ROMA, domenica, 2 maggio 2010 (ZENIT.org).- I cristiani devono farsi interpreti della speranza del Risorto e strumento dell’amore di Dio. E’ il forte appello lanciato questa domenica da Benedetto XVI parlando agli oltre 50 mila fedeli che lo hanno accolto in piazza San Carlo, a Torino, dove ha celebrato la Messa.
Giunto sull’altare, il Papa è stato salutato dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino, che dopo aver ricordato i numerosi santi sociali torinesi e piemontesi, ha sottolineato come la città “da sempre ha saputo e sa riconoscere il valore pubblico della religiosità, in un momento nel quale tutti, credenti e non, sono chiamati a riflettere sul senso profondo che l’immagine della Sindone rappresenta”.
E’ poi toccato al Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo di Torino, fare gli onori di casa sottolineando come le comunità e le chiese della sua arcidiocesi si siano preparate a questo “autentico evento di grazia” con una speciale Novena di preghiere.
“Torino – ha continuato – è una città stupenda e complessa, che ha saputo svolgere nella sua millenaria storia cristiana la missione di annunziare il Vangelo ed offrire a tutti il servizio della carità”.
“I nostri numerosi santi del passato e del presente – ha aggiunto – ci hanno aiutato ad essere anche oggi, e forse più che nel passato, capaci di farci carico di tutte le croci e sofferenze dei fratelli, così come ci richiama a fare l’Ostensione della santa Sindone”
La Sindone, ha infatti evidenziato, ci sollecita “a contemplare l’immensa sofferenza di Gesù affrontata nella sua passione, ma anche ad allargare il nostro sguardo sulle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo, così da realizzare l’obiettivo indicato nel motto ‘Passio Christi, Passio hominis’, che è quello di trovare dalla passione di Gesù la forza necessaria per farci prossimo nei confronti di tutti i nostri fratelli e sorelle provati dall’esperienza quotidiana della croce”.
Successivamente nel corso dell’omelia il Papa ha riflettuto sul Vangelo di Giovanni, letto questa domenica, in cui Gesù fa dono agli apostoli di un “comandamento nuovo” esortandoli a “vivere il suo stesso amore”.
“Amare gli altri come Gesù ci ha amati – ha detto il Pontefice – è possibile solo con quella forza che ci viene comunicata nel rapporto con Lui, specialmente nell’Eucaristia, in cui si rende presente in modo reale il suo Sacrificio di amore che genera amore”.
Riflettendo sull’attualità il Santo Padre ha quindi parlato delle difficoltà che colpiscono anche la città di Torino: “penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono la solitudine, agli emarginati, agli immigrati”.
“Sì, la vita porta ad affrontare molte difficoltà, molti problemi, ma è proprio la certezza che ci viene dalla fede, la certezza che non siamo soli, che Dio ama ciascuno senza distinzione ed è vicino a ciascuno con il suo amore, che rende possibile affrontare, vivere e superare la fatica dei problemi quotidiani”, ha esclamato.
“E’ stato l’amore universale di Cristo risorto a spingere gli apostoli ad uscire da se stessi, a diffondere la parola di Dio, a spendersi senza riserve per gli altri, con coraggio, gioia e serenità”, ha continuato.
Questo perché, “il Risorto possiede una forza di amore che supera ogni limite, non si ferma davanti ad alcun ostacolo. E la Comunità cristiana, specialmente nelle realtà più impegnate pastoralmente, deve essere strumento concreto di questo amore di Dio”.
Il Papa ha quindi rivolto un incoraggiamento speciale ai sacerdoti: “sappiate attingere quotidianamente dal rapporto di amore con Dio nella preghiera la forza per portare l’annuncio profetico di salvezza; ri-centrate la vostra esistenza sull’essenziale del Vangelo; coltivate una reale dimensione di comunione e di fraternità all’interno del presbiterio, delle vostre comunità, nei rapporti con il Popolo di Dio; testimoniate nel ministero la potenza dell’amore che viene dall’Alto”.
Rivolgendosi poi alle famiglie le ha esortate “a vivere la dimensione cristiana dell’amore nelle semplici azioni quotidiane, nei rapporti familiari superando divisioni e incomprensioni, nel coltivare la fede che rende ancora più salda la comunione”.
Alle Università e al mondo della cultura ha rivolto l’invito a testimoniare l’amore “nella capacità dell’ascolto attento e del dialogo umile nella ricerca della Verità, certi che è la stessa Verità che ci viene incontro e ci afferra”.
“Desidero anche incoraggiare lo sforzo, spesso difficile, di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica: la collaborazione per perseguire il bene comune e rendere la Città sempre più umana e vivibile”, ha sottolineato.
Non poteva mancare poi un pensiero particolare ai giovani, che il Papa ha esortato a “non perdere mai la speranza, quella che viene dal Cristo Risorto, dalla vittoria di Dio sul peccato e sulla morte”.
Infine il Papa ha voluto incoraggiare tutti i fedeli della Chiesa di Torino “a restare saldi in quella fede che avete ricevuto e che dà senso alla vita; a non perdere mai la luce della speranza nel Cristo Risorto, che è capace di trasformare la realtà e rendere nuove tutte le cose; a vivere in città, nei quartieri, nelle comunità, nelle famiglie, in modo semplice e concreto l’amore di Dio: ‘Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri'”.