CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 28 aprile 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha espresso questo mercoledì la propria soddisfazione per la prossima pubblicazione della traduzione inglese del Messale Romano.
Lo ha fatto pranzando nella Casina Pio IV con i membri e i consultori di “Vox Clara”, Comitato di consulenza su questioni circa la celebrazione del Rito Romano in lingua inglese, annesso alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
“Sant’Agostino ha parlato in modo molto bello del rapporto fra Giovanni Battista, la vox clara che risuonava sulle sponde del Giordano, e la Parola che annunciava – ha ricordato -. Una voce, diceva, serve a condividere con chi ascolta il messaggio che è già nel cuore di chi parla”.
“Una volta pronunciata la parola, essa è presente nel cuore di entrambi e quindi la voce, dopo aver svolto il suo compito, può svanire”, ha aggiunto.
Il Pontefice ha quindi confessato di accogliere con gioia “la notizia che la traduzione inglese del Messale Romano sarà presto pronta per la pubblicazione, cosicché i testi che avete faticato tanto a preparare possano essere proclamati nella liturgia che si celebra nel mondo anglofono”.
“Attraverso questi testi sacri e le azioni che li accompagnano, Cristo sarà reso presente e attivo fra la sua gente. La voce che ha contribuito a far scaturire queste parole avrà completato il suo compito”.
Il Papa ha ricordato che l’operato di “Vox Clara” è stato “un’impresa veramente collegiale”: “non solo fra i membri del Comitato sono rappresentati tutti i cinque continenti, ma siete stati assidui nel trarre contributi dalle Conferenze episcopali nei territori anglofoni in tutto il mondo”.
Dopo la pubblicazione della traduzione del Messale, ha riconosciuto, “si presenterà un nuovo compito, che non rientra nelle competenze dirette di ‘Vox Clara’”, ma che, “in un modo o nell’altro”, coinvolgerà tutti i suoi membri: “preparare la ricezione della nuova traduzione da parte del clero e dei fedeli laici”.
“Molti troveranno difficile adattarsi a testi insoliti dopo quasi quarant’anni di uso costante della traduzione precedente”, ha ammesso, sottolineando che il cambiamento dovrà quindi essere introdotto “con la dovuta sensibilità”, e che “l’opportunità di catechesi che esso presenta dovrà essere colta con fermezza”.
“Prego affinché in questo modo venga evitato qualsiasi rischio di confusione o disorientamento e il cambiamento serva invece come trampolino per un rinnovamento e per un approfondimento della devozione eucaristica in tutto il mondo anglofono”, ha concluso il Papa.