speranza agli ammalati, ai sofferenti, ai disperati, a coloro che hanno sete di verità, di pace e di amore”, ha chiesto.
“Facendo del bene al prossimo e mostrandovi solleciti per il bene comune, testimoniate che Dio è amore”, ha aggiunto.
Il Congresso è in svolgimento da questo giovedì fino al 9 maggio e rappresenta un'occasione per attingere “dalla fonte abbondante della fede”, ha osservato il porporato.
La fede, ha spiegato, “non è il risultato di un’autogenerazione del soggetto, non è il prodotto di una escogitazione umana, non è la conclusione di un processo a partire dall’io”.
Al contrario, è “un essere generati”, “ha essenzialmente carattere dialogico e relazionale”.
“Soltanto quando il cuore dell’uomo è toccato e raggiunto dalla Parola di Dio, le energie dell’uomo si raccolgono nell’assenso della fede”.
Quest'ultima è poi “un vero pellegrinaggio anche del pensiero, che deve cercare sempre più la pienezza della luce, a partire dalla luce essenziale che gli è donata dall’alto”.
L'Arcivescovo Zimowski ha quindi ricordato che la fede “deve essere nutrita con la preghiera”.
“La nostra preghiera di domanda è paradossalmente una risposta. Risposta al lamento del Dio vivente”, “risposta di fede alla promessa gratuita della salvezza, risposta d’amore alla sete del Figlio unigenito”.
Ha poi sottolineato “il profondo legame che esiste tra la fede e la professione della Verità Divina, tra la fede e la dedizione a Gesù Cristo nell’amore, tra la fede e la pratica della vita ispirata ai comandamenti”.
“Tutte e tre le dimensioni della fede sono frutto dell’azione dello Spirito Santo – ha indicato –. Tale azione si manifesta come forza interiore che armonizza i cuori dei discepoli col Cuore di Cristo e rende capaci di amare i fratelli come lui li ha amati”.
Per questo, “la fede è un dono, ma nello stesso tempo è un compito, vedere Gesù nel prossimo”.
Il significato della fede non è solo “accettare un certo numero di verità astratte circa i misteri di Dio, dell’uomo, della vita e della morte, delle realtà future”, ma “un intimo rapporto con Cristo, un rapporto basato sull’amore di Colui che ci ha amati per primo, fino all’offerta totale di se stesso”.
Il nostro amore per Cristo, ha proseguito, “si esprime nella volontà di sintonizzare la propria vita con i pensieri ed i sentimenti del suo Cuore”.
“Questo si realizza mediante l’unione interiore basata sulla grazia dei Sacramenti, rafforzata con la continua preghiera, la lode, il ringraziamento, la penitenza”, così come “non può mancare un attento ascolto delle ispirazioni che Egli suscita mediante la sua parola, le persone che incontriamo, le situazioni di vita quotidiana”.
“AmarLo – ha concluso – significa restare in dialogo con Lui per conoscere la sua volontà e realizzarla prontamente”.