Benedetto XVI: “sento l'affetto del popolo italiano”

Al termine del concerto in suo onore nel quinto anniversario del pontificato

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ROMA, venerdì, 30 aprile 2010 (ZENIT.org).- Un “atto premuroso”, “segno dell’affetto del popolo italiano”. Con queste parole Benedetto XVI ha ringraziato per il concerto offerto in suo onore dal presidente Giorgio Napolitano, giovedì pomeriggio nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, nel quinto anniversario del pontificato.

Il concerto è stato eseguito dall’Orchestra Giovanile Italiana diretta dal maestro Nicola Paszkowski, che ha eseguito brani di Giovanni Battista Sammartini, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven.

“Nell’odierno contesto sociale – ha osservato il Papa nel suo discorso – ogni opera di educazione sembra diventare sempre più ardua e problematica: spesso tra genitori ed insegnanti si parla delle difficoltà che s’incontrano nel trasmettere alle nuove generazioni i valori basilari dell’esistenza e di un retto comportamento. Tale situazione problematica coinvolge sia la scuola sia la famiglia, come pure le varie agenzie che operano nel campo formativo”.

Le nuove generazioni, ha aggiunto il Papa, “sentono l’esigenza di accostarsi ai valori autentici quali la centralità della persona, la dignità umana, la pace e la giustizia, la tolleranza e la solidarietà. Ricercano anche, in modi a volte confusi e contraddittori, la spiritualità e la trascendenza, per trovare equilibrio e armonia”.
 
Ed è qui, ha sottolineato, che entra in ballo la musica, “capace di aprire le menti e i cuori alla dimensione dello spirito” e di condurre “le persone ad alzare lo sguardo verso l’Alto, ad aprirsi al Bene e al Bello assoluti, che hanno la sorgente ultima in Dio”.

“La festosità del canto e della musica – ha continuato – sono altresì un costante invito per i credenti e per gli uomini di buona volontà ad impegnarsi per dare all’umanità un avvenire ricco di speranza”.
 
All’inizio del concerto il presidente Napolitano aveva rivolto un breve indirizzo di saluto al Papa, riconoscendo le comuni preoccupazioni “per il progresso della nostra nazione” e per “i problemi di un mondo che cambia attraverso profondi travagli e crisi irrisolte”.

Ancora prima, il presidente della Repubblica e il Papa avevano avuto un colloquio di venti minuti nello studio dell’Aula Paolo VI, durante il quale, secondo quanto riferito dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, sono stati trattati anche temi di attualità internazionale, in particolare la situazione in Medio Oriente.

E di queste tematiche è tornato a parlare il presidente Napolitano nel suo saluto al Papa quando ha fatto riferimetno “alla crisi che ancora affligge il Medio Oriente in assenza di un efficace processo di pace”.

“Crediamo – ha aggiunto – che anche a questo cruciale sforzo non possa mancare l’apporto di quell’Europa solidale che un grande umanista, Enea Silvio Piccolomini, e illuminato Pontefice, Pio II, seppe prefigurare nell’opera che in questo stesso lieto giorno appare ridata alle stampe in versione italiana”.

Napolitano ha quindi offerto in dono al Papa un’edizione anastatica con traduzione italiana dell’opera “De Europa” scritta nel 1453 dal futuro Pio II.

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ZENIT Staff

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