Monsignor Vegliò: "l'Europa non è solo moneta unica"

Esorta a valorizzare le radici cristiane del continente

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di Roberta Sciamplicotti

MALAGA, venerdì, 30 aprile 2010 (ZENIT.org).- Nell’omelia dell’Eucaristia che ha celebrato questo venerdì a Malaga (Spagna) durante l’VIII Congresso Europeo sulle Migrazioni, in svolgimento dal 27 aprile al 1° maggio, monsignor Antonio Maria Vegliò ha sottolineato la necessità di valorizzare le radici cristiane dell’Europa.

Il presule, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha ricordato che “la storia europea è stata costruita su radici cristiane, che dovrebbero essere valorizzate di più, anche per dare una corretta risposta all’interrogativo che continuamente sorge, soprattutto nell’ora presente, con l’intensificarsi di flussi migratori di minoranze etniche non cattoliche e non cristiane, che ci spingono a domandarci: quale società stiamo costruendo?”.

“L’Europa non è solo e non dovrebbe essere moneta unica. Essa è chiamata a sottolineare la centralità dell’uomo, il cui valore la Chiesa ha sempre difeso”.

Una delle conseguenze del processo di unità politica ed economica verso la quale l’Europa è avviata sarà “la maggiore circolazione in un mercato allargato, non solo di merci e beni, ma anche di persone”, ha osservato.

Spezzare il nesso mentale immigrazione-criminalità

A questo proposito, ha accennato al “falso e pregiudiziale trinomio ‘immigrazione-irregolarità-criminalità'”, sottolineando che “c’è ancora molto lavoro da compiere nella coscienza della comunità internazionale per far comprendere che l’immigrato (anche quello irregolare) non si identifica con il criminale, anzi quasi sempre egli è vittima della criminalità”.

“Irregolarità e criminalità non sono affatto sinonimi”, ha dichiarato.

Pur riconoscendo che “quando la presenza irregolare si protrae nel tempo subentra il rischio che il migrante entri davvero nel circuito della criminalità”, il presule ha osservato che la comunità cristiana “non può non interessarsi di queste persone che sono tra le più indifese”.

“Il criterio del cristiano non è il ‘politicamente corretto’: egli deve essere disposto anche a pagare per la carità che opera”.

La Chiesa al servizio dei migranti

Nell’ambito della mobilità umana, ha proseguito il presidente del dicastero vaticano, “la Chiesa in Europa non ha mai smesso di offrire la sua assistenza a tutti, rispettando in ciascuno l’inalienabile dignità della persona umana creata a immagine di Dio e redenta dal Sangue di Cristo”.

“Da parte dei migranti, poi, la Chiesa continua a raccomandare che il primo passo verso la società che li accoglie non può che essere il rispetto della legislazione e dei valori su cui tale società si fonda, inclusi quelli religiosi”.

Le comunità cristiane, dal canto loro, “sono chiamate a vivere la loro identità fino in fondo, senza rinunciare a dare la loro testimonianza, in vista anche di un franco annuncio della propria fede”.

“Il costante aumento del movimento dei singoli e dei popoli, in Europa come nel resto del mondo, è un segno dei tempi, che la Chiesa deve interpretare e tenere in conto per promuovere fratellanza e solidarietà – ha commentato -. Il suo obiettivo è la costruzione di una ‘società integrata’”.

Nuvole oscure”

Monsignor Vegliò ha quindi affermato che “l’ora presente, purtroppo, si è coperta di nuvole oscure, creando un clima di diffidenza e di sospetto, in seguito agli abusi commessi da alcuni sacerdoti e Vescovi”.

“Da una parte senza esitazione condanniamo tali azioni – ha rimarcato -. La sofferenza delle vittime provoca in noi immenso dolore e a tutti vorremmo poter dire una parola di conforto. Offriamo la nostra comunione orante perché possano trovare in Gesù Cristo, egli stesso vittima di ingiustizia, sostegno e speranza, per ottenere guarigione interiore e pace”.

“Dall’altra parte, ribadiamo insieme al Papa che questa è la Chiesa di Cristo, peccatrice ma amata dal Signore. Esprimiamo, perciò, sentimenti di vicinanza, di affetto e di devozione al Papa. Soffriamo con lui e, insieme, eleviamo preghiere perché continui a guidare la Chiesa con fermezza e con sapiente coraggio”.

“Apriamo il cuore alla misericordia per chi ha sbagliato e innalziamo una preghiera a Dio, perché i sacerdoti e tutti i discepoli del Signore, nella sua Chiesa, siano sempre autentici testimoni della bontà e dell’amore di Dio”, ha esortato.

L’azione verso i migranti

Sottolineando che la liturgia del giorno ricordava la figura di Papa San Pio V (1504-1572), assai dedito “ai poveri, che ascoltava e confortava anche con aiuti economici”, il presule ha poi affermato che l’esempio di questo Santo può essere utile agli operatori pastorali nella loro opera in favore dei migranti.

Riconoscendo che il fenomeno migratorio “è una frontiera significativa della nuova evangelizzazione nel mondo”, ha esortato i partecipanti al Congresso “a proseguire il vostro lavoro con rinnovato zelo, mentre da parte mia e del Pontificio Consiglio vi seguiamo con attenzione e vi offriamo il nostro sostegno, perché lo Spirito Santo renda proficua ogni vostra iniziativa per il bene della Chiesa e del mondo”.

“Vegli su di noi la Madonna, che ha vissuto la sua fede come peregrinazione nelle diverse circostanze della sua esistenza terrena – ha concluso -. Maria aiuti i migranti, uomini e donne, giovani e bambini a conoscere più intimamente Gesù Cristo e a ricevere da lui il dono della speranza, anche nelle situazioni di drammaticità che spesso devono affrontare”.

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ZENIT Staff

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