L'inquietudine di Agostino in mostra a Roma

Per il Santo, “si conosce solo ciò che si ama”

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di Mariaelena Finessi

ROMA, lunedì, 3 maggio 2010 (ZENIT.org).- Volumi pregiati ed edizioni antiche delle opere di Sant’Agostino saranno esposti a Roma, dal 4 al 15 maggio, presso la Biblioteca Angelica della Chiesa di Sant’Agostino.

Presentata per la prima volta nel 2009 al Meeting per l’Amicizia fra i popoli, la mostra itinerante “Sant’Agostino. Si conosce solo ciò che si ama” ha inzio con le immagini della visita del Santo Padre a Pavia – dove dall’VIII secolo riposa il corpo del Santo – e prosegue con una serie di pannelli in cui si leggono brani tratti dalle Confessioni del vescovo di Ippona. All’interno di questo cammino, l’esposizione ricrea anche fisicamente alcuni luoghi significativi della vita di Agostino, fra i quali il battistero di Milano dove venne battezzato da Ambrogio.

Voluta dal Comune e dalla Provincia di Pavia, la mostra fa ora tappa nella capitale e per le manifestazioni legate alla “Notte dei Musei”, sabato 15 maggio resterà aperta fino alle 2 del mattino.

Docente di Teologia patristica al seminario di Bergamo e di Introduzione alla Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – dove è stato chiamato personalmente da don Luigi Giussani -, don Giuseppe Bolis è il curatore del progetto e in questa intervista ne racconta la genesi.

Don Bolis, come nasce la mostra?

Bolis: Agostino è l’Oceano Atlantico e l’Oceano Pacifico insieme, per cui non è stato semplice scegliere il tema dell’esposizione. Ad ogni modo è collegata al primo evento in cui è stata presentata a Rimini, e che aveva come titolo “La conoscenza è sempre un avvenimento“. Il percorso espositivo ha infatti inizio con un breve brano di Agostino, tratto dai Soliloquia e che costituisce il vero testo sorgente del progetto. Parlando a se stesso, in fondo il Santo si chiede: «Ma tu, cosa vuoi conoscere?». E la risposta è: «Voglio conoscere Dio et animam». Un’espressione, quest’ultima, che io traduco con “Dio e l’io”.

Qual è il criterio adottato nella scelta del materiale espositivo?

Bolis: Tutta la mostra si snoda – con metodo narrativo piuttosto che teologico – attraverso la storia umana di Agostino. Una storia che è divisa in tre tappe, o conversioni come le chiama Papa Benedetto XVI. La prima è segnata dal battesimo: nel lasso di tempo vissuto fino a quel momento, Agostino cerca di conoscere se stesso e Dio stando attento a tutto ciò che gli accade, anche quando i fatti sono assolutamente misteriosi e duri, come nel caso della morte di un giovane amico.

La seconda fase – caratterizzata dalla frase «con voi sono cristiano, per voi sono vescovo» – vede Agostino nella veste di pastore mentre si trova ad affrontare scismi, diatribe e lotte intestine alla Chiesa. Una situazione per descrivere la quale ricorre ad un’immagine del Vangelo: fino a quando saremo al mondo, nel campo di Dio ci sarà sempre il grano buono e la zizzannia e la divisione si farà solo alla fine. Tutto il tempo mondano è dato invece alla Chiesa per camminare.

L’ultima sezione della mostra corrisponde all’ultima conversione, cioè agli ultimi giorni della vita del Santo, quando si ritrova sul letto di morte a piangere e a pregare i salmi penitenziali che si fa scrivere sui muri. In altri termini, per Agostino anche il male diventa occasione di conoscenza, di sé e di Dio.

Santo dalla vita tormentata, è forse quel suo “cuore inquieto” che ancora avvicina Agostino a così tanti uomini.

Bolis: Agostino scopre l’inquietudine vivendo, come tutti noi ma per lui l’inquietudine non è un’emozione. Non è nemmeno una sorta di angoscia. Piuttosto, il cor inquietum di Agostino è ciò che il grande teologo Hans Urs von Balthasar – prendendo a prestito un termine dalla Fisica – traduce con “squilibrato” intendendo dire che c’è una “differenza di potenziale” tra il desiderio del cuore dell’uomo (suscitato dall’incontro con la realtà e con le persone, ad esempio, come nell’innamoramento) e la sua incapacità ultima di dare una risposta esaustiva a quel desiderio perché, pur godendo dei rapporti umani, avverte sempre la mancanza di qualcosa.

Tuttavia per Agostino questa inquietudine non è un fatto negativo, una malattia da cui guarire o una tappa da superare: permane invece nella vita di ciascuno, specie nei credenti. Di fatti, l’inquietudine di Agostino non finisce il giorno del suo battesimo ma anzi l’incontro cristiano acuisce questa sproporzione strutturale che è nel cuore. Nel suo, come in quello di ciascun uomo.

Nel 2007, Benedetto XVI – a cui lei dedica la mostra – si è recato in pellegrinaggio a Pavia per pregare sulla tomba di Agostino, confermando il forte legame che lo unisce alla figura e al magistero del vescovo d’Ippona.

Bolis: Scorgo il legame che il Papa ha con Agostino anche nelle ultime vicende degli attacchi alla Chiesa – “sporcizia”  l’ha chiamata Ratzinger – e che il Santo Padre, proprio come il vescovo di Ippona, vive come un’opportunità di conoscenza di sé, come bisogno, e di Dio come misericordia. Non a caso al pranzo del suo compleanno, Benedetto XVI ha confidato ai cardinali di non sentirsi solo e di essere sereno.

Per informazioni sulla mostra ad ingresso libero, e per le visite guidate:
tel. 06.68408039 – 06.68408048 (ore 9-14)

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ZENIT Staff

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